“Ci si domanda se, negli anni, il collettore sia stato sistematicamente monitorato al fine di accertarne le condizioni di staticità e di efficienza”.
A porsi la domanda è Raffaele Arnone, geologo e apprezzato professionista. Il dottore Arnone ha inviato una sua nota in redazione che è interessante leggere per meglio comprendere quali sono le negatività di un sistema che va rivisto fin dalle sue fondamenta.
Non funziona e la legge non sempre ci aiuta a migliorarlo. Sul collettore fognario ci siamo occupati in tante occasioni, abbiamo seguito le varie fasi, dallo sprofondamento di una parte di via delle Muse ad oggi. Spesso siamo stati noi a stimolare con la nostra informazione gli organi preposti alla soluzione della grave problematica.
Settimana scorsa l’Arpa chiamata dalla Tenenza dei Carabinieri di Favara ha effettuato i prelievi che ci diranno il grado di inquinamento causato dall’inefficienza della condotta. Intanto, l’Arpa doveva essere chiamata già nel Novembre scorso da Girgenti Acque, così come l’Ati avrebbe dovuto in questi quattro mesi seguire con l’attenzione dovuta gli sviluppi sui danni all’ambiente e sulla bonifica.
Il dottore Arnone, dicevamo, ha inviato una sua lettera il redazione.
“Egregio Direttore, dopo avere letto l’articolo pubblicato su SiciliaOnPress , nello stesso giorno, ho visitato i luoghi ove, da alcuni mesi, vengono segnalati fenomeni di sversamento di liquami che fuoriescono dal collettore fognario, coinvolgendo una zona nevralgica della città, fino a lambire vicolo delle Muse”.
Il geologo si è reso subito conto “della complessità del problema rispetto a quanto, apparentemente, non sembra poichè l’entità e la criticità del dissesto, sotto l’aspetto idrogeologico, possono assumere dimensioni maggiori.
Nessun allarmismo; soltanto semplici considerazioni che affondano le radici nei ricordi di quella zona di piazza Libertà (quartiere Cònzu) quando, ragazzino, l’esistenza del collettore tardava a venire. Stiamo tornando indietro nella memoria di oltre mezzo secolo, in quella parte del paese dove le fogne ancora a “cielo aperto” si diramavano lungo le strade. Le acque luride in quel di piazza Libertà stramazzavano attraverso salti di pendenza del terreno sterrato, per defluire sotto una delle arcate del ponte di via Vittorio Veneto (adiacente all’attuale farmacia), proseguendo in direzione del sottostante vallone.
Uno sforzo di ricostruzione geo-ambientale di quei tempi che, per fortuna, a partire degli anni “60 ha iniziato a cambiare volto con la realizzazione dei primi lavori pubblici appaltati, tra questi il primo tronco del collettore ai piedi della piazza Libertà”.
Dopo averne tracciato, in sintesi, la storia adesso Raffaele Arnone ci fa conoscere il tipo di collettore “Si parla di una condotta fognaria di forma scatolare, per niente impermeabilizzata, di pochi metri quadrati di sezione, costruita con “calcestruzzo ciclopico” nella quale massa venivano affondate scarne “bacchette di ferro” ma, comunque, pronta a raccogliere le acque bianche e luride del paese fino a convogliarle, inizialmente, il ponte “Tre Archi” (ex ferrovia) e, successivamente- con un altro lotto di lavori- oltre il “ponte Cicchillo”. Sicuramente per quell’epoca sarà stata un’eccellente realizzazione che, sotto l’aspetto igienico-urbano, ha bonificato un settore del territorio, allora, malsano a totale beneficio della popolazione . A distanza di anni il problema ambientale in quella zona di vicolo delle Muse sembra riaffiorare con la dispersione delle acque fognarie vicino alle case. Le indagini tecniche finora svolte, comunemente ad ogni adempimento legale degli Organi preposti, sembrano non pervenire a risultati certi per cui si è lontani da ogni possibile soluzione d’intervento. E’ certo che, a distanza di oltre 50 anni, sarebbe irresponsabile non tenere conto dello stato di vulnerabilità della struttura fognante a causa del crescente decadimento dei materiali di costruzione, aggravato altresì dall’azione aggressiva ed erosiva delle acque di scorrimento. Ci si domanda se, negli anni, il collettore sia stato sistematicamente monitorato al fine di accertarne le condizioni di staticità e di efficienza.
A questo punto, è giusto che la memoria narrativa del passato, oggi, lasci spazio a chi di competenza l’onere di incominciare a rivisitare la storia progettuale e gestionale documentata del collettore onde potere indirizzare efficaci progetti d’intervento senza, tuttavia, sottovalutare i caratteri dell’emergenza e della sicurezza generale dei luoghi”.
Il dottore Arnone parla di una condotta realizzata oltre 60 anni fa con “calcestruzzo ciclopico” nella quale massa venivano affondate scarne “bacchette di ferro”, di una struttura per niente impermeabilizzata, dentro la quale sono convogliate il 60 per cento circa delle fogne della città.
In un paese normale, già da tempo avrebbero gridato l’allarme e sarebbero immediatamente intervenuti.
In Via delle Muse ci si accorge del danno a babbo morto, quando è sprofondata la strada. Chi, in questi anni, ha controllato la tenuta della condotta?
Il sistema non funziona e noi ne parleremo fino alla nausea, ché solo l’opinione pubblica informata può salvare il nostro territorio.