Giuseppe Maurizio Piscopo
Angelo Salvatore Daddelli si occupa di cultura musicale popolare siciliana. Ha conseguito il diploma di tecnico delle industrie elettriche e in seguito ha frequentato la facoltà di Ingegneria Elettrica dell’Università degli Studi di Palermo. Costruisce e suona il friscalettu siciliano (flauto di canna Arundo donax utilizzato e costruito per secoli dai pastori siciliani) divulgandone anche l’organologia; è autore di canzoni in vernacolo siciliano; scrive poesie, sia in lingua che in vernacolo; cofondatore del gruppo di musica di strada “Babbaluci” e dell’orchestrina “Angelo Daddelli & I Picciotti” di genere “Folk Music Siciliano” dove canta e suona il friscalettu, la chitarra e il marranzano (scacciapensieri). Attualmente presiede il gruppo “Friscalettando” (associazione regionale che ha l’obbiettivo di divulgare, tramite un evento annuale omonimo, l’organologia del friscalettu); ha partecipato al film “La Terra Madre” di Nello La Marca, al docufilm “La Musica di Calatafimi” di David Riondino, al documentario Rai “Italia viaggio nella bellezza – Palermo arabo normanna”; collabora con diverse associazioni culturali che hanno l’obiettivo di infondere l’arte come educazione alla bellezza della vita. È possibile contattarlo scrivendogli all’indirizzo di posta elettronica daddelli@gmail.com o su facebook come Angelo Salvatore Daddelli.
Come e quando nasce la tua passione per la musica popolare siciliana?
La passione per la musica siciliana l’ho sempre avuta, non c’è un quando, è una cosa che porto dentro fin da bambino, come del resto la musica in genere. C’è stato un periodo però, che risale a quello delle scuole medie superiori, dove ho maturato una certa consapevolezza riguardante alcuni aspetti culturali del nostro tempo, per cui ho iniziato a cantare sempre più in siciliano per potere veicolare determinati messaggi.
Io credo che chi nasce in una specifica area geografica, dove vi è una musica legata in un certo modo al territorio, inevitabilmente, la farà sua fin da piccolo; inoltre ne percepirà le differenze con la musica che spesso viene diffusa alla radio o alla televisione, differenze che si colgono, anche, poiché la si sente suonare o cantare a persone che fanno parte della stessa comunità.
Com’eri da bambino, ricordi il tuo primo giorno di scuola, il Maestro, i tuoi compagni, l’atmosfera di quel tempo a Palma di Montechiaro?
Da bambino ero abbastanza discolo, mi facevo sempre riprendere dalla maestra e avevo la testa fra le nuvole quando ella spiegava, in compenso però non ero un somaro (all’epoca si poteva accostare questo aggettivo al bambino impreparato ed egli lo accettava coerentemente pensando: è colpa mia!), ero altruista con i miei compagni che spesso difendevo, litigando, quando ricevevano delle angherie da parte di altri bambini, anche se poi ne piangevo le conseguenze, per le zuffe che ne scaturivano, prima in classe e dopo a casa!
Il primo giorno di scuola lo ricordo come il giorno delle novità. Tanti bambini che non conoscevo, un posto che non avevo mai visto da dentro, il tratto di strada che da quel momento in poi avrei percorso due volte al giorno, gli insegnanti, i bidelli (all’epoca si chiamavano così!) … Vi era una figura però che mi incuriosiva più di ogni altra cosa, era il volto di chi vuole comunicare attraverso la sua espressione facciale che lo studio è una cosa seria, non era in carne e ossa, compariva su una grande fotografia incorniciata, appesa sul muro alla fine del corridoio che portava al piano superiore della scuola. Era l’immagine che, poi scoprì essere del grande drammaturgo Luigi Pirandello e del quale la scuola ne portava il nome, una foto che non potrò mai scordare!
Pensando a quel periodo mi viene tanta nostalgia, siamo nel 1980 a Palma di Montechiaro, conosciuta ai più eruditi come la Donnafugata del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, in provincia di Agrigento, costa Sud della Sicilia, un paese situato su una collina di roccia bianca che guarda al Mar Mediterraneo distante in linea d’aria un paio di chilometri dal centro abitato, circondata da uliveti, mandorleti, vigneti (le coltivazioni di meloni Cantalupo in serra, arriveranno da lì a poco, per cui i terreni sono ancora liberi dalla plastica). I bar erano tanto frequentati, sia da persone adulte che da “carusi”, le partite di calcio si seguivano alla radio tutti insieme, le sigarette più diffuse erano le MS; si ascoltava Barbra Streisand con Woman in Love, Stevie Wonder con Master Blaster, Riccardo Cocciante con Cervo a primavera, Lucio Dalla con Balla balla ballerino … ; su Rai 1 tutte le sere, dal lunedì al sabato, trasmettevano l’Almanacco del giorno dopo, programma dalla sigla dal sapore medievale corredata da immagini seicentesche rappresentanti i mesi dell’anno – lo guardavo spesso a casa dei miei nonni mentre mia nonna preparava la cena.
Il corso principale del paese, corso G. B. Odierna – intitolato al presbitero, architetto, astronomo di scuola galileiana che fu primo arciprete della cittadina, nonché autore del disegno della pianta della città – la domenica era gremito di gente che passeggiava sgranocchiando “nuciddi e simenta” e di monelli che si rincorrevano tra di loro schiamazzando, di settimana invece era percorso da tante persone che si recavano presso i numerosi negozi presenti lungo la sua estensione, ricordo le vetrine allestite di tutto punto e i volti cordiali dei loro gestori. Il cinema Chiaramonte, situato nella piazza più frequentata del paese, la piazza intitolata a Giacomo Matteotti, era agibile e rappresentava uno degli svaghi preferiti dalla maggior parte degli abitanti. I bambini, numerosissimi, giocavano tutti in strada con la palla, con la trottola, con le pistole, con le carte da scopa, con le figurine Panini, a nascondino, con il cerchione da bicicletta senza raggi, né camera d’aria e né copertone fatto girare con l’ausilio di un grosso filo di ferro piegato a forma di U a un’estremità … i giochi erano davvero tanti e la maggior parte dei giocattoli erano autocostruiti. Ricordo che diverse persone adulte sapevano parlare il tedesco, come del resto ancora oggi, Palma era ed è terra di emigrati, soprattutto in Germania. In quegli anni c’erano tante case in costruzione, le strade, non tutte asfaltate, erano anche percorse da belle macchine e da bellissime moto, si vedevano ancora gli anziani contadini sul dorso di muli portare la coppola e lo scialle se era inverno – se mi sforzo riesco a sentire il dolce rumore degli zoccoli sull’asfalto o sul mattonato. Le persone facevano molta vita sociale, quelle che abitavano nello stesso quartiere avevano ottimi rapporti di vicinato, molte case avevano il comignolo fumante dal quale veniva emanato odore di pane caldo e legna bruciata, odori che diventavano intensissimi nelle giornate uggiose.
In quel periodo accadde un fatto tristissimo però, un avvenimento che sconvolse tutto il paese e del quale ne ricordo perfettamente la cupa atmosfera, un fatto di cui scrisse anche Gesualdo Bufalino, catturato dal grido di condanna espresso apertamente all’unisono da un’intera comunità. Una fredda mattina di gennaio venne trovato dentro a una scatola di cartone il corpicino senza vita di una neonata; messa in una bara bianca, battezzata, i cittadini piangendo l’accompagnarono formando un lungo corteo. A questa piccola creatura le fu dato il nome di Palmina Chiaramonte, il nome intenerito della città.
Da chi hai imparato a suonare u friscalettu? Sono in pochi in Sicilia a suonare questo strumento?
Il friscalettu l’ho imparato a suonare da autodidatta, purtroppo non ho avuto un maestro, cosa che avrei tanto gradito. Il numero dei suonatori attuali è esiguo rispetto a quello di altri strumenti, anche se devo dire che negli ultimi anni è cresciuto significativamente; c’è un ritorno al friscalettu, sono in tanti a interessarsene e la cosa sorprendentemente bella è che sempre più lo si vede suonare a persone non siciliane.
Gli Artisti sono benefattori dell’Umanità… Puoi commentare questa frase?
L’arte è uno stato di elevazione dello spirito, un pianeta dove ci si rapporta con l’espressione dell’animo. Nel momento in cui si esprime arte, si esprimono emozioni appartenenti all’uomo, emozioni che conducono allo stupore o sedano l’anima e la portano alla riflessione, riflessione che spesso guarda alla bellezza, quindi al bene. Tutto ciò è possibile poiché l’arte è di tutti, sia di chi la fa che di chi la riceve, l’arte non ha identità, chi la esprime è solo un mezzo che la veicola per creare risveglio interiore.
Angelo e le donne. Sembra il titolo di un romanzo, so che sei un rubacuori. E’ così?
I cuori li ho rubati, inconsapevolmente, e ne sono rammaricato, però li custodisco gelosamente dentro al mio. “La nave della vita attraversa mari inesplorati salpando da porti di terre misteriose dalle quali provengono tesori che puntualmente arricchiscono il suo forziere.”
Gli uomini di oggi dicono di amare le donne e ne uccidono due la settimana, perchè succede tutto questo secondo te?
Tutto questo accade perché esiste il male causato dall’uomo, male che scaturisce dalla sua debolezza, dalla sua cecità, male che potrebbe drasticamente ridursi se ogni giorno ci sforzassimo, in primis le istituzioni (u pisci feti da testa!), per creare una società migliore partendo dalla cultura. Mi piace pensare e illudermi che il male generato dall’uomo nasca poiché gli umani devono ancora evolversi – se fosse così ci sarebbe speranza per le generazioni future.
Per te che cos’è l’amore, che definizione ti senti di dare?
L’amore è il sentimento che alimenta la vita in ogni aspetto che la riguardi, dal nascere al morire.
So che ti manca qualche materia per la laurea in ingegneria, ne vogliamo Parlare? Anni fa frequentavo la facoltà di Ingegneria Elettrica (formalmente sarei un laureando), poi accaddero una serie di avvenimenti che mi portarono ad allontanarmi dal “felice mondo metodico”, non nego però di voler chiudere quel capitolo altamente formante e a tratti anche bello.
Spesso dici la Sicilia al centro del mondo. Puoi spiegare il senso di questa frase?
La Sicilia al centro del mondo lo è stata grazie alla sua posizione geografica, si trova di fronte a tre continenti, l’Africa, l’Asia e l’Europa. La sua collocazione ha permesso ai diversi popoli, durante la loro egemonia nel Mediterraneo, di impossessarsene e impreziosirla culturalmente. La Sicilia ha contribuito alla crescita dell’umanità, lo fa ancora oggi dando grande esempio per le genti che giornalmente attraversano il mare che la circonda. In questa terra c’è una grande energia, energia che assimilo al fuoco e che, se utilizzata sapientemente, può stupire positivamente come già è accaduto nel passato.
Qualcuno che ti conosce bene assai mi ha detto parlando di te che hai un rapporto veramente speciale con la matematica, ne vuoi parlare?
La matematica mi piace tanto, è il linguaggio che mi fa comprendere un po’ del mondo fisico che ci circonda, mi è stata compagna all’università e mi permette di compiere spesso attività di volontariato – per i ragazzi che non possono permettersi delle lezioni private a pagamento
- e di svolgere un lavoro, in alcuni periodi, che mi consente di vivere dignitosamente.
Ti consideri un musicista da strada?
Diciamo che mi considero anche un musicista di strada (in verità mi sento più un suonatore), ma non solo quello, di fatto col mio gruppo ci esibiamo in diversi contesti: teatri, festival, feste di piazza, locali, eventi privati …
Da chi hai imparato a suonare, hai studiato?
Come ti dicevo prima sono un autodidatta, non ho avuto il privilegio di avere un maestro, purtroppo, però ho avuto degli spunti ascoltando diversi musicisti.
Puoi commentare questa frase di uno scrittore russo: “La bellezza salverà il mondo”? Questa frase mi ricorda una citazione di Peppino Impastato, lui diceva che se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione. Sì, la bellezza salverà il mondo, sicuramente quando le cause dipendono dall’uomo, e lo fa tutte le volte che la perseguiamo.
Qual è l’ultimo libro che hai letto e il libro che tutti dovremmo leggere?
L’ultimo libro che ho letto è Il Conto delle minne di Giuseppina Torregrossa. Un libro che parla, attraverso i ricordi della vita della protagonista, di donne, sentimenti, passioni, dolori, con una scrittura travolgente e colorata, un libro che non può mancare nello scaffale di una donna.
Il libro che consiglio a tutti è Siddharta di Hermann Hesse, un romanzo capace di dare un insegnamento sulla vita.
Qual è la tua idea di Palma di Montechiaro, ci vai qualche volta, io ti ho incontrato spesso a Palermo…
Palma di Montechiaro rappresenta appieno le mille contraddizioni che caratterizzano la Sicilia, è una degna figlia che impersona la madre! Terra ricca di storia, di monumenti, di bellezze naturalistiche, di tradizione, di primizie per quanto riguarda l’agricoltura, di siti archeologici tra i più importanti dell’isola (la conferma, ad esempio, che la triscele, simbolo della Sicilia, è presente nell’isola dal VII-VI secolo a. C. ci arriva dal ritrovamento di un dinos avvenuto a Palma di Montechiaro); un territorio che dovrebbe essere tra i più prosperosi della Sicilia, invece è tra i più problematici. Nel 1960 a Palma si tenne un Convegno internazionale sulle condizioni di vita e di salute nelle aree depresse della Sicilia occidentale. Dagli atti di questo convegno ne vennero fuori importantissimi documenti. Tante le promesse che fecero ai palmesi, poi non mantenute dalla politica.
A Palma l’emigrazione non si è mai arrestata, negli ultimi quattro anni addirittura si è intensificata, il numero di emigrati, espressi in percentuale, risulta essere il più alto d’Italia. L’agricoltura, che era il settore di punta, è in ginocchio a causa delle politiche attuate dalla Comunità Europea – così dicono i coltivatori – Comunità che, se da una mano dona, dall’altra toglie più di quel che dà. La Comunità Europea è qualcosa di straordinario, ma molte cose devono essere riviste, altrimenti si rischia di far venire meno i “nobili” principi che ne potrebbero scaturire.
Palma è una città che regala tante emozioni, molti sono i personaggi illustri ai quali ha dato i natali. È una terra passionale e col fuoco dentro, non può esserti indifferente se l’hai vissuta o l’hai incrociata nel tuo percorso, nel bene o nel male. Quando posso vado a ricaricarmi respirando la brezza marina che invade la sua costa.
So che con il tuo gruppo sei stato recentemente a Napoli, com’è andata questa esperienza?
Napoli è una bellissima città con tanta bella gente, noi ci siamo trovati benissimo. Abbiamo suonato in diversi locali e al Festibál – tra i più importanti festival della penisola italiana dedicati alla musica folk – che si svolge presso l’Asilo Filangeri, in pieno centro napoletano, esattamente a San Gregorio Armeno. Questa esperienza è stata possibile grazie all’incontro casuale tra me e uno degli organizzatori del Festibál – Luca Sessa – conoscenza avvenuta a Petralia Sottana durante il mio contributo al raduno di musica popolare siciliana. Con Luca entrammo subito in sintonia, gli parlai del progetto Angelo Daddelli & I Picciotti e ci organizzò diverse date – anche ad Avellino per la “Juta a Montevergine”, manifestazione molto sentita in tutta la regione campana che apre l’inizio delle tammurriate dedicate alla Madonna.
Durante la nostra permanenza nella città partenopea non abbiamo esitato a organizzare delle estemporanee nel suo centro storico, in una di queste, inaspettatamente, tra il pubblico c’erano i presidenti delle Camere degli Stati facenti parte del G7, con in testa il presidente italiano Laura Boldrini, che ci hanno ascoltato per un intero brano, facendoci i complimenti a fine esibizione e, stringendoci la mano, si sono congratulati. Questo avvenimento ci ha fatto
comprendere la potenza della musica, davanti a essa cadono le barriere, ti svesti dagli abiti che indossi e diventi uguale agli altri, come accade per il dolore e la morte.
Qual è il tuo rapporto con la musica in genere?
Non riesco a immaginare un mondo senza la musica. La musica è una medicina naturale per il corpo e per la mente, è un eccitante senza controindicazioni, coadiuva i sentimenti verso una direzione; io la vivo in tutte le sue forme.
Puoi esprimere un commento sul libro Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa?
Il romanzo è illuminante su ciò che avvenne in Sicilia, e nel resto della penisola, durante l’Unità d’Italia. Avvenimenti che accadono anche nel nostro tempo a chi detiene il potere e cerca di non farsi travolgere dalle situazioni che potrebbero portarglielo via.
Se fossi un regista quale film realizzeresti in Sicilia?
Farei un film storico che faccia conoscere lo splendore della Sicilia al tempo dei Normanni e che tratti della nascita del Parlamento siciliano, uno dei più antichi del mondo.
Qual è il maggiore difetto di un palmese e il suo maggiore pregio?
Io credo che nel tempo in cui viviamo, dove subiamo di continuo, grazie ai mezzi di comunicazione e ai social, dei modelli uniformi e monotoni di società, viene meno la caratteristica che ci distingue da luogo a luogo, per cui è un po’ anacronistico parlare di palmese, licatese o altro, almeno per la stragrande maggioranza dei giovani! Non c’è molta differenza tra un giovane di una città piuttosto che di un’altra, cosa diversa è invece per le persone di una certa età! Per cui, a mo’ di gioco, riferito alle persone più anziane, ti rispondo che il pregio di un palmese è essere una persona che mantiene la parola, il suo difetto è quello di essere troppo irascibile, ovviamente non tutti hanno queste caratteristiche.
Che cosa possiamo fare concretamente per attrarre più turisti in Sicilia e per migliorare i nostri servizi?
Per prima cosa eleggere degli amministratori che abbiano cuore e idee per lo sviluppo di questa terra, persone alle quali brillano gli occhi al solo pronunciare il nome Sicilia; fatto questo, si sarebbe a metà dell’opera. Chi si occupa di turismo conosce benissimo i punti di forza e di debolezza del settore, per cui non è che manca cosa fare, manca la piena volontà nel fare, qualcosa si muove, ma è poco. La Sicilia ha tutte le attrattive per essere una meta turistica ambita. Quello che manca è una progettualità di crescita lungimirante che prescinda dai governi che si susseguono.
C’è un gruppo che si chiama” friscalettando”?
Esattamente, un gruppo che attualmente ho l’onore di rappresentare. Il Friscalettando è un raduno annuale che ha l’obiettivo di divulgare l’organologia (storia, caratteristiche acustiche e meccaniche, tecniche costruttive e prassi esecutive) del friscalettu siciliano (flauto di canna Arundo donax utilizzato e costruito per secoli dai pastori siciliani).
Il termine Friscalettando è stato coniato da un gruppo di persone, unitosi su un social network, per indicare un raduno itinerante di musicanti, musicisti, suonatori, danzatori e semplici appassionati, con l’obiettivo di salvaguardare lo strumento in questione e le tradizioni musicali popolari siciliane.
La manifestazione è giunta alla sua VI edizione: 2012 – Barrafranca (EN); 2013 – Cesarò (ME); 2014 – Palma di Montechiaro (AG); 2015 – Capo D’Orlando (ME); 2016 – Palermo (PA); 2017 – Petralia Sottana (PA).
E’ vero che hai scritto bellissime poesie che sono diventate canzoni?
Sì, è vero, ho scritto delle poesie che dopo sono diventate canzoni, canzoni che fanno parte del nostro repertorio inedito. Il mio auspicio, è quello che un giorno, ci siano le possibilità affinché possano essere ascoltate da più persone; i temi trattati fanno parte dell’uomo, io ne ho scritto, ma sono stato solo un mezzo per tirare fuori degli stati d’animo che esistono a prescindere da chi li enfatizza.
Che vuol dire il termine Siciliano “u papanzicu”?
U papanzicu è il grillo.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
A breve con i Picciotti registreremo un singolo che sarà corredato di videoclip – in verità è il lavoro preliminare necessario per la registrazione di un disco di brani inediti, speriamo nel prossimo futuro!
Ci sono altri progetti in elaborazione, ma preferisco per adesso non parlarne: “Matrimoniu e cuntrattu dillu quannu è fattu!”