“Il candidato a sindaco di Favara non lo sceglie la famiglia mafiosa” lo dice il pentito Giuseppe Quaranta che aggiunge “di non essere a conoscenza di candidati che hanno chiesto voti”. E’ una buona notizia, meglio, è una buona conferma, considerato che in paese ci conosciamo tutti e sappiamo tutto di tutti.
Non vale il ragionamento di qualcuno che spiega l’assenza della criminalità con la mancanza di trippa per gatti, dissesto finanziario dell’Ente e pochi lavori pubblici. Di contro è la storia politica della città che ha ostacolato il fenomeno. La storia scritta in particolare dal partito Comunista e dal partito Socialista. Poi c’è l’altra storia quella dei favaresi alla ricerca di un lavoro per essere liberati dal bisogno e dalla schiavitù della mafia. La stragrande maggioranza di cittadini ai quali è stato imposto, in passato, il silenzio perché non avvertiva di essere sufficientemente tutelata dallo Stato, oggi è libera.
La mafia non è dentro il palazzo e fuori è un fenomeno ristretto a pochissimi nostalgici che non vogliono farsi una ragione della “montagna di merda” che evocano.
Noi ce ne siamo liberati già da tempo e i recenti fatti criminali che hanno portato Favara alla ribalta della cronaca nera vedono noi favaresi con lo Stato, con la Magistratura e con le Forze dell’ordine. La mafia in città non ha la sua “tifoseria”.
Vantiamo eccellenze in ogni settore, cerchiamo il lavoro e il successo personale, siamo figli di minatori abituati a scavare altre gallerie quando si è esaurita quella scavata. Ci siamo inventati, con significativo successo, operatori nel turismo, nel commercio, nell’artigianato. Ognuno si scava la sua galleria e i carusi continuano a trasportare zolfo. I prodotti dell’artigianato dolciario locale vanno altre lo Stretto.
E’ necessario dire tutto ciò perché non manca chi ci vuole riportare indietro addossandoci un marchio antico e dimenticato. Dovrebbero gridarlo i partiti e, in particolare, gli storici. Il popolo lo fa già. Recentemente si è celebrata una sorta di festa della legalità con la manifestazione in favore dell’acqua pubblica, quando si è fatto riferimento alle leggi dello Stato e ai diritti dei cittadini. La mafia, proprio, non ci appartiene, Favara è ben altra cosa.