Giuseppe. Maurizio Piscopo
Conosco Sara da una vita. E’ una maestra speciale, sempre sorridente, attenta e positiva. Una maestra che sa ascoltare i bambini e riesce a coinvolgerli in mille attività. Con la sua fantasia riesce a trovare le parole d’oro, le parole giuste per rendere felici i bambini e regalare tanta serenità. Confesso, che avrei voluto lavorare con lei nello stesso modulo, ma non ho avuto questa fortuna nella mia vita. Ma lasciamo che sia lei stessa a presentarsi.
Mi chiamo Sara Carrara, sono nata a Palermo, ho 55 anni.
Sono una maestra di scuola primaria da circa 36 anni.
Amo viaggiare, cucinare, “fare” cose con le mani (disegnare, cucire, ricamare, lavorare a maglia, impastare…).
Quali sono state le tue letture da bambina?
La mia casa paterna era, ed è, stracolma di libri. Quando ero ancora molto piccola, i miei genitori comprarono una raccolta di fiabe sonore a fascicoli settimanali quelle che iniziavano con la canzone “A mille ce n’è…” Le adoravo! Ascoltavo il 45 giri così tante volte da impararle a memoria e quando qualcuno veniva a trovarci sfogliavo l’albo illustrato e raccontavo, dando l’impressione a tutti di saper leggere…
Le mie prime letture sono legate alla letteratura classica per l’infanzia: Piccole donne, La piccola Dorrit, Senza famiglia, Le avventure di Huckleberry Finn, Le avventure di Pinocchio e poi una serie di storie di Gianni Rodari, tra cui “Cipollino”, e tante altre.
Il ricordo più divertente è legato alla lettura dei fumetti di mio padre, ne aveva tantissimi e, soprattutto dopo la nascita di mio fratello ( che era pestifero), per evitare che li rovinassimo,
li mise al riparo sopra un armadio…io li leggevo di nascosto e, quando ormai più grandi, avemmo il permesso di prenderli, li avevo già letti quasi tutti! Flash Gordon ,Mandrake, Rip Kirby, Tintin,..che meraviglia!
Puoi descriverti da bambina. Cosa ricordi del primo giorno di scuola?
Ero una bambina molto tranquilla, molto chiacchierona, mi piaceva cantare e disegnare. Amavo stare a contatto con la natura ed ho imparato ad amare gli animali e la campagna così tanto da scegliere di vivere fuori città, circondata dal verde e da tanti amici a 4 zampe.
Se consideri che in città dovevo soltanto attraversare la strada per arrivare a scuola e adesso mi alzo ogni giorno alle 6 per raggiungerla, capisci qual è il valore che do a questa scelta.
Nelle foto che mi ritraggono da piccola ho quasi sempre una lunga coda di cavallo fissata da un grande fiocco bianco: era il compromesso raggiunto con mia madre purchè non mi facesse tagliare i capelli!
Del mio primo giorno di scuola ricordo una splendida maestra: accogliente ed amorevole.
Era già molto avanti per l’epoca e ci fece fare tante esperienze indimenticabili in classe.
Da lei ho imparato molto. Sono andata a trovarla una volta. E’ stato davvero commovente.
Poi abbiamo cambiato casa e quartiere e le esperienze successive non sono state idilliache.
Sapevo già, in cuor mio, che sarei diventata una maestra e mi ripromisi, già da allora, che non avrei fatto mai differenze con i miei alunni. Li avrei amati ed apprezzati per quello che erano, avrei valorizzato i loro talenti ed è quello che cerco di fare ogni giorno, pur tra mille difficoltà.
Tu sei una splendida maestra. Come vedi i bambini di oggi, sono felici?
Non so se i bambini di oggi sono realmente felici. Vedo genitori che si affannano nella ricerca di quelli che io definisco “strumenti compensativi”: giochi elettronici sofisticati, palestre, feste megagallattiche per il giorno della Comunione…basterebbe che gli regalassero il loro tempo e la loro attenzione. E’ questo che rende un bambino veramente felice, più di mille giocattoli, più di mille marchingegni!
Negli ultimi anni, in classe, è aumentato il numero di bambini con problemi di linguaggio e
ciò è causato proprio dalla mancanza di attenzione che si dedica loro in famiglia. Vengono ascoltati poco, dialogano troppo poco…
Quanto hanno influito i tuoi genitori nelle tue scelte?
La mia mamma è stata un’insegnante ed ha amato molto il suo lavoro. Se lo “portava a casa” ogni giorno ( come ben sa chi fa questo mestiere ) e con la sua dedizione, con il suo esempio, con le sue scelte che condizionavano e, spesso, coinvolgevano tutta la famiglia, mi ha trasmesso l’amore per la mia professione.
Ha sempre lavorato in “scuole a rischio” ed è stata di aiuto a molti bambini ed a molte famiglie. Con semplicità, con affetto sincero.
Un esempio da emulare ed io ce la metto tutta per essere come lei.
Che cosa non hanno capito gli uomini delle donne, prima dicono di amarle e poi le massacrano?
Le donne sono curiose, vitali, energiche, anche quando sembrano rassegnate, in realtà hanno mille risorse.
Gli uomini le temono da sempre ed il solo modo di sottometterle è la forza, la brutalità.
Ho amato ed amo gli uomini, mi fanno un’infinita tenerezza, ma non li stimo: sanno inorgoglirsi o commiserarsi. Sono eccessivi in ogni loro manifestazione.
Quando sono piccoli sono puri, disarmanti. Molto più delle bambine. Poi qualcuno ( padri, fratelli, nonni…) gli inculca frasi, atteggiamenti, cliché e loro cambiano. Senza sapere né come né perchè .
Un celebre scrittore russo ha scritto: “La bellezza salverà il mondo”…
Credo molto in questa frase. Abituo fin da piccoli i miei alunni ad osservare ed a scoprire il bello che c’è intorno a loro.
Il bello palese, il bello nascosto. Il bello oggettivo, il bello soggettivo.
Li porto in giro alla scoperta di musei, teatri, palazzi, libri, campi…
Vorrei che la bellezza fosse sempre nei loro occhi. Vorrei che non si stancassero mai di stupirsi.
Per amare, per godere delle piccole cose. Per salvarsi e per salvare.
Tu ami viaggiare con il camper, puoi raccontarmi come si trascorre una giornata in camper, è comodo?
Ho iniziato a viaggiare tanto tempo fa con zaino e sacco a pelo insieme a 2 inseparabili amici ( uno l’ho persino sposato!). Abbiamo conosciuto l’Europa di un’ epoca che non c’è più: la doppia faccia poverissima o ricchissima della vecchia Jugoslavia che usciva dalla dura repressione di Tito, la Romania dominata dal sanguinario Ceausescu, una Berlino con i resti ancora in piedi di un terribile muro d’odio. Ho visto tanto e, pur non conoscendo bene l’inglese, ho scambiato le mie cose e la mia vita con tanta gente che è rimasta nel mio cuore.
Il posto più lontano e selvaggio che ho visitato è stato l’Islanda. Una terra lontanissima dalla mia, ma con tante similitudini.
Da ogni posto ho imparato qualcosa. Ogni persona mi ha arricchita fino a farmi diventare quella che sono. Ho soprattutto imparato il rispetto per luoghi, religioni, usanze…
Abbiamo comprato il camper un po’prima che nascesse mio figlio. Abbiamo regalato anche a lui la possibilità e la voglia di conoscere e confrontarsi.
Un viaggio in camper ti dà la possibilità di fare ciò che vuoi, quando vuoi. Un po’ come lo zaino ed il sacco a pelo…è solo un po’ più comodo!
Viaggiando ho scoperto che il miglior modo di investire sul futuro sono i bambini. In tutto il mondo si creano spazi, aree gioco, parchi per farli crescere in maniera sana e divertente anche all’interno di uffici, ristoranti, centri commerciali.
Dai fasciatoi, ai seggioloni, ai giochi d’acqua ed ai giochi musicali sui marciapiedi.
In qualunque quartiere; dal centro alla periferia. Con grande rispetto per tutti.
Qual è l’ultimo libro che hai letto?
“In-gratitudine” di Jenny Disky.
E’ l’autobiografia dell’autrice che ha vissuto il trauma dell’ adozione.
L’ho scelto soprattutto perché volevo leggere un racconto vero, di vita vissuta per capire meglio l’esperienza di un’alunna.
Come si diventa maestra e come si vive oggi questo lavoro?
Il nostro è un lavoro bellissimo. Non potrei essere altro da una maestra.
Ma la burocrazia sta spegnendo piano piano la voglia di fare bene le tante cose che abbiamo sempre fatto con passione e dedizione.
Non siamo gratificati. Siamo spesso “attaccati” ed usati come capro espiatorio da famiglie “disattente” ai reali bisogni dei figli.
Cosa pensi delle telecamere nascoste a scuola per controllare il lavoro dei maestri?
Io vorrei che le telecamere denunciassero il nostro essere aguzzini quando facciamo stare seduti per 5 ore e mezzo dei bambini che dai 5 ai 10 anni che hanno l’argento vivo addosso. Che ci ritraessero mentre gli facciamo fare un’unica pausa di un quarto d’ora, spronandoli a sbrigarsi con quelle merende, perché inseguiti a nostra volta dal cambio dell’ora con il collega. Vorrei che le telecamere riprendessero la mancanza di spazi esterni adiacenti le scuole idonei ai giochi, alla sperimentazione di orti, al contatto con gli animali.
Vorrei non aver mai visto le scuole europee così “a misura di bambino”, da farmi vergognare per il poco che offriamo nelle nostre scuole. Specialmente al Sud…
Se le telecamere aprissero gli occhi a chi ci dirige, allora sì, sarei d’accordo che fossero in ogni angolo!