L’acqua allo stesso costo nei 43 Comuni della provincia di Agrigento, senza “sperti” e “babbi” è il primo passo per la gestione pubblica del servizio che dovrebbe nell’immediatezza sancire l’assemblea dei “43” sindaci dell’Ati idrico.
Pagare tutti allo stesso modo per pagare meno.
La recente sentenza del Tar Palermo che ha rigettato il ricorso presentato da Girgenti acque, confermando il provvedimento interdittivo del Prefetto, Dario Caputo, e l’approvazione da parte dell’Ambito della risoluzione del contratto con il gestore per inadempienza, aprono la strada per la nuova gestione pubblica del servizio idrico integrato, che nel rispetto della legge deve prevedere lo stesso trattamento per l’utenza di tutta la provincia che corrisponde all’Ambito idrico di Agrigento.
Oggi, non ci sono più le ragioni della divisione tra Comuni consegnatari delle loro reti a Girgenti acque e i cosiddetti “ribelli” che non hanno accettato la gestione del privato. Nel futuro delle città agrigentine dovrebbe esserci un servizio idrico identico e allo stesso costo.
Ma il futuro dell’acqua è nelle mani dei sindaci che compongono l’Ati idrico, sebbene divisi in due gruppi: quelli che hanno l’acqua in abbondanza e vogliono mantenere il privilegio delle “loro” sorgenti e quelli costretti ad acquistare il bene essenziale a costi elevati.
A fronte della divisione c’è il sacrosanto diritto al facile accesso da parte dei cittadini ad un bene irrinunciabile. E’ ancora una ferita aperta la vicenda della cessazione del servizio a migliaia di utenze nella città di Favara, quando Girgenti acque tagliò l’acqua e si spinse anche a bloccare lo scarico fognario ai padri di famiglia che non potevano pagare. Alla particolare notizia i sindaci che si sono ribellati alla gestione di Girgenti acque, avranno pensato alla bontà della loro scelta, a loro non poteva capitare un simile vergognoso evento. Mi chiedo se hanno, nello stesso tempo, pensato al diverso costo del servizio per l’utenza agrigentina, alla tariffa applicata dal commissario regionale, al sedersi nella stessa assemblea dell’Ati seppure nulla o quasi delle decisioni avrebbero coinvolto le loro comunità.
Con Girgenti acque commissariata, con il faro acceso dello Stato sul servizio e con la risoluzione del contratto si apre un nuovo scenario. Già giovedì prossimo i 27 Comuni che hanno rispettato le regole dell’Ati si incontreranno a Ribera per ragionare sul futuro, che si inizia dalla cancellazione dalla netta divisione tra Comuni “babbi” e i “sperti”, per continuare sull’utilizzo di tutte le risorse idriche del territorio agrigentino, sul contenimento dei costi a carico dell’utente. Un incontro propedeutico a quello con tutti i sindaci dell’assemblea.
Intanto, l’utenza da tutta la faccenda si aspetta quello che ha sempre desiderato e cioè un servizio adeguato e a costi accessibili, realizzabile solo a condizione dell’utilizzo comunitario delle risorse idriche e con l’applicazione di un’unica tariffa, confortati dal fatto che oggi lo Stato c’è, mentre la Regione continua ad essere latitante. A tal proposito, da Palermo sui recenti fatti agrigentini, non arriva né una lacrima, né un sorriso. Preoccupante, questo atteggiamento che suona come un “badateci voi, una rogna in meno”.