Continua il grande lavoro e il successo dell’iniziativa di Giuseppe Crapanzano “Cioppino” con la sua rassegna teatrale “Rassegnati” che sabato prossimo vedrà in scena “U Sapiti Com’è” al Teatro San Francesco a Favara, con la compagnia “CalamonacinScena”
Stefano Palminteri
L’Associazione Culturale “CalamonacinScena”, ha sede legale a Ribera (Ag) in via Roma N° 49 e nasce nel 2013, dall’iniziativa di un gruppo di persone accomunate da un’unica passione, quella del Teatro. Il gruppo è costituito da persone di età variegata, alcuni alla prima esperienza teatrale, altri con un bagaglio pluridecennale di esperienza sul palcoscenico, con la convinzione che fare teatro per passione significa lavorare con umiltà, ma senza cedere il passo alle banalità e all’improvvisazione.
Note di Regia: U Sapiti Com’è
Intensa commedia dialettale, con una trama pronta ad esaltare “la diversità”, vista come eccezione positiva del valore della persona, che più che una menomazione diventa una risorsa e un monito per gli altri. È il lavoro più noto di Francesca Sabato Agnetta (1877-1943), rinomata scrittrice e drammaturga palermitana, che ha trasmesso nella sua opera uno spaccato della Sicilia d’altri tempi. Passa qui il messaggio della “diversabilità” – che veicola in maniera non sempre positiva nella nostra società cosiddetta “globale” – grazie ad un plot che sa coniugare comico e tragico in un perfetto equilibrio che mai scende nel patetico.
Vincente concezione di un teatro inteso non solo come divertimento puro, ma come prezioso luogo e momento per affrontare problemi sociali. È la storia di Cola, un giovane con un ritardo mentale, condannato dalla vita a essere un eterno fanciullo e deriso per via del suo handicap. Nonostante tutto, con animo fanciullesco, promette alla madre Gati di vegliare sul burrascoso ménage coniugale del fratello Gaetano e della moglie Mara. Durante un’ennesima lite, mentre tenta di dividerli Cola sarà ferito mortalmente, proprio dal fratello.
Spirando, ottiene dalla coppia solenne giuramento che non litigheranno mai più. Cola è l’espressione dei buoni sentimenti, quelli veri ed eterni, di spontaneità, di semplicità, di amore e sofferenza. Forse il suo sacrificio non sarà stato vano, come l’amore di Gati per questo suo figlio, così innocente eppure così arricchito di valori. L’ambiente patriarcale (in questo caso matriarcale) ci riporta alla cruda realtà vissuta nei borghi popolari, caratterizzata da vari intrecci amorosi – l’amore di Vennira, violento e passionale, per Gaetano – che fatalmente finiscono col rendere drammatica, nel vero senso della parola, anche l’aria che si respira. L’opera possiede una trama che da una parte diverte per la comicità brillante degli interpreti, mentre dall’altra commuove per la sensibilità dello studio dell’animo umano: tra amori, tradimenti, intrighi, battute e temi siciliani, la vicenda andrà avanti fino a un sorprendente finale. L’aspetto emozionale è posto in primo piano, come si nota dalla conclusione di ogni atto (2 in tutto), al termine dei quali corrisponde sempre una scena carica di pathos. E se è vero che nel teatro “è più difficile far ridere che piangere”, con questo spettacolo non rimarrete delusi in nessun aspetto: l’alternanza di lacrime e sorrisi vi farà guadagnare l’uscita dal teatro, vibrante di emozioni. Del resto, cos’è il teatro se non emozione