Sento il dovere di scrivere una nota a margine di quanto si è venuto a creare attorno ad un’iniziativa che voleva solo e soltanto cancellare delle oltraggiose scritte frutto dell’odio razziale e di una distorta visione della storia e che, invece, rischia di provocare un polverone di cui si poteva – e si è ancora in tempo per spegnerlo! – fare a meno.
I fatti: delle scritte apparse sulle fiancate di edifici della città e di cui si è occupata la stampa sono rimaste lì per mesi sino a quando, due realtà cittadine diverse, l’una all’insaputa dell’altra, prendono in considerazione la volontà di cancellarle non foss’altro che per offrire un servizio alla città, concorrendo così a ristabilire quel decoro urbano che migliora la qualità della vita di noi tutti e che si vuole offrire agli occasionali ospiti in visita alla nostra città. Per quel che riguarda l’approccio organizzativo seguito dal tavolo tecnico che sovrintende all’organizzazione della XI Edizione della Festa della Legalità, sono stati curati tutti i passi che un’iniziativa del genere solitamente richiede: 1) Comunicazione all’Amministrazione Comunale – sotto la cui egida viene presentata, valutata ed approvata ogni iniziativa della manifestazione pro Legalità – per la giusta conoscenza; 2) Richiesta di nulla-osta a procedere agli organi inquirenti, trattandosi di scritte su cui sono state avviate delle indagini per risalire agli autori; 3) Contatto con i proprietari degli immobili per la dovuta messa a conoscenza e per il necessario consenso ad operare; 4) Sensibilizzazione della Parrocchia di riferimento per un più esteso coinvolgimento e per una più efficace comunicazione; 5) Condivisione con il tavolo tecnico a cui siedono l’Amministrazione Comunale, tutte le Scuole cittadine e tutte quelle Associazioni che hanno chiesto di farne parte, poiché come più volte ricordato nel corso dei 10 anni di storia, tutti possono accostarsi all’organizzazione della Festa della Legalità, offrendo il loro impegno e la loro propositività. Da nessuno di questi Soggetti è stato mai prospettato l’uguale interessamento da parte di chicchesia.
Questo sino a ieri quando scendono in campo i componenti dell’Associazione LiberArci per realizzare il loro piano di recupero. Questi i fatti. Passo adesso a delle riflessioni che sento di voler condividere con tutti voi. Quando ad animare un’iniziativa, qualunque essa sia, è un autentico spirito di servizio alla città, nella consapevolezza che la città appartenga a tutti i suoi abitanti – e non solo! – scoprire che la stessa iniziativa è nata nella mente di più persone, proprio per quanto sopra detto, ciò non può e non deve rappresentare un problema. Buon senso vuole che, chi viene a conoscenza per primo dell’altro/i non deve far altro che civilmente, fraternamente, rispettosamente prendere contatti per condividere quello che, in un percorso di virtuosa condivisione, si presenta come un’importante opportunità di crescita e di qualificante esercitazione all’inclusione, all’accoglienza ed alla condivisione. Prima di muoversi operativamente, quindi, è sempre meglio predisporsi positivamente secondo una visione di armonizzazione e di fraterna, ribadisco, condivisione.
Se ci si lascia prendere, invece, dal pregiudizio, dalla presunzione e dalla tentazione dello Ius primi acti, allora tutto rovinosamente si complica e si sarà perduta un’ennesima importante occasione di servizio alla città e di rispetto reciproco. Come diceva il sempre ricordato Giudice Rosario Livatino: . . . nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili”. Si è ancora in tempo per trasformare una incresciosa situazione di imbarazzo in una virtuosa occasione di CONDIVISIONE!. Basta volerlo e condividerne la volontà, in un contesto di rispetto di ruoli, di reciproche responsabilità e, soprattutto, di autentica fraternità favarese.
Gaetano Scorsone