Giuseppe Maurizio Piscopo
Sara Cappello cantautrice dialettale palermitana, è già da diversi anni impegnata a rielaborare e ricercare brani della nostra tradizione musicale dialettale, conservati e tramandati grazie all’opera di autorevoli ricercatori quali il Favara, Giuseppe Pitrè, Salamone Marino, Lionardo Vigo etc… ed a creare un suo nuovo repertorio nello stile della tradizione, scrivendo e musicando nuovi testi.
Seguendo un’innato istinto creativo e la curiosità da appassionata che la portano a cercare fra il grande patrimonio dialettale nuovo e prezioso materiale da far conoscere e diffondere, Sara Cappello, recupera, ripesca, inventa, ripropone e filtra il tutto attraverso la sua sensibilità, unitamente al suo lavoro musicale e di ricostruzione testuale, consentendo lo sviluppo di concerti che permettono di recuperare e riascoltare al di sopra del frastuono dei nostri giorni, la delicatezza e l’intensità della lingua siciliana e del suo prezioso bagaglio poetico.
Sara Cappello proviene da una famiglia di musicisti ed ha al suo attivo numerosi spettacoli inseriti in varie manifestazioni indette dal Comune, dalla Provincia Regionale e dalla Regione.
Ha iniziato nel 1989 incidendo una raccolta di canti cristiani “Come l’aquila”, ed un CD prodotto da Teatro del sole nel 1996 dal titolo: “Vurria sapiri unn’abiti a lu nvernu”.
In questa intervista Sara Cappello racconta la sua infanzia, i suoi sogni, il mondo popolare che scompare. E’ una delle poche cantastorie storiche della Sicilia. Rappresenta la memoria autentica di questa terra. Confesso, che ogni volta che ho il piacere di ascoltare le sue canzoni mi commuovo e rivivo la mia infanzia, quando bastava poco per essere felici…
Come eri da bambina, ricordi il primo giorno di scuola, i compagni, la maestra, l’atmosfera che si respirava a Palermo?
Una bambina curiosa che correva per i campi a piedi scalzi, un ambiente rurale, campagna, baglio, salite sugli alberi, racconti attorno al fuoco nelle sere d’inverno e poi la maestra indimenticabile ed i compagni che ho perso tra le vie del tempo e quelli di Palermo che allora a me bambina di borgata sembrava lontanissima…Si diceva: scinnu mPalermu, vaiu a Palermu, come si dice di un viaggio in un’altra città. Palermo, per me nebulosa…ci andavo al mercato, al Capo con mia madre e mi piacevano le abbanniate…
Hai iniziato a cantare nel 1989. Tutti conosciamo il tuo primo cd dal titolo: “Come l’aquila” ne vuoi parlare?
Canti sacri che ho scritto su un’esperienza profonda di fede….ero ispiratissima.
E’ vero che in Sicilia esistono le cantate sacre, mi riferisco alle preghiere al Rosario?
Non solo le cantate del Rosario, ma esiste un immenso patrimonio del popolo che prega cantando in siciliano.
Nelle tue lodevoli ricerche ci sono le raccolte dei Triunfi del 1600, i canti degli orbi, li hai mai pubblicati in un cd?
Purtroppo no. Pur possedendo tante canzoni e tanti altri scritti che potrebbero essere contenuti in almeno 4 cd, non ho potuto realizzare nulla per motivi economici. Pero’ con la mia Associazione ed un bando europeo vinto, abbiamo creato un progetto .
Che cos’è esattamente l’opera: “La rosa e la farfalla” dedicata a Rosa Balistreri?
Il mio racconto in canto sulla percezione di lei, Rosa Balistreri…io farfalla succhio il miele dalla rosa ed e’ stato per me proprio cosi’…da lei ho imparato molte cose.
Puoi parlare di Rosa, l’hai conosciuta?
No mai conosciuta fisicamente, ma ho imparato a conoscerla attraverso il suo prezioso canto.
Hai diretto due rassegne teatrali: “Suoni d’inverno” e “l’Isola possibile”. Ne vuoi parlare brevemente?
La felicità, il piacere di portare il canto popolare in diversi luoghi siciliani, per farlo conoscere ed apprezzare, per diffondere il nostro dialetto a rischio di perderlo.
Cosa hai provato nel ricevere moltissimi Premi: “Premio Universo”, “Premio Sciacca”, “Premio La Maschera città di Patti”?
Sono grata a chi mi chiama per offrirmi un Premio, un segno di stima, un riconoscimento che puo’ certificare un lavoro in corso che viene riconosciuto.
Come devo chiamarti cantautrice o cantastorie della Sicilia?
Che dire? Vanno bene tutti e due i riferimenti….Inventavo poesie e canzoni gia’ a 7 anni e raccontavo ai bambini con cui giocavo strane storie che mi inventavo. Una fabbrica per estrarre il marmo sulla cava in montagna, la raccontavo a loro mostrandola come un castello incantato e fatato dove succedevano storie incredibili. Il piacere dell’oralità mi ha sempre accompagnato.
Hai ricevuto un’educazione cattolica. Quanto ha influito la cultura religiosa nella tua vita?
Mi ha dato speranza ed orientamento. Specie in questi anni di perdita di valori, mi ritrovo un sacrario nel mio immaginario, che mi riempie, mi suggerisce e mi da’ qualità alla vita.
Chi sono i bambini di oggi, quale posto occupano nella nostra società. Secondo te che hai una grande sensibilità, i bambini di oggi sono felici?
I bambini sono esseri meravigliosi, poi li “roviniamo” con i nostri modelli, con la televisione, con i media…non so se sono felici. Di sicuro lo sono quando raccontiamo storie, fiabe, e ci sentono vicini. Adoro i bambini.
Luigi Pirandello ha scritto: “La vita o si scrive o si vive” ed io aggiungo o si canta… E tu che hai fatto?
La vivo, a volte scrivendola e spesso cantandola.
C’è qualcuno che ha realizzato una tesi di laurea sul tuo lavoro?
Sicuramente. Molti mi hanno contattato per questo e ne sono grata.
So che lavori con i bambini come va questa esperienza?
Lavorare con i bambini e’ un’esperienza straordinaria e se poi piaci a loro e loro piacciono a te e’ una meraviglia. La mia gratificazione e’ aver fatto diventare la tradizione popolare, un gioco che a loro piace molto.
E il tuo Teatro come va nel centro storico di Palermo?
Non e’ facile condurre un sito culturale, ma se hai perseveranza, passione e costanza si notano i risultati della fatica artistica. E’ un piacere potersi esprimere con vari progetti, idee, elaborazioni artistiche in tutta libertà.
Sei mai andata all’estero a cantare la Sicilia?
No, e me ne rammarico.
In un racconto Leonardo Sciascia ho ha scritto che siamo tutti compagni di viaggio ed io aggiungo, che ci si dovrebbe aiutare l’un con l’altro, così come fanno gli alberi che si aiutano fra di loro… Sei d’accordo?
Certamente, con la consapevolezza che siamo tutti “bisognosi di aiuto” ed evangelicamente, fratelli…
Che ne pensi del libro: “Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa? E’ ancora attuale?
E perché no?….
Perché tanta violenza contro le donne?Che cosa non hanno capito gli uomini del mondo femminile: un mondo così delicato e straordinario che solo pochi uomini sanno veramente cogliere e capire…
Sono gli uomini a dover accettare la raggiunta emancipazione della donna ed a dovere abbandonare ogni idea di dominio patriarcale. Bisogna creare una storia di rispetto tra i due sessi che possono completarsi ed essere uguali nell’amore a beneficio reciproco. Molto lavoro andra’ fatto e spero che si riesca ad arginare il fenomeno del femminicidio.
Gli artisti sono considerati i più grandi benefattori dell’Umanità?
Non esageriamoooo! Sono altri i veri benefattori, ognuno fa la propria parte nel contribuire al progresso culturale della societa’.
La società contadina è scomparsa, eppure era portatrice di tanti valori che mancano nella nostra società: la famiglia allargata, il lavoro, l’apprendistato, il dialetto, il sacro rispetto per la famiglia…
Appunto, viene la nostalgia per quel tempo, ma la ruota del tempo gira e porta cambiamenti e non sempre favorevoli all’umanità.
Che cos’è il dialetto per te, è vero che perde una corda al giorno?
Direi, due corde al giorno, ma se si insiste come faccio sempre tra gli studenti e gli scolari, a presentare bene la nostra lingua siciliana, esortando ad usarla ed impararla, noi siciliani perlomeno, non corriamo rischi di perdita e scomparsa.
Un grande scrittore russo F. D. ha scritto: “La bellezza salverà il mondo”… Sei d’accordo?
Meno male, ed aggiungo anche la carita’, intesa come valore cristiano. Carita’ verso gli altri, e bellezza senz’altro.
Qual è il tuo colore preferito?
Rosso e poi tutti.
Ed il fiore che preferisci?
Tutti, ma la rosa per la farfalla…..
Ti capita di perdere la pazienza, come reagisci alle difficoltà della vita?
Dico come mia nonna diceva, Pensa Diu…e poi combatto se posso mutare le cose.
Hai dei contatti con l’Università?
No, e me ne rammarico…
Cosa farai per Palermo capitale?
Vedremo…..ma gia’ faccio da me, con la scuola e le mie passeggiate con la gente e la mia chitarra…raccontando Palermo e la sua storia.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Riposarmi dalla mia fatica, dopo avere conservato su registrazione quello che ho, andare all’Estero a cantare, dopo aver cantato all’Università, dopo aver trovato un continuatore o continuatrice del mio lavoro, fare almeno cinquecento concerti, 1000 passeggiate teatralizzate e imparato ancora abbanniate e farle dire ai putiari dei mercati che muoiono, ai bambini, agli studenti, e poi e poi….continuo?