Giuseppe Maurizio Piscopo
«Ascoltare le opere di Andrea Ferrante, oggi, è una scoperta, una rivelazione di qualcosa di grande nel regno della bellezza artistica. Andrea Ferrante si pone e si impone, a mio avviso, come uno dei grandi autori della storia musicale italiana del XX e XXI secolo».
Giorgio Gaslini
Andrea Ferrante nasce a Palermo nel 1968.
Dopo la prima formazione inizia un periodo determinante per lʼevoluzione del suo linguaggio compositivo e per la sua crescita artistica, il cui fulcro divengono lo studio e la conoscenza con musicisti quali Giuseppe Scotese, Francesco Pennisi ed Ennio Morricone. Di questʼultimo (che presentando un suo cd scrive: «Se qualcuno mi chiedesse chi è Andrea Ferrante risponderei con certezza e senza esitare: è un ottimo e vero compositore») in particolare accoglie i modelli e le forme compositive, rielaborandoli attraverso una personale interpretazione del melos e dei modi tipici della sua terra dʼorigine. Dopo un decennio di silenzio, durato dal 2001 al 2010, Ferrante torna a scrivere per orchestre, ensemble e solisti tra i più prestigiosi del panorama europeo ed extraeuropeo, pubblicando per RAI Radiotelevisione Italiana, Videoradio, Zecchini, Carrara, Simeoli e altre edizioni ed etichette discografiche indipendenti. La sua scrittura abbraccia dalla musica colta a quella per l’immagine, anche attraverso incursioni nell’ambito della musica pop (collaborazioni con Paolo Limiti, Giovanna Nocetti, Angiola Tremonti), della televisione e del cinema. Insegna Elementi di Composizione e Analisi per Didattica della Musica presso il Conservatorio “Antonio Scontrino” di Trapani.
Chi è Andrea Ferrante visto da Andrea Ferrante nel 2018?
Un buon padre e marito…
Che ricordo hai della scuola elementare, dei tuoi compagni e della tua Maestra, che aria si respirava allora a Palermo?
C’era molto rigore, ma anche una certa “leggerezza” nell’affrontare la vita. La maestra era assai esigente, ma anche molto comprensiva e materna. Ricordo che a fine ciclo, per la festa di addio, le scrissi una poesia a nome mio e di tutta la classe. Lei pianse…
Sono felici i bambini di oggi, tu sei stato un bambino felice?
Sono stato felice, molto. Non mi sono mancate le cure e le attenzioni che ogni bambino dovrebbe avere. Tuttavia non era facile, ho avuto anche molte privazioni, ma questo forse mi ha fatto capire che ogni cosa va conquistata
Chi è un compositore alle soglie del terzo millennio?
Chi riesce a entrare in empatia con il fruitore e chi non pone steccati fra modelli stilemi e “ismi” ormai obsoleti.
Che cos’è per te la musica?
La musica è il mezzo più potente per comunicare un’emozione o un sentimento o uno stato d’animo. Non è un linguaggio fondato sul significato ma sul significante, pertanto il simbolo grafico-sonoro assurge a strumento di trasmissione di mille e mille significati che ciascuno di noi coglie in relazione a vari fattori, la sensibilità, la cultura, il contesto…
Una definizione breve di musica colta e una della musica contemporanea…
Colto può essere o può non essere contemporaneo, e viceversa.
La musica colta si serve in maniera consapevole di strumenti tecnici raffinati che la tradizione ci tramanda da secoli. La musica contemporanea (a prescindere dagli strumenti usati) è quella che entra in empatia con noi, che “ci significa” qualcosa.
Quando componi che cosa succede dentro di te, da dove trai ispirazione?
Sento un flusso creativo spontaneo e naturale che controllo e oriento attraverso la padronanza tecnica e l’esperienza. Ispirazione è un termine di cui si abusa, la cuì mancanza diventa talvolta un alibi per chi non sa comporre. Ispirato o no, il compositore deve saper scrivere, sempre.
Quali sono le ore più creative per comporre?
Quelle libere, cioè libere da altri pensieri…
Tu e il pianoforte siete due amici, due parenti stretti o che cos’altro?
Ci stimiamo…
Nella tua famiglia ci sono dei musicisti?
Sì. Mia moglie è pianista e pedagogista e anche i miei due figli lo sono: Gabriele che compie in questi giorni 18 anni si diploma a marzo in violoncello e studia composizione al biennio. Valerio ha 13 anni e studia percussioni, composizione e musica elettronica. E poi ho due nipoti, Irene che è un soprano e Alessandro che studia tuba.
Qual è il tuo rapporto con la città di Palermo?
Mi piacerebbe avere qualche occasione in più, ma va bene lo stesso.
Qual è il potere di una musica strumentale nel cinema?
E’ quello di guidare e orientare il telespettatore in maniera intensa ma non invasiva. Il canto, la voce, di solito impiegati attraverso l’uso del testo, sono carichi di significato altro che possono distogliere l’attenzione dalle immagini. La rete semantica a cui un testo rinvia può essere pericolosa e fuorviante.
Chi sono i tuoi grandi musicisti di riferimento?
Ascolto e studio i compositori di ogni epoca. Tuttavia forse Bach e Debussy lasciano aperti dei varchi attraverso i quali la mia sensibilità ne è maggiormente coinvolta.
Cosa pensi di Ennio Morricone di cui sei considerato un “erede” nel linguaggio e nello stile, e che tipo di rapporto hai stabilito con il grande Maestro?
C’è un rapporto di stima e rispetto reciproco. Il Maestro ha presentato un mio libro didattico e una mia produzione discografica edita da Videoradio e RAI COM dichiarando che io sono (sono sue parole, bontà sua…) un ottimo e vero compositore. In omaggio alla sua musica io ho composto il Morricone’s Concert per pianoforte e orchestra del quale è stata fatta un’anteprima a Matera e a Taranto. In merito alla voce che gira sulla “vicinanza” della mia scrittura alla sua la cosa non può che farmi piacere. Ma ho ancora molto da imparare.
Che cos’è la bellezza nella musica ?
La possibilità di dire ciò che altrimenti non si potrebbe dire. La musica ha il potere di creare luoghi emozionali personali e condivisi, di trasportarci verso dimensioni aorgiche eppur regolate dalla forma apparente. E’ in buona sostanza il riflesso infinito dell’infinito…
Che cos’è veramente la libertà per un compositore, per una persona come te?
Rispettare le regole. Solo in questo modo può misurarsi una vera libertà, altrimenti si è sempre più vittime del caos.
In Sicilia c’è un particolare modo di raccontare la vita: “Vedendo senza vedere”, “Dicendo senza dire”… Qual è il vero mistero della Sicilia?
E’ uno di quegli aspetti dell’ “essere siciliano” che non condivido. Se da un lato si ravvisa del poetico in queste frasi, dall’altro emerge in nuce la condizione che può degenerare nell’atteggiamento mafioso. Apriamo bene gli occhi per vedere ed esprimiamoci chiaramente per dire. Non è più tempo, non il mio né dei miei figli o dei miei studenti, di dire: menza parola… Che orrore.
La bellezza salverà il mondo, ha scritto uno scrittore russo: Fedor Dostoweskj. E’ così…
Non lo so. Forse affonderà con esso…
Che cos’è l’amore per te, l’hai incontrato nella tua vita?
Certamente. L’ho incontrato in gioventù e da allora lo coltivo e custodisco con cura e tenacia. L’amore è condivisione. E non è roba da poco…
Tre nomi di musicisti contemporanei…
Ne avrei ben più di tre, perché ritengo sia contemporaneo chiunque riesca a comunicare con il nostro modo di sentire. In questo senso, per me, contemporaneo è Bach tanto quanto Sting.
Le città di oggi sono caotiche e rendono le persone nervosissime. E’ come se perdessero il controllo, non amano più i tramonti, i fiori, i colori della luna, i colori del cielo, l’azzurro del mare, gli occhi dei bambini, i suoni del mare, delle cascate. Forse bisogna lasciare la città per ritrovare la pace con se stessi e per apprezzare il silenzio… Che ne pensi?
Non è necessario. Possiamo trovare il silenzio anche in noi stessi. Ammesso e concesso che il silenzio non abbia anch’esso un suo “suono”.
Puoi parlare delle tue composizioni La sposa del vento per coro e orchestra presentata nel 2000, Blue cello concert e della canzone L’uomo del no, come sono nate queste composizioni?
Ogni mia composizione risponde a una necessità. Necessità interiore o orientata che sia, per portarla a compimento trovo il sostegno nella creatività e nella tecnica di scrittura. Descrivere le composizioni che citi necessiterebbe di una intervista per ciascuna delle tre. Dirò quindi che, qualunque sia la destinazione d’uso o la “tipologia” di un mio lavoro, mi rapporto alla composizione sempre con grande umiltà e rispetto, a prescindere dal fatto che si tratti di una canzone o di un’opera sacra.
Qual è la differenza fra musica colta e musica per l’immagine?
Chi scrive pensando di comporre per immagini, presupponendo quindi una distinzione nei modi del comporre, o non ha chiaro cosa sia la composizione o, ancor peggio, non sa comporre. Una musica per immagini deve essere in grado di “sopravvivergli”. Ce lo insegnano, per esempio, le opere di grandi autori come Nino Rota, Hans Zimmer, Michael Giacchino e il Maestro Ennio Morricone.
Oggi assistiamo purtroppo ad uno stereotiparsi della musica scritta per il cinema e la tv: tutte uguali e insignificanti, anonime, scollate perfino dalle immagini che dovrebbero commentare o sostenere. I produttori e i registi dovrebbero essere più attenti ed esigenti.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sto lavorando a due colonne sonore per il regista Rosario Neri, ad un concerto per fagotto e orchestra e a varie altre composizioni. Seguire i miei figli e onorare il mio ruolo di didatta come meglio posso. Scrivere la musica più bella, dal mio punto di vista…