Giuseppe Maurizio Piscopo.
Incontriamo Salvatore Sciacca un personaggio siciliano di spessore, nato Ludwingshafen in Germania. Si è laureato al Conservatorio a soli 21 anni presso il Conservatorio V. Bellini di Caltanissetta sotto la preparazione del maestro Francesco Buzzurro. Nella vita è professore di musica. Un maestro speciale che ha approfondito lo studio della musica Jazz, quella brasiliana e siciliana. In teatro e sul palcoscenico è il chitarrista di grande estro e di raffinata sensibilità musicale. Ha suonato in Belgio, Ungheria, Polonia, Spagna, Francia, Sardegna, Repubblica Ceca. Ha ricevuto premi e riconoscimenti. Ha collaborato con il celebre chitarrista Richard Smith chitarrista e docente di una delle più prestigiose accademie della California. Salvatore Sciacca ha inciso diversi cd. Per me Salvatore e la chitarra sono una cosa sola. Nella mia fervida fantasia pensate ho immaginato che il suo primo giocattolo sia stato una chitarra e che sia nato tenendola per mano…
Quando nasce la tua passione per la musica?
Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia in cui la musica era sempre presente e veniva ascoltata tutti i santi giorni. La mia vera passione nasce all’età di 11 anni, quando iniziai a studiare chitarra classica con il Maestro Stefano Fragapane.
Che tipo di bambino sei stato, eri felice?
Sono il più piccolo di tre figli e di conseguenza anche il più coccolato. Ho avuto un’infanzia serena, molto tranquilla. I miei genitori mi hanno sempre incoraggiato a raggiungere nuovi traguardi e a guardare sempre più in alto.
Sono felici i bambini di oggi?
Non lo so! Credo che la felicità dei bambini dipenda soprattutto dal contesto familiare in cui vivono. La principale fonte di serenità per i più piccoli risiede sempre in un solido legame di coppia che sappia donare amore e serenità ai figli.
Quale ricordo conservi della scuola elementare, dei tuoi compagni e del tuo maestro?
In Germania ho frequentato fino alla terza elementare. Dalla quarta in poi ho proseguito gli studi a Favara. Ricordo che il mio trasferimento è stato un po’ travagliato. Non sono mancate le difficoltà per integrarmi. Mi sono sentito quasi uno straniero a casa mia, nella terra nativa dei miei genitori. Poi, grazie alle
maestre, in poco tempo mi sono ambientato ed ho fatto amicizia con i miei compagni di cui conservo sempre un carissimo ricordo. Con alcuni ogni tanto ci vediamo.
Ricordi il primo libro che hai letto?
Si. Il primo libro l’ho letto alle medie si intitolava: “Tre uomini e una barca” di Jerome Klapka. Lo ricordo ancora con piacere. Era molto divertente da leggere.
Ricordi il primo brano che hai suonato?
Le prime note che ho suonato erano legate agli studi delle prime lezioni di chitarra di Julio Sagreras. Il primo brano che ho suonato è stato Giochi proibiti di Francois Boyer.
Raccontami della prima chitarra che hai avuto…
La prima chitarra che ho avuto non era di ottima fattura, buona soltanto per avere un approccio dignitoso con gli studi iniziali.
Nella mia vita e nei miei viaggi ho ascoltato nella mia vita: da Carlos Santana, Jimmy Hendrix, Eric Clapton, Alex Britti, Francesco Buzzurro nostro amico comune. Tu fai parte dei grandi chitarristi italiani. Come ti senti accanto a Franco Cerri, Maurizio Salieri, Riccardo Zappa?
Sono chitarristi che hanno lasciato e continuano a lasciare un segno indelebile nel panorama chitarristico mondiale. Tra i chitarristi che hai ricordato, ricordo con gioia di aver potuto studiare con Francesco Buzzurro che mi ha trasmesso l’amore per il latin jazz e la bossa nova, anche se il mio vero ed unico amore rimane sempre la classica. Studiare Rodrigo, Torroba, Barrios, Paganini e tanti altri, diventa ogni giorno un progresso che ti migliora nell’interpretazione, cura del suono e controllo delle dinamiche.
Hai uno stile inconfondibile. Con la sola chitarra riesci ad accompagnare un brano musicale in maniera magistrale.
Se oggi riesco con una certa facilità ad arrangiare e ad accompagnare diversi brani, lo devo al rapporto che ho sempre avuto con lo strumento. Non mi sono mai limitato a studiare nero su bianco, ho avuto sempre la curiosità di suonare brani differenti: dalla tarantella, ai brani di Freddie Mercury, da Claudio Baglioni a Lucio Battisti. Credo che la musica alla fine debba arrivare diritta al cuore e ognuno fa questo con il proprio strumento a con le proprie competenze a prescindere dal genere.
Mi puoi parlare del tuo rapporto di amicizia con Francesco Buzzurro?
Un rapporto di amicizia puro, vero e senza filtri.
La religiosità nel nostro mondo è importante?
La musica unitamente alla preghiera riesce a portare l’anima in alto verso una dimensione di beatitudine che ci porta a sentire la presenza di Dio che ci ama e che ci ha dato la vita. Con mia moglie Giusy Pitruzzella
Abbiamo realizzato un disco religioso dal titolo: Essenziale che ha riscosso grande successo di pubblico e di critica. Il cd contiene 12 brani inediti composti ed arrangiati da me.
Cosa pensi del chitarrista Andres Segovia?
Credo fermamente, che se oggi la chitarra classica approdi nelle maggiori sale da concerto in parte lo dobbiamo al suo immenso contributo. Andres Segovia è considerato uno dei maggiori sviluppatori della tecnica della chitarra classica di tutti i tempi. Da ragazzino avevo una sua musicassetta che ascoltavo di continuo. Segovia è stato e rimarrà un esempio per tanti chitarristi classici e non solo.
E di Paco De Lucia che ho incontrato personalmente a Palermo qualche anno fa cosa pensi?
Paco dE Lucia viene considerato il Dio della chitarra flamenca. In realtà non amo molto il flamenco, ma sentire Paco, la sua energia, le sue armonie mi fa pensare che difficilmente potrà nascere un chitarrista come lui . Grande Paco!
La chitarra è come una donna?
La chitarra è una donna elegante e bellissima. Non potrei immaginarla diversamente.
Hai suonato in giro per il mondo, mi puoi raccontare un ricordo particolare?
Ricordo con immenso piacere un concerto a Teramo.Mi chiesero tre bis che accontentai con vero piacere, ma al quarto avevo esaurito il repertorio,… scherzi a parte, per me è stato uno dei concerti indimenticabili. Si era creato un bellissimo rapporto con il pubblico che ha apprezzato e gradito moltissimo la mia performance.
Qual è la città nella quale ti piacerebbe suonare?
Roma. Mi piacerebbe tornare nella capitale dove ho lasciato meravigliosi ricordi e dove perfezionato gli studi musicali sotto la guida del Maestro Stefano Palamidesi.
Qual è il potere della musica nella società di oggi?
Grazie ai media, la musica arriva nelle nostre case con estrema facilità. Spesso quella commerciale arriva per prima ai giovani. Credo resti fondamentale fin dalle scuole dell’infanzia, educare i bambini all’ascolto della musica classica e degli altri generi di musica che non siano solo commerciali.
Quali sono i tuoi musicisti di riferimento?
Se penso alla chitarra classica il mio riferimento è senz’altro Julian Bream, uno dei più grandi chitarristi del
ventesimo secolo. Bream ha un carisma ed un fascino straordinario soprattutto nel suo modo di interpretare i brani. E’ unico.
Hai mai pensato di lasciare Favara e la Sicilia?
Lo pensavo spesso da giovane. Per un certo periodo ho vissuto a Roma. Poi il lavoro di insegnante mi ha portato a Favara, dove oggi vivo con la mia famiglia.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sto suonando in alcuni concerti da solista con un repertorio tipicamente classico e sto lavorando al mio primo disco da solista. Collaboro con il gruppo storico della Compagnia popolare favarese che ci vedrà impegnati in un tour in tutta Italia e presto incideremo un cd con le canzoni di solfatara che farà parte di un libro-cd dal titolo: “Carusi di zolfo”. Infine, sto ultimando un cd con il Maestro Graziano Mossuto per chitarra e fisarmonica nel quale proporremo al grande pubblico diversi stantard jazz e tanghi argentini rivisti con un gusto dal sapore tutto mediterraneo.