Giuseppe Maurizio Piscopo
Roberta Sava nasce nel 1989 a Sant’Agata di Militello. Vive a Palermo dove frequenta il secondo anno della specialistica in canto jazz presso il Conservatorio Vincenzo Bellini sotto la guida della maestra Flora Faja.
Roberta è legatissima al suo paese d’origine, San Salvatore di Fitalia piccolo centro dei Nebrodi che l’ha vista muovere sin da piccola nelle primissime performance canore. Nonostante la giovane età ha già realizzato un’ottima esperienza come cantante ricevendo prestigiosi riconoscimenti in tutta Italia: il Premio Enzo Randisi, il Premio Pippo Ardini nel 2016 ottenuto con il gruppo “Redining Project” band capitanata dal pianista Ciccio Leo. Roberta Sava è arrivata prima all’audizione promossa dal Miur e seconda classificata al premio Chicco Bettinardi che ogni anno si tiene a Piacenza. In questa occasione le è stato tributato il premio del pubblico. Nei primi giorni di Aprile ho avuto il piacere di ascoltarla dal vivo in un concerto al Blue Brass al ridotto dello Spasimo. Un’esperienza unica e irripetibile. Il pubblico affascinato in visibilio. Ovazioni e commozione dall’inizio alla fine con una richiesta di parecchi bis. Quella sera confesso di aver sognato un’altra Palermo capitale del mondo e capitale del jazz. Grazie Roberta, sentiremo parlare di te a lungo. La tua voce è un sogno che viene da lontano e che abbraccia le tante culture del mondo…
Come si diventa cantante, occorre solo avere una bella voce?
Ho speso gran parte della mia vita per rispondere a questo interrogativo. I miei studi decennali in canto mi hanno condotto ad una modesta e intima conclusione; sicuramente, avere una bella voce senza dubbio ti offre un quid, basta ricordare Billie Holiday, cantante jazz: la sua storia è lì a testimoniarci come un bel timbro e una bella voce talvolta assumono un ruolo secondario alla magistrale interpretazione e capacità di trasmettere ed evocare sentimenti. La Holiday ci insegna come si può essere grandi interpreti, eccellenti comunicatori senza necessariamente essere in possesso di chissà quali doti vocali. Poi, per essere bravi cantanti, mi hanno insegnato che non si può prescindere da un accurato e incisivo studio della tecnica vocale.
Tu canti il mondo e la vita con una certa leggerezza ed ironia. Da dove nasce questo tuo modo di cantare?
Ti ringrazio per i complimenti, ma confesso che non è sempre l’ironia a prevalere nelle mie performance. Sono i vari contesti in cui mi trovo a decidere con quale chiave di approccio devo interpretare i brani. In ogni caso, il punto di partenza è il mio essere, con le mie storie e la mia identità; il punto di arrivo è sempre il pubblico.
Sono rimasto veramente colpito dalla tua interpretazione di Batà, che cosa hai provato quando hai ascoltato per la prima volta questa canzone molto particolare e così tormentata?
Ho ascoltato per la prima volta questo brano ad un concerto della “Compagnia Popolare Favarese” a Palma Di Montechiaro, in occasione della “Strada Degli Scrittori”. Mi ha subito colpito la melodia unita al testo che si ispira ad una novella di Luigi Pirandello dal titolo: “Mal di luna”. Batà è oggi un brano inserito nel mio repertorio di musica tradizionale siciliana.
Che cosa rappresenta per te la musica, puoi dare una definizione?
Mi limiterei a dire che cosa rappresenta la musica per me e non vorrei arrampicarmi in definizioni più o meno teoriche che lascerei ai musicologi e/o agli intellettuali. Parafrasando Goethe la musica serve a riscoprire ed è “la chiave di tutto”. Sentimenti, storie di vita, culti e miti, si evolvono, si rincorrono attraverso la musica. Sarebbe difficile privarci di un mondo senza la musica.
Come eri da bambina, quali ricordi conservi?
Ero una bambina molto timida, ma non per questo non socievole e altruista.
Cosa ricordi dei tuoi compagni e del tuo paese natìo, San Salvatore Di Fitalia?
Non ho particolari aneddoti da raccontare. Dico solo che quegli anni, sono serviti a consolidare rapporti umani importanti e a sperimentare il sentimento vero e genuino dell’Amicizia. D’altronde, il mio è un piccolo paese della Provincia di Messina, e come si sa, in questi luoghi è più facile, oltre a conoscerci tutti, rinsaldare legami duraturi e profondi. A volte mi piace pensare che a San Salvatore di Fitalia si è geograficamente portati a vivere nel rispetto verso l’altro incarnando quei valori che la natura trasmette all’uomo. Basta affacciarsi in un terrazzo per godere il silenzio della montagna e l’immensità del mare, in fondo al quale appaiono chiare le bellissime Isole Eolie. E da Rocca Pietra Giuda è facile scorgere anche l’Etna in eruzione. Ecco, queste immagini suggestive sono incastonate nella personalità di ogni Fitalese.
Qual è stato il tuo primo strumento musicale?
Il clarinetto e successivamente il sassofono. Gli strumenti a fiato mi hanno sempre affascinato! Entrai a fare parte della banda del paese all’età di 14 anni, ma già a 13 avevo iniziato a prendere lezioni private di canto lirico con la M° Sara Ricciardi a Ucria. Sono stati anni che porterò sempre nel mio cuore che hanno determinato la volontà di intraprendere i miei studi e la mia carriera musicale. La banda è stata una vera e propria palestra artistica e umana.
Qual è il maggiore difetto dei siciliani?
Tra le tante pecche che il mondo (talvolta ingiustamente) ci addita, mi piace ricordarne uno in particolare: la mancanza di determinazione nel portare avanti i nostri obiettivi. Forse, all’autocompiacimento dovremmo fare emergere più metodicità e il rispetto dei tempi. Sembra paradossale, ma per valorizzare i nostri talenti e l’energia, che è connaturata nell’essere Siciliani, dovremmo imparare ad essere un po’ più Svizzeri.
Ed il maggiore pregio?
Qui c’è l’imbarazzo della scelta e non basterebbe certamente un’intervista per elencare le innumerevoli virtù dei Siciliani. Siamo Artisti!
Che cos’è esattamente uno spartito per te?
Un vero musicista non può prescindere da uno spartito musicale, attraverso il quale occorre saper ben leggere le intenzioni indicate dall’Autore. Solo avendo consapevolezza di ciò che si sta eseguendo si può essere liberi e consapevoli di veicolare i propri sentimenti.
Mi puoi parlare brevemente dei tuoi musicisti di riferimento?
In realtà non ho un musicista di riferimento. Ascolto molta musica, dal genere classico al pop internazionale e cantautoriale italiano (esclusa la musica sanremese). Ovviamente prediligo da sempre il Jazz e gli autori della mia playlist sono: la già citata Billie Holiday, Ella Fitzgerald, Chat Baker, Tom Harrell, FayClassen, Anita Wardell e tantissimi altri ancora che non sto qui a elencare.
Che cosa succederà con Palermo capitale della Cultura?
Mi auguro che concretamente ci si adoperi per fare emergere la bellezza di questa grande città. Sul piano artistico spero che serva a dare un aiuto pratico e una giusta visibilità ai numerosi e straordinari talenti Palermitani e Siciliani. È questa la più grande scommessa che ci attende nel 2018.
Quali sono le maggiori contraddizioni di Palermo?
Palermo è una città facile da amare, piena di storia, di cultura millenaria, Arte. Forse i palermitani dovrebbero acquisire una maggiore e piena consapevolezza dei propri vantaggi. Sta proprio qui la contraddizione: “avimu pani in abbunnanza e non nu sapemurudiri” (abbiamo pane in abbondanza e non sappiamo masticarlo).
Quando canti cosa succede nella tua mente, quando trovi l’ispirazione, in quali ore del giorno ti
piace cantare?
Non esiste un orario specifico per cantare. Canto tutti i giorni della settimana, o per studio, o per lavoro, o per puro piacere. Si è musicisti per scelta e questa scelta ci impone un modus vivendi impegnativo e continuativo. Non si può andare in “ferie” dallo status di musicista.
Perché gli uomini sono violenti con le donne, prima dicono di amarle e poi le ammazzano, cosa non hanno ancora capito gli uomini delle donne?
Come spesso apprendiamo dai media, il dramma della violenza di genere rappresenta un serio e grave problema tuttora aperto. Probabilmente, siamo ancora figli di una cultura maschilista in cui l’uomo tende a prevalere sulla donna. Occorre augurarsi una piena e concreta parità di genere, ma rivendico una nuova visione della donna non più considerata come vittima o parte da tutelare, né tanto meno una retorica femminista che vorrebbe la donna al centro del mondo. Quegli uomini che ancora oggi si ostinano a usare “metodi medioevali” con le donne, certamente, vanno combattuti dallo Stato e dalle sue leggi. Ma sono gli autori di questi crimini atavici che, in realtà, non sono pronti a istaurare una parità concreta perché molto deboli e incapaci di dialogo con le proprie partner.
La bellezza salverà il mondo?
Questa domanda che ci rimanda a Dostoyevsky ci pone oggi un ulteriore interrogativo. Quale bellezza ci salverà? La bellezza esteriore, apparente, generata dalla moda del momento? Il Makeup, al massimo, ci aiuterà a raggiungere molti like sui social. Ma non è la bellezza a cui alludeva lo scrittore russo. La vita, i sentimenti, la cultura, l’arte, la natura, la genuinità si! Questi rappresentano la vera bellezza che, anche quando viene sottovalutata e messa da parte in cambio di appariscenza e false mode, non tramonta mai. È la vera sostanza che si fa bellezza in ogni dove e in ogni tempo e contribuisce a salvare il mondo.
Tu hai vinto recentemente un premio importante al nord, ne vuoi parlare?
Si! Ho vissuto una bellissima esperienza che porterò sempre nel cuore. Ho portato a casa due premi: Seconda Classificata al Premio “Chicco Bettinardi”, che si tiene a Piacenza e, in seno allo stesso evento, quello che mi ha regalato più gioia è il “Premio del Pubblico”. Questa esperienza mi ha dato una forte carica per andare avanti e proseguire la mia professione. Ho conosciuto persone di alto valore artistico e un pubblico attento e prestigioso. Non dimenticherò mai le strette di mano, i sorrisi, gli applausi e i complimenti che sono piovuti generosi nelle due serate delle mie performance. Mi auguro di trovare la stessa carica emotiva a Tel Aviv (Israele) dove ci esibiremo con L’Orchestra Jazz Nazionale Dei Conservatori dove io sarò la voce solista. Si, perché nell’audizione promossa dal MIUR tra maggio e giugno del 2017, ho avuto l’onore di arrivare prima classificata tra i cantanti partecipanti dei Conservatori di tutta Italia. Dopo Tel Aviv seguiranno altri concerti a Spoleto, Pescara ecc…
Che cos’è la musica jazz?
Com’è noto è un genere musicale che si discosta dagli altri linguaggi (classico e pop/musica leggera/folk). La forza e il fascino del Jazz che ha permesso di espandersi prima a macchia d’olio in America e poi oltre Oceano tra la fine dell’ ‘800 e gli inizi del ‘900 consiste nel potere indiscusso dell’interprete di poter esprimere, più che negli altri generi, se stessi. Se ho acquisito una maggiore e profonda consapevolezza e conoscenza, di questo genere, lo devo a tutti i miei docenti del Conservatorio V. Bellini di Palermo. In particolare, non smetterò mai di essere grato alla mia Maestra e Amica Flora Faja.
Andrai a New Orleans?
Non saprei! Mi piacerebbe andare in America e conoscere i luoghi dove è nato il Jazz. Sicuramente non vorrei viverci, è troppo difficile lasciare la mia terra, ne sono immensamente innamorata. Il mio sogno sarebbe vivere in Sicilia e fare concerti in tutto il mondo.
Ami la musica americana, quale esattamente?
Amo la musica a 360°, dall’Opera Lirica alla musica Etnica e Popolare. Il Jazz, e quindi molti suoi interpreti americani, è la musica che mi fa sentire più libera e che sento più vicina alle mie corde.
Ho visto una tua foto in una banda di paese. Che cosa rappresenta la banda per una giovane musicista come te?
Le bande musicali, specie in Sicilia, rappresentano il colore di ogni comunità. Non può esistere una festa di paese, non può uscire un Santo senza le note giocose di una marcia musicale, e per me, suonare in una banda significa partecipare ad una festa. Ti confesso che adoro le marce sinfoniche siciliane e spesso a casa le utilizzo per studiare la tecnica vocale. Non di rado, quando incontro una banda musicale, anche a Palermo, mi sento come una bambina che ha tra le sue braccia il suo giocattolo preferito…
Sei molto legata al tuo paese natio, che cosa ti ha dato il tuo paese?
Nascere in un paese, come spesso si dice, ti offre meno servizi, opportunità rispetto ad una grande città. Non ci sono teatri, niente cinema, pochissimi locali e negozi all’ultimo grido, Ma per me essere nata a Sant’Agata ed essere cresciuta a San Salvatore Di Fitalia ha segnato profondamente la mia personalità di artista e di donna. Sicuramente, nei paesi si vive e si valorizza una dimensione umana e una qualità della vita che le grandi città, troppo ingolfate, talvolta ci invidiano.
Che cos’è la bellezza nella musica?
L’autenticità: ogni nota rappresenta noi stessi.
Puoi commentare due frasi la prima : la musica è pericolosa?
Se non è autentica, e quindi non bella, si! Aggiungerei, è pericolosissima e pure di pessimo gusto.
La seconda: Il segreto dei grandi è l’umiltà…
Certamente, ma più che un segreto l’umiltà è alla base per continuare a crescere in ogni stadio della vita.
Qual è il brano di musica classica che ascolteresti sempre?
Bach! Tutta la vita.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sto per preparare le pratiche del passaporto e partire per Tel Aviv, insieme all’Orchestra Jazz Nazionale Dei Conservatori. Poi sempre con loro sarò presente in altri palchi italiani. Oggi non posso dirti cos’altro il futuro ha in serbo per me. Mi piace pensare ad un mio domani accanto alle persone che amo, sempre pieno di musica e confidando nella provvidenza…