“Che cosa è successo in questa zona della città? Che evento ha causato questo disastro? Un sisma, uno smottamento, una frana. Un intero quartiere fantasma, con case diroccate, strade dissestate e tristezza ovunque”?
Le domande e le riflessioni arrivano da un Vigile del fuoco, originario di Alcamo in provincia di Trapani ed in sevizio presso il Comando provinciale di Palermo, che è stato inviato a Favara con la sua squadra di esperti in ricerche di persone scomparse per partecipare, unitamente alla Protezione civile e alle Forze di Polizia, alla ricerca di Gessica Lattuca la giovane mamma di 27 anni scomparsa la sera del 12 agosto scorso.
La zona in questione è quella parte del centro abitato (?) della città di Favara che ruota attorno al secondo tratto di via Reale, via San Nicolò, discesa degli Orti, a monte, per chi è favarese, di Fonte Canali, un tempo vero cuore pulsante della città, quartiere storico da dove una volta passò anche il Re, da qui appunto Via Reale. Adesso è, invece, un quartiere fantasma con case in rovina, tetti e muri crollati, ricettacolo di rifiuti di ogni genere, simbolo di degrado e abbandono.
“Ecco quello che è successo – dico al mio esterrefatto interlocutore – semplicemente queste case sono state abbandonate. Non rispondevano più alle esigenze della moderna famiglia che aveva bisogno di maggiori spazi. Grazie alle rimesse degli emigranti che sono andati a cercare fortuna all’estero, grazie ad un nuovo benessere che per fortuna è arrivato, insomma grazie al sacrificio di tutti ci si è potuto permettere una nuova abitazione”.
E così invece di restaurare, ristrutturare, riammodernare si è preferito lasciare e spostarsi nelle nuove zone di espansione urbana della città, lasciando qui solo piccoli ricordi che, con il tempo e con la scomparsa delle persone più anziane, sono svaniti. Abbandono ed incuria con conseguente degrado e crolli. Qua e la c’è qualche casa decorosa, abitata soprattutto da anziani, poi solo desolazione con un’intera zona che possiamo definire un quartiere fantasma. Come le ciliegie una tira l’altra, e così prima una famiglia, poi due e poi un intero isolato che lascia. Il mancato utilizzo che causa degrado; pioggia e vento che con la loro azione provocano crolli con un inesorabile effetto domino.
Se il privato ha abbandonato l’Ente pubblico non è certo intervenuto (per fare cosa e con quali mezzi). Di tanto in tanto qualche sopralluogo, alcune ordinanze di pericolo, di sgombero, transenne ed interdizione al transito. Quartiere diventato meta di sbandati con apprensione per chi vi abita ancora e qui ha la propria esistenza. Case (si fa per dire) che diventano facile preda di chi una casa non l’ha mai avuta, ci riferiamo a molti ragazzi extracomunitari, immigrati, neri che dir si voglia che qui hanno adesso la propria casa, in costante pericolo che tutto possa venire giu. L’esperto Vigile del fuoco di situazioni estreme ne ha visto ad iosa, ma nel constatare questo degrado ci dice che lo porrà se non proprio in cima,sicuramente nelle prime posizioni.
Soprattutto per la vicinanza di questa zona di degrado e abbandono, con il vitale centro storico di Favara, con i palazzi baronali che si affacciano proprio sopra i tetti sfondati e le case crollate. Cosa di dovrebbe e si potrebbe fare, chiedo. “Per fortuna non sono io a dover decidere, ci dice, evidente c’è da recuperare, ristrutturare o forse è meglio dire ripensare o meglio ridisegnare”. Senza saperlo il Vigile del fuoco ha avuto lo stesso pensiero di Armando Giglia, giovane dalle brillanti intuizioni prematuramente scomparso a causa di un incidente stradale, che con la sua matita aveva proprio pensato di Ridisegnare Favara.
Chissà quando è chi darà azione al suo pensiero.
Sicuramente è urgente che si cerchi una strada per ridare dignità ad un intero quartiere, anzi ad interi quartieri poiché come questa parte di Favara, altre zone vivono degrado e abbandono. Soprattutto per consentire a chi questi quartieri non li ha abbandonati e vi continua a vivere di farlo in serenità e sicurezza. Non si può far finta di niente e lasciare che inesorabilmente questo degrado continui e si espanda.