Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Parole, parole, soltanto parole. Parole vuote, che si disperdono nell’aria, che illudono, che si travestono di speranza, uomini di parole che promettono e poi rimangono solo parole…
Quante parole stiamo ascoltando in questi ultimi mesi, quante promesse! Mentre assistiamo inermi ad un proferire di parole che non portano a nessuna verità che sono semplicemente destinate ad un’auto realizzazione personale. Ecco, Gesù Uomo di Parola che mantiene la sua promessa: “Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi… il Padre invierà a voi lo Spirito Consolatore che vi rivelerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.”
Domenica scorsa abbiamo celebrato l’Ascensione, Gesù sale al Padre e lo Spirito Santo suo compagno inseparabile, da Cristo scende su ogni credente sarà proprio lui a insegnare ogni cosa, facendo ricordare tutte le parole di Gesù e, nel contempo, rinnovandole nell’oggi della chiesa.
C’è una sola differenza tra Gesù e il Consolatore: Gesù parlava di fronte ai discepoli che lo ascoltavano, mentre il Consolatore, che con il Figlio e il Padre viene ad abitare nel credente, parla come un “maestro interiore”, con più forza, potremmo dire… Non siamo orfani, non siamo stati lasciati soli da Gesù, e quel Dio che dovevamo scoprire fuori di noi, davanti a noi, ora dobbiamo scoprirlo in noi come presenza che ha messo in noi la sua tenda, la sua dimora.
Siamo dimora Trinitaria se veramente ascoltiamo la sua Parola, saremo capaci di ricevere i frutti dello Spirito d’amore, mitezza, di gioia, bontà, fedeltà, magnanimità, dominio di se. Siamo dimora di Dio quando sappiamo capovolgere il nostro modo di pensare, uscire dal nostro io per incontrare il fratello che è diverso da noi per cultura, religione, colore della pelle, il fratello che dorme sotto i ponti e che ha una visione diversa delle cose rispetto noi.
Sono stanco di ascoltare “personaggi” che promettono cambiamento. Mi chiedo, quale cambiamento? Lo Spirito Santo è il vero vento del cambiamento che da libertà e scuote i nostri schemi. Non basta avere fra le mani un vangelo per dirsi cristiani. Lo spirito di Cristo ci insegna ad amare e ad accogliere tutti indistintamente tutti rispettando i diritti di ogni uomo. Solo colui che opera secondo i valori cristiani, colui che si fa dall’amore che Dio ha per ogni uomo può operare davvero un cambiamento, iniziando ad operarlo nella propria vita.
Non sappiamo ascoltare il silenzio, il Signore non comunica con noi attraverso Face book, WhatsApp o instagram e non ti fa neanche la videochiamata, si rivela nel sussurro di una brezza leggera, ma scatena un uragano dentro chi l’accoglie. L’esperienza dei dodici chiusi in casa per paura si trasforma in un’avventura indescrivibile, si fanno travolgere da un uragano che li strappa alle loro certezze, che li devasta, che li scompiglia e li scapiglia, che li converte, infine. Il fuoco scende nel cuore e li consuma.
Ne loro e ne tanto meno noi possiamo farcela da soli
Sarà lo Spirito ad agire. È arrivato, il dono (annunciato) del Risorto Il cuore ora è gonfio, escono per strada, fermano i pellegrini di passaggio a Gerusalemme per la Pentecoste. Parlano del Maestro, lo professano Messia e Signore e presente.
Mi viene in mente Francesco d’Assisi che una volta ascoltata la Parola di Dio viene trascinato dallo spirito in un vortice di follia (l’amore vero è follia) tanto da riformare e dare un nuovo impulso alla chiesa.
Dato che siamo in questi giorni travolti da discorsi più o meno politici, voglio menzionare un vero politico Giorgio La Pira. Quest’uomo non iniziava nessuna attività prima di invocare lo Spirito Santo.
Nell’autunno del 1953 l’amministratore della Snia, Franco Mariotti, decide di licenziare i 1.750 lavoratori della Pignoni che era una fabbrica storica di Firenze. La Pira scende in piazza insieme agli operai, occupa la fabbrica con loro. Solleva un caso nazionale, tanto da far intervenire il suo amico ministro degli interni Fanfani che invitò infatti La Pira a sospendere ogni manifestazione verbale e di “fare il sindaco secondo le norme che io debbo far rispettare da tutti i sindaci d’Italia”. La Pira rispose: “io non sono un sindaco, come non sono stato un deputato o un sottosegretario, […], ma sono per la grazia del Signore un testimone dell’Evangelo, […] figurati se io posso rinunciare alla Verità e alla giustizia per servire alla lettera la legge, e poi: quale legge?” Si racconta che La Pira, per sbloccare la trattativa, scrisse a Mattei amministratore delegato dell’Eni: “Caro Enrico voglio che tu compri la Pignone” e per superare le sue esitazioni aggiunse, “Caro Enrico non puoi dirmi di no perché me l’ha suggerito lo Spirito Santo”. Le cose andarono come disse lo Spirito Santo e si salvarono molti posti di lavoro.
“Se il Signore non costruisce la casa, Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode.”
Abbiamo tutti bisogno dei doni dello Spirito: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio.
È lui, Lo spirito di Dio, che può orientare la vita verso i cammini della santità, e tutti siamo chiamati alla santità… tutti nessuno escluso, basta volerlo.
È lui che soffia, nonostante tutto.
Buona Pentecoste