“L’umanità di oggi è simile al popolo di Israele quando era schiavo del faraone d’Egitto. Siamo schiavi del non senso, della via vuota, della stupidità” cosi asseriva il Card. Carlo Maria Martini anni fa.
Riflettendo sul messaggio del Papa per la Quaresima 2018, mi permetto di dare alcuni spunti di riflessione affinché il nostro cuore non si raffreddi e non smarrisca la via verso la Verità assoluta che è il Signore nostro Gesù.
Il Papa inizia dando le motivazioni di questo messaggio partendo dalla Parola e non trascurando la realtà che ci circonda: “Anche quest’anno, con il presente messaggio, desidero aiutare tutta la Chiesa a vivere con gioia e verità in questo tempo di grazia; e lo faccio lasciandomi ispirare da un’espressione di Gesù nel Vangelo di Matteo: «Per il dilagare dell’iniquità l’amore di molti si raffredderà» (24,12).
Rispondendo a una domanda dei discepoli– scrive Papa Francesco – Gesù annuncia una grande tribolazione e descrive la situazione in cui potrebbe trovarsi la comunità dei credenti: di fronte ad eventi dolorosi, alcuni falsi profeti inganneranno molti, tanto da minacciare di spegnere nei cuori la carità che è il centro di tutto il Vangelo.
Un annuncio quello di Gesù che si protrae fino ai giorni nostri. Davanti a guerre e violenze di ogni tipo accompagnate da conseguenze terribili, quotidianamente vediamo sorgere persone che senza scrupoli si ergono a salvatori della patria e dell’umanità.
Papa Francesco li chiama falsi profeti e in maniera semplice e diretta spiega il perché. “Essi sono come “incantatori di serpenti”, ossia approfittano delle emozioni umane per rendere schiave le persone e portarle dove vogliono loro. Quanti figli di Dio sono suggestionati dalle lusinghe del piacere di pochi istanti, che viene scambiato per felicità! Quanti uomini e donne vivono come incantati dall’illusione del denaro, che li rende in realtà schiavi del profitto o di interessi meschini! Quanti vivono pensando di bastare a sé stessi e cadono preda della solitudine!”
Poi esistono altri falsi profeti che il Vescovo di Roma definisce ciarlatani. “che offrono soluzioni semplici e immediate alle sofferenze, rimedi che si rivelano però completamente inefficaci: a quanti giovani è offerto il falso rimedio della droga, di relazioni “usa e getta”, di guadagni facili ma disonesti!”
Continua facendo riferimento al mondo dei social: “Quanti ancora sono irretiti in una vita completamente virtuale, in cui i rapporti sembrano più semplici e veloci per rivelarsi poi drammaticamente privi di senso! Questi truffatori, che offrono cose senza valore, tolgono invece ciò che è più prezioso come la dignità, la libertà e la capacità di amare. E’ l’inganno della vanità, che ci porta a fare la figura dei pavoni… per cadere poi nel ridicolo; e dal ridicolo non si torna indietro”
Riflettendo sui falsi profeti non posso che seguire la linea che alcuni vescovi hanno preso scrivendo le loro lettere pastorali alle diocesi a loro affidate.
Abbiamo bisogno di una classe politica che rifletta sul concetto di politica, che si preoccupi dei veri e reali problemi del territorio e della gente e che non prometta ciò che in questi anni non ha fatto.
Una classe politica che non sbraiti alimentando odio e paura, ma che dia speranza. Una classe politica che non mandi a quel paese ma che accolga il diverso.
Una classe politica che non illuda la gente mettendosi la maschera del “profeta” che salva i cittadini dal lupo cattivo per poi scoprire che il “profeta” è anch’egli un lupo travestito da agnello. Nella Politica Italiana abbiamo bisogno di veri profeti come Alcide De Gasperi, Giorgio La Pira, gente capace di dialogare come Berlinguer e Moro per citarne qualcuno…
Chiediamo di essere governati e di essere aiutati a crescere mettendo al centro di tutto il bene comune. Non chiediamo promesse ma programmi ben articolati e reali e non copiati a destra e a manca. La politica ha il compito di generare fiducia creando legami tra le persone.
È davvero interessante e altrettanto bello leggere ciò che pensava Alcide De Gasperi “Quello che ci dobbiamo soprattutto trasmettere l’un l’altro è il senso del servizio del prossimo, come ce lo ha indicato il Signore, tradotto e attuato nelle forme più larghe della solidarietà umana, senza menar vanto dell’ispirazione profonda che ci muove e in modo che l’eloquenza dei fatti tradisca la sorgente del nostro umanitarismo e della nostra socialità”.
“Ognuno di noi, perciò, è chiamato a discernere nel suo cuore ed esaminare se è minacciato dalle menzogne di questi falsi profeti. Occorre imparare a non fermarsi a livello immediato, superficiale, ma riconoscere ciò che lascia dentro di noi un’impronta buona e più duratura, perché viene da Dio e vale veramente per il nostro bene.” (Papa Francesco)
Cosa fare? A questo punto Papa Francesco si pone un interrogativo: Cosa fare? E dice: “Se vediamo nel nostro intimo e attorno a noi i segnali appena descritti, ecco che la Chiesa, nostra madre e maestra, assieme alla medicina, a volte amara, della verità, ci offre in questo tempo di Quaresima il dolce rimedio della preghiera, dell’elemosina e del digiuno. Dedicando più tempo alla preghiera, permettiamo al nostro cuore di scoprire le menzogne segrete con le quali inganniamo noi stessi, per cercare finalmente la consolazione in Dio… L’esercizio dell’elemosina ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello: ciò che ho non è mai solo mio. Come vorrei che l’elemosina si tramutasse per tutti in un vero e proprio stile di vita!”
Abbiamo la possibilità di crescere tutti insieme verso la condivisione che ci rende liberi oltre che fratelli.
Faccio mie le parole del vescovo di Matera, Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo che scrivendo alla sua diocesi dice: “Dobbiamo essere Chiesa che offa ogni giorno la propria vita al Signore per il bene dei fratelli, capace di annunciare con coraggio e con forza la Parola, capace di servire l’uomo nei suoi bisogni per aiutarlo a camminare, a usare la propria intelligenza e le proprie mani e a non ricorrere a forme di assistenzialismo che lo impoveriscono e lo intristiscono. Una Chiesa che non solo fa denuncia ma che annuncia e protegge. Ognuno si senta chiamato a preservare la terra, amarla, rispettarla, tenerla pulita. Siano difese le coste e il mare dall’abusivismo edilizio dilagante; il nostro territorio sia aiutato e siano promossi agricoltura e allevamenti in grado di portare sul mercato i nostri prodotti tipici. Una Chiesa che, riaccendendo il motore dell’amore, sia capace di dare calore, entusiasmo, forza, dinamismo, progettualità.
Una Chiesa che sappia guardare con fiducia e speranza al futuro perché, facendo esperienza di Gesù risorto, come i discepoli di Emmaus, sperimenti la sua presenza e, soprattutto nei momenti di sconforto e delusione, quando tutto diventa freddo, faccia riarde il cuore perché ritorni a battere forte. Cristo è risorto, è veramente risorto”