Giuseppe Maurizio Piscopo
Comincerei questa storia raccontando che a casa mia non circolavano quotidiani ma solo i libri di scuola e non avevamo la Tv. Eppure un giorno anch’io ho scoperto i libri, i giornali, gli inviati speciali che spedivano gli aerogrammi al mattino e poi venivano pubblicati sul Times. In Italia i primi inviati furono denominati redattori viaggianti. Il capostipite è considerato Vico Mantegazza che dal 1866 effettuò numerosi reportage dai continenti extraeuropei.
Per una volta voglio lasciare spazio alla fantasia e immaginare di essere l’inviato speciale di Sicilia On press a Lisbona.
Ci troviamo in uno dei quartieri più belli del mondo, il quartiere dell’Alfama a Lisbona con i vicoli intricati e i cortili nascosti e le stradine tortuose ombreggiate dagli alberi. E’ un luogo veramente magico in cui perdere il senso dell’orientamento e immergersi nell’anima della città. Brillano i tetti spioventi che digradano verso le acque del Tejo e si rimane rapiti da questo sogno ad occhi aperti.
Qui è nato il Fado di cui vi parlerò, il genere musicale più famoso del Portogallo ( fato in portoghese), in realtà non potrebbe esistere senza la saudade. Le sue malinconiche canzoni trasudano emozione e raccontano storie di separazioni dolorose e svolte del destino, di amori distanti e irraggiungibili. Ascoltare il fado è il modo più semplice per capire la saudade, in tutta la sua evocativa varietà.
Il fado è considerato una sorta di tesoro nazionale; nel 2011 questo genere musicale è stato proclamato dall’UNESCO Patrimonio Culturale Intangibile dell’Umanità, così come dovrebbe accadere da noi per le musiche dei barbieri siciliani se qualcuno mi desse seriamente ascolto. Di fatto, il fado è la musica di Lisbona ( nella città universitaria di Coimbra il fado esiste in una forma diversa, leggermente più cerebrale, in cui gli uomini, in genere gli studenti, cantano dell’amore, della vita bohèmienne e della città stessa). Nessuno conosce le sue origini, anche se i ritmi africani e brasiliani, i canti moreschi e le canzoni dei trovatori provenzali possono averne influenzato le sonorità.
Quel che si sa è che nel XIX secolo il fado si poteva sentire in tutti i quartieri della classe lavoratrice come la Mouraria e l’Alfama, solitamente nei bordelli e nelle taverne malfamate. Era l’inno dei poveri e mantenne la sua disdicevole reputazione fino alla fine del secolo, quando anche le classi più agiate iniziarono a interessarsi di questa musica e portarono il genere verso il grande pubblico. Il fado restò però una forma espressiva locale e poco conosciuta fino al XX secolo, quando riuscì ad attirare l’attenzione nazionale e, in seguito anche quella internazionale.
La cantante che più contribuì a rendere famoso questo genere musicale fu Amalia Rodrigues, “la regina del fado” che divenne noto negli anni 40. Nata nel 1920 e di umili origini, Amalia portò la sua musica dalle taverne ai teatri e poi nelle case tramite la radio e anche sugli schermi cinematografici ( fu protagonista nel film Capas Negras del 1947). Per lei scrissero canzoni i migliori poeti e scrittori dell’epoca. Durante la sua carriera visse alti e bassi, depressioni e malattie, amori e fallimenti.
Amalia raggiunse una grande fama, sebbene la sua reputazione risultasse in parte macchiata dopo la rivoluzione dei garofani del 1974, essendo stata accusata di collaborazionismo con il regime di Salazar ( in realtà vi sono scarse prove a sostegno di questa tesi).Tuttavia negli anni 90 il fado tornò alla ribalta, si inaugurarono nuovi locali a esso dedicati ed emersero nuovi talenti. Amalia fu riabilitata. Alla sua morte nel 1999, all’età di 79 anni il Portogallo dichiarò tre giorni di lutto nazionale e in suo onore fu sospesa la campagna elettorale. Oggi è sepolta nel Panteao Nacional. Al museo del fado qui ad Alfama ho rivisto le vecchie foto di Lisbona rese celebri dal film di Wim Wenders “Lisbon Story”, ho riascoltato il canto malinconico e struggente di Amalia, ho provato i brividi, ho rivissuto l’incontro con Amalia al Teatro du Chatelet di Parigi nel lontano 1979. Alla fine del concerto l’ho abbracciata insieme ai suoi vecchi musicisti. Mai al mondo avrei potuto pensare di rivederla in un Museo.
Sono i grandi misteri della vita…Lisbona è affascinante, non dorme mai con i vecchi tassisti che girano tutto il tempo sorridenti, con i vecchi tram carichi di turisti che salgono e scendono per le strade, incrociando le “lape” che trasportano turisti e bambini spensierati.
Lisbona è affascinante sognante, misteriosa, intrigante. E’ una donna bellissima sfuggente e irraggiungibile. Non ti stanchi mai di guardarla di scoprire le viuzze, le chiese, i castelli. Ovunque si vedono gru e muratori che lavorano ordinati e in silenzio.
La città si sta rifacendo il look affidandosi a mani esperte di architetti e ingegneri. Le piazze sono popolate di gente giorno e notte. Ovunque ci sono street food che vendono pesce soprattutto “bacalhau”.E’ un paese aperto accogliente, multietnico. E’ il paese dove andrò a vivere quando sarò vecchio…