Ieri sera “Il piccolo teatro…seguimi!” ha chiuso con grande successo la terza edizione di RASSEGNAti.
In scena il cuore, i ricordi, il divertimento e l’arte dello spettacolo offerta con competenza e professionalità dalla compagnia “Il piccolo teatro…seguimi”, da Giuseppe “Cioppino” Crapanzano e dalla sua Cioppy Group Events.
Una serata iniziata con il ricordo di Padre Calogero Brancato e dell’indimenticabile Gaetano Sorce, una sorta di regalo al pubblico ad inizio dello spettacolo che ha toccato il cuore dei presenti con leggerezza, con naturalezza e senza nessuna forzatura alla commozione. Poi “Il piccolo teatro…seguimi!” con “la fortuna con l’effe maiuscola”.
“È un Eduardo minore quello di questa pièce, scritta nel 1942 in collaborazione con Armando Curcio – ci spiega il regista Lillo Trupia– ma pregno di quasi tutti gli ingredienti di quello maggiore: la leggerezza, l’ironia sottile, mai sbracata, con forte senso etico, mai moralista, una punta di poetica malinconica, un volo di rimpianto e una struggente tenerezza verso i suoi personaggi, specie quelli più deboli e indifesi. L‘opera – continua Trupia – riproduce costumi e immagini palpitanti di verità attuali e inconfutabili: valore della famiglia, rapporti e incomprensioni fra coniugi, fra genitori e figli, solidarietà, indispensabilità dell’amore per tenere unito il nucleo familiare, fiducia nei giovani figli adottati”.
La regia, fedele al suo progetto di traporre il teatro napoletano in chiave siculo-favarese, propone questa edizione della commedia, ambientandola in una Favara dei tempi trascorsi e presentando con assoluta sincerità e con mano garbata i caratteri dei vari protagonisti: Giovanni Popolo (Peppe Trupia) uomo grottesco in apparenza, ma carico di amarezza e malinconia, il quale nello sforzo di far quadrare i magri pranzi con le magre cene, si assume l’onere, ora con mezze parole,ora con frasi appena accennate, di criticare le ingiustizie della vita e della società.
Cristina (Cettina Bennardo madre adottiva, ma piena di tenerezza e di umanità, disposta a passare guai per Liccuzzu (Giuseppe Crapanzano Cioppino) rimasto orfano e cresciuto da lei. A quest’ultimo “poviru malateddru”, mezzo scemo e dispettoso, si sono volute affidare alcune sottolineature non macchiettistiche e talvolta quasi patetiche.
Sullo sfondo una realtà piena di tribolazioni e di miseria, che si arrabatta alla ricerca di quanto mai attuale riscatto sociale attraverso il sogno di una ricchezza improbabile: da una improvvisa eredità o da un lotto settimanale, gioco perenne tra miseria e nobiltà, piccoli imbrogli e bontà di cuore.
In platea applausi e risate a scena aperta a chiudere una stagione teatrale di grandissimo livello.