Giuseppe Maurizio Piscopo
Giuseppe La Russa è nato a Trabia (Pa) nel 1957.
Ha Insegnato dal 1981 Lingua e Letteratura Inglese in diverse scuole di Palermo ed è attualmente in servizio presso il Liceo Scientifico “S. Cannizzaro”.
Nella stessa scuola, e in diverse altre della provincia, ha organizzato e condotto corsi di alfabetizzazione del linguaggio cinematografico e audiovisivo e ha costituito molti anni fa, insieme ad altri insegnanti, l’associazione culturale “Officina Immagine”, con sede a Palermo, all’interno della quale riveste il ruolo di presidente. L’associazione si prefigge l’obiettivo di diffondere nelle scuole la conoscenza e la pratica del linguaggio cinematografico e audiovisivo e a tale scopo ha elaborato e realizzato progetti; ha organizzato convegni e rassegne; ha condotto laboratori per la formazione di giovani studenti, adulti, docenti di varie discipline.
Giuseppe La Russa ha partecipato regolarmente ai più significativi Festival cinematografici, nazionali e internazionali ( Taormina, Giffoni, Pesaro, Roma, Locarno, Edimburgo, Londra..).
Ha pubblicato diversi saggi sulla cultura cinematografica e letteraria, articoli brevi di critica cinematografica e si è occupato delle preparazione di materiali per gli insegnanti della scuola superiore. All’Università degli Studi di Palermo è stato cultore della materia per la cattedra di Lingua e Letteratura Inglese e per quella di Storia del Teatro e dello Spettacolo, facendo parte dello staff di ricercatori del Laboratorio Cinematografico per la realizzazione di numerosi progetti sulla Storia del Cinema e delle principali teorie di critica cinematografica. Ha fatto parte della redazione della rivista di cultura cinematografica “Fiction” dell’Università di Palermo e della rivista “Ad occhi Aperti”pubblicata a Palermo dall’Associazione culturale Eikonos.
Ha scritto progetti e sceneggiature per la realizzazione di cortometraggi in alcune scuole della città : “Benedetto” e “Attenti al Lupo” per il Liceo Scientifico “B. Croce”; ha condotto diversi laboratori sulla storia del cinema al Liceo Scientifico “S. Cannizzaro”, collaborando con il regista Pasquale Misuraca per la realizzazione del documentario “Cos’è la scuola?”.
Nel 2012 ha realizzato per Officina Immagine il documentario “Innesti – Ritratto di Peppino La Terra” e nel 2015 ha completato il cortometraggio “L’inventore di sogni” tratto dall’omonimo romanzo di Ian McEwan.
Quando nasce la tua passione per il cinematografo?
Potrei rispondere che penso di essere nato già con un vivo interesse per il racconto e le immagini.. Non credo però che questo sia molto scientifico… Certamente so che il mio primo grande narratore è stato il mio nonno materno ( che da giovanissimo si era trasferito – assieme a mia nonna- da Ragusa a Trabia, alla ricerca di lavoro). A lui, alle sue storie, fantasiose e sempre avvincenti, alla sua grande capacità inventiva, devo lo sviluppo di tale passione. Non avevamo ancora la televisione a casa. Vi è arrivata quando ero già un ragazzino ma grazie alle storie del nonno Saro io cominciavo a sviluppare un grande serbatoio/repertorio di immagini che mi porto ancora dentro.
Che cos’è il cinema?
Il cinema è passione enorme, è studio, è grande interesse e fonte di piacere. Non ho un atteggiamento troppo selettivo nei confronti delle sue varie espressioni; vedere un film, al cinema, entrare in sala, è di per sé festa.
Qual è il primo film che hai visto?
Anche per questo ho un vivido ricordo, legato alla mia infanzia, a mio nonno, a Trabia. Noi abitavamo – nella vecchia casa dei nonni – nella parte alta del paese e un pomeriggio d’estate si diffuse la notizia di una proiezione cinematografica nell’ampio cortile della nostra scuola elementare. La proiezione era quindi all’aperto e occorreva portarsi le sedie da casa. La scuola si trovava all’estremità opposta del paese, quasi vicina al mare. Niente ci scoraggiò e all’orario previsto ci presentammo puntuali come nucleo familiare quasi al completo, e naturalmente il nonno era stato quello che più di altri si era entusiasmato. Il film, proiettato su un grande lenzuolo bianca attaccato a un muro, era “I dieci comandamenti” del grande Cecil B. DeMille!
Qual è la forza di un film, qualcuno sostiene che un film può cambiare il mondo?
Non so proprio cosa può riuscire a cambiare il mondo.. Forse, se qualche speranza si può ancora coltivare, solo la bellezza e la gentilezza potrebbero riuscire a migliorarlo. Comunque è certo che un mondo senza cinema sarebbe più povero e arido. Nella storia del cinema, arte tutto sommato abbastanza giovane, possiamo trovare dei film capaci di offrire stimoli importanti e sviluppare energie positive…
Ti è capitato di rivedere lo stesso film due volte, in età e periodi diversi della tua vita, cosa hai provato?
Sì, tante volte… è chiaro che, fosse anche solo per puro piacere visivo, un film lo si può vedere e rivedere. Mi è capitato di rivedere qualche film a distanza di svariati anni e di rendermi conto di ricordare le situazioni, le persone collegate alla visione precedente e magari anche molte delle prime sensazioni; per me è una bella cosa, i ricordi personali si mescolano a quelli dell’immaginario filmico, si intrecciano. E per fortuna ho ancora una buona memoria…
Puoi commentare una frase di Federico Fellini:”Il Cinema italiano è morto”…
Sai, è un po’ come con la storia della morte del romanzo, o della letteratura nel suo complesso. Ogni tanto qualcuno ci informa dell’avvenuto decesso. Indubbiamente il cinema italiano ha vissuto, nel periodo di Fellini, Antonioni, Visconti, De Sica, Germi e altri, un’epoca di grande splendore e di molteplici trionfi in tutto il mondo. Fellini, secondo me, si riferiva più che altro a un certo modo di fare cinema.. Sappiamo che negli ultimi anni della sua produzione artistica è andato accumulando amarezze e dispiacere per le difficoltà nella definizione di alcuni progetti ambiziosi. Però il cinema, anche quello italiano, è andato avanti, si è trasformato. Per limitarci agli italiani, potremmo qualche nome: Garrone, Rohrwacher (Alice), Costanzo, lo stesso Sorrentino ( ma non sempre) e anche altri più giovani e meno noti.
Puoi dare una definizione colta della Settima Arte?
Dev’essere colta? Non saprei… il cinema è sana follia e lavoro collettivo per eccellenza, capacità di visualizzare sogni e fantasmi…
Quali sono i tuoi registi di riferimento?
Credo che nella storia del cinema internazionale siano tanti i registi che potrei citare. Per la mia formazione culturale ad esempio ho coltivato passione e interesse per i grandi registi britannici del glorioso Free Cinema: Lindsay Anderson, il giovane Loach ( ancora combattente, oramai unico regista militante nella lotta contro i volti più feroci del capitalismo globalizzato ), alcuni documentaristi del passato, e anche Antonioni, Visconti, Truffaut, Chaplin e le meravigliose commedie di Wilder e Lubitsch naturalmente…
E i tuoi scrittori di riferimento?
Io amo molto la letteratura anglossassone, non certo per esterofilia, soprattutto quella con impliciti ed espliciti legami con il cinema. Mi piacciono molto alcuni dei grandi narratori vittoriani, Dickens in testa ( colui che, secondo Griffith, inventò il primo e primissimo piano in letteratura ) e Thomas Hardy ad esempio. Poi non si può certo prescindere da Woolf e Joyce per i modernisti, mentre tra i contemporanei ho indubbiamente un debole proprio per la scrittura di Ian McEwan.
Cosa pensi dei registi italiani?
Ho già fatto qualche nome prima e credo che le figure più interessanti siano dei giovani registi i quali lavorano sul cinema, attraversando i generi e praticandoli nella produzione di opere stimolanti, come quelle di Costanza Quatriglio o Daniele Vicari, Maresco, Ciprì ( questi ultimi non più tanto giovani ormai ).
E delle fiction sul commissario Montalbano?
Qui non posso dirti niente perché faccio parte di quell’uno per cento che non ne ha mai visto una sola puntata. Non mi interessa, anche se rispetto la volontà di un pubblico adorante che l’ha trasformato in una voce importante nella produzione del nostro Pil..
Il cinema va visto al cinema senza interruzioni. In Tv un film viene interrotto continuamente da pubblicità che spezzano il ritmo, fanno calare l’attenzione e in una parola distruggono l’opera d’arte. Qual è il tuo pensiero in proposito?
Sono totalmente d’accordo. Sarà una posizione “passatista” ma ritengo che anche i grandi capolavori riconosciuti della storia del cinema trasformati in “spezzatino” a causa degli inserti pubblicitari diventano tutt’altra cosa.
Hai partecipato ai grandi Festival del Cinema. Ne vuoi parlare? Partecipare a un festival cinematografico procura lo stesso piacere delle immersioni a un appassionato subacqueo.. Non è sbagliato parlare di full immersion. Gli orari sono solo quelli del catalogo e dei programmi di sala. Ci si alza molto presto con in testa il piano d’azione per l’intera giornata; si pregustano i piaceri dei nuovi film selezionati, per gli incontri previsti con registi, attori e sceneggiatori; ci si chiede quali saranno i nuovi amici da coltivare tra i cinefili sul posto e, per finire, si va a letto a notte fonda con gli occhi doloranti ma colmi di facce, colori, fotogrammi, pensieri pieni di luci e ombre.
Il cinema è attento ai problemi dei bambini?
In generale non credo sia così attento. I bambini sono piuttosto visti come consumatori ed evidentemente c’è un mercato in tal senso…Sicuramente ci sono alcune eccezioni ma spesso provengono da cinematografie emergenti, con dei film che riesci a vedere solo ai festival. E poi, bisogna dirlo, non sempre i bambini sono ben diretti. A volte risultano anche insopportabili…Ma questo lo so è un altro discorso.
In Sicilia sono stati girati molti film sulla mafia, quasi tutti con la stessa location. Che cosa hanno portato di positivo questi film ai siciliani?
Al di là della possibile veicolazione di certi stereotipi, occorre dire che in generale è presente una maggiore conoscenza e consapevolezza del fenomeno ma di questo dobbiamo ringraziare non tanto il cinema sulla mafia quanto l’azione coraggiosa di certi magistrati eroi involontari di questa lotta.
Un film da consigliare ai siciliani…
Per quello che dicevamo prima, mi vengono in mente “Salvatore Giuliano” di Rosi , “Sedotta e abbandonata” di Germi ma anche “Placido Rizzotto” di Scimeca.
Cosa pensi del cinema di Franchi e Ingrassia? E dei film di Damiano Damiani?
Il cinema dei due attori siciliani costituisce una parte importante del cinema nazionale e bene hanno fatto Ciprì e Maresco a dedicarvi uno dei loro lavori eccentrici e visionari. Li ho sempre visti, anche da bambino, come due maschere grottesche, tragiche talvolta. Non a caso Fellini e altri hanno individuato e valorizzato quest’aspetto in Ingrassia e Paolo e Vittorio Taviani hanno offerto ai due quella meraviglia di ruoli in “Kaos”, dalle novelle di Pirandello. Per quanto riguarda Damiani, non credo di conoscerne bene tutta la produzione tra cinema e Tv ma ritengo sia stato un buon regista di genere, espressione di un certo impegno civile.
La scuola e il cinema. Esiste ancora l’Agis scuola?
Esiste ancora ma da diverso tempo le proposte per le nostre scuole non sono più così rilevanti e diffuse. Per diversi anni io stesso ho collaborato, in quanto docente, all’organizzazione delle rassegne per la scelta del David da assegnare a un film, tra quelli in lizza annualmente, da parte delle giurie composte dai giovani studenti degli ultimi due anni della scuola superiore. L’abbiamo realizzato per tanti anni presso il Cine Teatro Ranchibile dei Salesiani e poi per poche stagioni presso il Gaudium. Poi non è stato più possibile continuare a farlo, soprattutto perché L’Agis nazionale non rimborsava al cinema neanche i costi delle spese vive. Poi non ci sono concorsi di scrittura o borse di studio, ma questo è un discorso lungo e complesso…
Hai realizzato degli audiovisivi che sono stati premiati. Ne puoi parlare?
In realtà personalmente non amo molto il lavoro di “promozione del prodotto realizzato” ma mi rendo conto che questo è dovuto al fatto che la mia vera professione è quella dell’insegnamento. Da tantissimo tempo insegno Lingua e Civiltà Inglese, non faccio realmente né il critico, né tantomeno il regista di cinema. Sono solo uno studioso appassionato, un vero dilettante. Nel senso bello del termine.
Come va l’associazione Officina Immagine di cui sei il presidente, cosa state facendo di bello?
Abbiamo avuto un periodo di stasi dovuto al pensionamento di due soci importanti e fondamentali. Ora siamo in fase di progettazione e rinnovamento. Abbiamo già discusso parecchio di alcune nuove idee. Vedremo nei prossimi mesi…
Palermo e il Cinema…
Innanzitutto direi Palermo è cinema! Per essere più seri, mi auguro che, ad esempio, il nuovo assessore alla Cultura provveda a sistemare l’annosa questione della gestione del Cinema De Seta ( ai Cantieri Culturali ) e che la Scuola di Palermo del cinema di documentario ( sempre all’interno dei Cantieri ) intensifichi maggiormente i suoi rapporti con le scuole superiori della città e della provincia per sviluppare amore e interesse per tutti i tipi di cinema, senza distinzioni e barriere di genere. In ultimo occorre anche riconoscere il lavoro egregio svolto dai funzionari della Film Commission regionale per la valorizzazione delle competenze e opportunità, con positive ricadute sull’economia della nostra regione.
La bellezza e il cinema salveranno il mondo?
Me lo auguro fortemente e come ho detto prima ci aggiungerei, a completare, la gentilezza!
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Spero quest’anno di potere andare in pensione dall’insegnamento, altra passione parallela delle mia vita. Da un po’ di tempo penso a un breve film su un ragazzino palermitano che ho recentemente conosciuto, il quale nei pressi di Ballarò ha realizzato un piccolo giardino che lui stesso ha ideato e continua a coltivare e a curare. Non è un’azione da poco, a me sembra una sorta di rivoluzione gentile e mi piacerebbe molto raccontare la storia, gli occhi e i pensieri di questo piccolo poeta.