di Antonino Vizzini
Visto il prossimo avvio dei corsi di Avviso 2 relativi al rocambolesco click day dell’11 giugno, l’Assessorato all’Istruzione, considerata la grave emergenza sociale dovuta all’espulsione dal lavoro degli operatori storici della Formazione Professionale, per garantire tutti coloro che alla data del 31/12/2008 operavano nel settore con contratto a tempo indeterminato, il 14 settembre ha pubblicato l’ennesima revisione dell’Albo, che dovrebbe essere la guida infallibile per gli Enti che devono assegnare incarichi al proprio esterno. Abbiamo pensato di dare un’occhiata e di tirare fuori qualche numero, per accertarci che le politiche di riccollocazione avviate possano avere successo.
Dalle analisi effettuate, risulta che i lavoratori iscritti all’Albo sono 8.503. La prima riflessione è che, volendoli ricollocare tutti, considerando un costo medio annuo di un lavoratore intorno ai 30.000 euro (valore prudentemente in difetto rispetto alla realtà), servirebbe un finanziamento di €255.090.000, oltre il necessario per le spese di gestione. Considerando che le spese di gestione mediamente incidono per il 20% , mentre quelle per il personale incidono per l’80%, per poterli ricollocare tutti sarebbe necessario un finanziamento annuale di circa €318.862.500, ben lontano dai 125 milioni messi a bando con l’Avviso 2. Quindi, è già scritto nelle cose che la maggior parte degli operatori non troverà collocazione e rimarrà il gravissimo problema sociale in tutta la sua drammaticità.
Ma vediamo di fare un controllo, almeno formale, sui contenuti di quest’albo, tanto per capire quali garanzie hanno i lavoratori di poter essere chiamati al lavoro dagli Enti che ricercano personale:
- l’Albo riporta 260 lavoratori nati entro il 31/12/1951, che hanno quindi tutti i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia;
- Riporta anche 33 lavoratori che il 31/12/2008 erano minorenni, quindi, a meno di voler sostenere che fossero enfant prodige, non si capisce come siano stati assunti dagli Enti e come siano finiti nell’Albo. Il più giovane, il 31/12/2008 aveva ben 11 anni, un vero fenomeno!
- Per agevolare la ricerca di personale fornito delle competenze necessarie per l’erogazione dei vari moduli, è stato pubblicato il titolo di studio di ciascun operatore. Peccato che questi titoli di studio non sono stati normalizzati in tabelle, per cui si contano 1.510 titoli di studio espressi con parole diverse per 8.503 lavoratori, cioè un titolo di studio diverso ogni 5,63 lavoratori. Chiaramente, fare ricerche in questa caotica galassia di titoli di studio è praticamente impossibile, a parte il fatto che il solo titolo di studio è ben poco significativo, per cui gli Enti alla ricerca di personale sono costretti ad operare pressoché alla cieca.
- L’Albo ci dice che vi sono 513 operatori inquadrati nell’Obbligo Formativo, 5803 lavoratori inquadrati negli Interventi Formativi e 1870 lavoratori inquadrati nei Servizi Formativi (Sportelli Multifunzionali). Purtroppo, ci dice anche che vi sono 317 lavoratori non inquadrabili in nessuno dei tre rami in cui si divide la Formazione. Di grazia, darebbe possibile sapere cosa facevano questi 317 il 31/12/2008? Sempre che facessero qualcosa, naturalmente.
- L’Albo ci dice anche che esistono 340 lavoratori di cui sono ignoti l’area funzionale e il profilo di inquadramento. Questo è particolarmente critico, dal momento che le disposizioni sul ricollocamento impongono di ricollocare i lavoratori in coerenza con l’area funzionale di appartenenza pubblicata nell’Albo. Come la mettiamo? E siamo sicuri che questi 340 abbiano mai avuto un inquadramento negli Enti prima del 31/12/2008?
- Per finire, come ciliegina sulla torta, segnaliamo anche che vi sono 44 codici fiscali che non superano il controllo di validità formale definito dagli algoritmi del Ministero delle Finanze.
Tiriamo qualche somma. Chiaramente, abbiamo potuto verificare solo l’integrità semantica dei dati riportati nell’Albo, cioè che il valore di un dato sia formalmente coerente con ciò che rappresenta. Dati i risultati non lusinghieri, possiamo lecitamente temere che anche l’integrità sostanziale, cioè la veridicità di dati pur formalmente corretti, lasci molto a desiderare.
Come ovvio, non abbiamo potuto verificare l’esistenza in vita, il reale possesso di un titolo di studio e via dicendo, ma temiamo che anche qui si possano trovare sorprese non piacevoli, perché, come si dice scherzosamente fra informatici, gli errori sono come gli scarafaggi, quando ne vedi uno significa che hai la casa piena.
Ciò su cui vogliamo focalizzare l’attenzione è che la sopravvivenza di 8.503 famiglie dipende dalla correttezza dei dati pubblicati in questo Albo e abbiamo dimostrato, con quanto a nostra disposizione, che essa lascia molto a desiderare. Riteniamo, da un lato, inconcepibile che una Pubblica Amministrazione mantenga una base di dati, sulla quale dovrebbe lavorare continuamente dal lontano 1976, nelle condizioni che abbiamo riscontrato in quest’albo. Riteniamo che debba essere posto rimedio al più presto, con la pubblicazione di un albo realmente error free che permetta la giusta ricollocazione dei lavoratori.
E ci chiediamo, con amarezza, per quale asimmetrica considerazione l’Amministrazione possa rendere pubblici elenchi in questo, stato mentre la mancanza di una firma su un foglio nei concitati momenti del click day dell’11 giugno non sia ritenuta sanabile, condannando 15 incolpevoli giovani a non poter fruire di un percorso formativo necessario al loro inserimento nel mercato del lavoro.