La volontà politica espressa all’unanimità dai sindaci della provincia che compongono l’assemblea dell’Ambito idrico va verso la risoluzione del contratto con Girgenti acque.
Si inizia un percorso che si annuncia lungo e pieno di ostacoli. Sarà battaglia nelle aule giudiziarie di una guerra che può durare anche anni.
C’è, intanto, una strada diversa che può portare risultati immediati.
Per essere più chiari e arrivare dritto alla proposta dell’onorevole Carmelo Pullara è necessario fare qualche passo indietro nel tempo ed iniziare dal Novembre 2007, quando l’Ambito idrico e Girgenti acque firmarono il contratto per la gestione del servizio idrico. Nel rispetto del contratto i Comuni erano obbligati a consegnare le reti e le risorse idriche e doveva essere approvata la tariffa, stabilire, in pratica, il costo dell’acqua unico in tutti i Comuni della Provincia serviti da Girgenti acque.
In realtà, solo 27 Comuni consegnarono le reti, mentre sedici si rifiutarono di farlo ed iniziò un susseguirsi di convocazioni di assemblee presso l’Ambito idrico che andarono, per cinque anni, a vuoto senza mai approvare la tariffa.
Tariffa poi approvata nel 2012 dal Commissario nominato dalla Regione. E sempre nel 2012 Girgenti acque chiede il risarcimento delle perdite finanziarie causate dal ritardo dell’approvazione della tariffa e, inoltre, il pagamento dei danni derivanti dalla non consegna delle reti e delle risorse idriche di 16 Comuni. L’importo chiesto da Girgenti acque è di circa 80milioni di euro. Questi fatti hanno anche un risvolto giuridico contenuto nel parere dell’avvocato Mazzarella del dicembre scorso, nel quale in buona sostanza si sottolinea che l’inadempiente Ati non può accusare di inadempienza Girgenti acque. E l’Ati è palesemente inadempiente.
E’ una matassa ingarbugliata, dove non è facile distinguere le responsabilità e mettere ordine. In questo senso non è sbagliato pensare ad una guerra nelle aule di tribunali che potrebbe durare decenni.
Ovviamente nessuno si arrende. Le associazioni a difesa dell’acqua pubblica hanno chiesto di incontrare la Commissione regionale Sanità per ragionare sui danni all’ambiente e alla salute pubblica derivanti dal non corretto funzionamento dei depuratori e altre azioni saranno messe in campo.
Il deputato Carmelo Pullara suggerisce un’altra soluzione assolutamente innovativa e, in qualche modo, rivoluzionaria rispetto ai percorsi scelti fino al momento.
Campione, presidente di Girgenti acque, ha manifestato pubblicamente la sua volontà di cedere le proprie quote sociali. Sul quotidiano “La Sicilia” parla di una possibile vendita ad un gruppo estero. Le quote azionarie di Marco Campione costituiscono il 51 per cento del capitale sociale.
Girgenti acque è un raggruppamento di imprese all’interno del quale c’è il Voltano che possiede il 13 per cento delle azioni ed è una società a capitale interamente pubblico. Capitale formato dai Comuni soci del Voltano. E facendo parte del raggruppamento può esercitare il diritto di prelazione. In pratica, se Campione dovesse vendere, il Voltano ha il diritto di acquistare prima di un terzo esterno al raggruppamento.
Il diritto di prelazione consentirebbe al Voltano e, quindi, ai 43 Comuni di rilevare il 51 per cento di Girgenti acque, che sommato al 13 per cento già in possesso, arriverebbe al 64 per cento. La gestione del servizio idrico, in questo caso, sarebbe pubblica.
Andiamo ai costi dell’operazione.
Oggi l’intero capitale sociale di Girgenti acque è di 4,6 milioni di euro. La quota di Campione è di 2,4 milioni di euro. Il prezzo di mercato potrebbe anche salire e arrivare al doppio, ma la spesa sarebbe comunque divisa tra i 43 Comuni e all’acquisto potrebbe partecipare la Regione per chiudere definitivamente una faccenda che di danni ne ha fatto già troppi e tutti caricati sul contribuente agrigentino.
E’ un nuovo percorso dagli esiti certi e a breve termine se dalle parole si vuole passare davvero ai fatti.