G. M. Piscopo
Calogero Castronovo anni 46 , fa parte del consiglio comunale di Favara ininterrottamente dal 2007. Ha prodotto una puntuale e documentata ricerca storica – con successiva pubblicazione nel 2005 per le edizioni CompoStampa di Palermo- su l’assassinio di Gaetano Guarino, nel 2009 per Medinova di Favara ha pubblicato Eccellenza Vi Supplico. Continua con il lavoro di ricerca storica con una sua prossima pubblicazione a settembre, sulla mafia dei “ cudichiatti” di Favara dal 900 al dopoguerra, con fondi inediti, convinto che attraverso la conoscenza del passato si può costruire il futuro in cui legalità, democrazia, condivisioni possano rappresentare la svolta nel territorio locale.
Quando nasce la tua passione per la storia?
Alle scuole medie con il Prof. Lillo Alba mio professore di storia.
Favara è una città d’Arte presente nel cinema d’Autore: Nel cammino della speranza di Pietro Germi, nei libri di Antonio Russello, in quelli di Giovanni Verga, nei racconti di grandi scrittori, in molte novelle di Pirandello e nella storia della mafia pubblicata anche in America.
Favara è stato set cinematografico per le riprese del film “Il cammino della speranza” di Pietro Germi. Una importante pellicola storica perché attraverso quelle sequenze si può fare un tuffo indietro di quasi 70 anni per scoprire usi, abitudini e costumi di quel tempo. Altri Autori hanno parlato di Favara come il premio Nobel Luigi Pirandello ne: “I vecchi e i giovani”. Tutto ciò non può che fare una gratuita pubblicità a una città che negli ultimi anni ha fatto notevoli passi in avanti scrollandosi di dosso etichette non sempre benevoli.
Il cardinale Ruffini a proposito della mafia ebbe a dire, che era un’invenzione dei comunisti. Qual è stato il ruolo della chiesa nel riscatto e nel cambiamento culturale della Sicilia?
Solo grazie a politici, intellettuali, giornalisti di sinistra il discorso contro la mafia restò vivo per essere consegnato a tempi migliori, vedi oggi l’impegno quotidiano di un cattolico come Don Ciotti con l’Associazione Libera.
Chi era Gaetano Guarino fuori dal protocollo, in famiglia, fuori dalla politica, oltre il ruolo di sindaco?
Una persona che credeva nel riscatto, nell’emancipazione della società.
Hai scritto: “Favara nel dopoguerra era il paese delle vedove della miniera vestite di nero e delle donne che piangevano per la morte di un proprio caro in guerra, o piangevano i congiunti uccisi dalla violenza che era calata nel paese”…
C’era una combinazione di miseria e dolore che venivano riconosciuti dai vestiti di nero portati per anni da queste donne, perché veniva a mancare chi doveva sostenere economicamente la famiglia ( ne parlo nel libro Eccellenza Vi Supplico).
Il 16 Maggio del 1946 Gaetano Guarino veniva ucciso a Favara. Sono passati 73 anni. Cosa sappiamo del movente e dei mandanti dopo tutti questi anni?
Basta leggere attentamente il mio libro “ Favara l’assassinio di Gaetano Guarino” ci sono tutti i fatti storici.
Le indagini vennero svolte dal commissario Tandoj che sarà ucciso anch’egli ad Agrigento il 30 marzo 1960…
Tandoj sapeva fare bene il suo mestiere, ed aveva trovato una persona di Favara molto vicina a Guarino, che suggerì al commissario la pista da seguire per le indagini, persona molto conosciuta in paese, testimone che la Procura non ritenne opportuno di sentire, anzi permise che durante gli interrogatori dei testimoni, assistessero persone estranee agli organi inquirenti, con precedenti penali .
Come reagì la città, molto presente ai funerali solenni del sindaco Gaetano Guarino?
Tutta la popolazione partecipò in massa ai funerali compresi gli organizzatori e l’assassino.
Quel giorno era un giorno di plenilunio quindi non c’era un buio totale, al momento erano presenti diversi amministratori comunali ma nessuno disse nulla, anzi ci furono verbali contrastanti ?
Non c’era un buio tale da non riconoscere una persona che si avvicina a qualche metro di distanza, al momento del delitto, vicino il vicolo della Musica, erano presenti mandanti esecutori e complici.
Mi ha colpito molto leggere nel tuo libro che mentre il cadavere di Guarino veniva portato nella sua abitazione qualcuno dalla tasca posteriore aveva “rubato” il portafoglio. E’ una scena cinematografica, di una cattiveria incredibile e che dà l’idea di una decadenza morale assoluta . Ma è vera questa storia del portafoglio?
Si lo ammise pure la moglie di Guarino nel suo interrogatorio, che conteneva la lista dei nomi da denunziare.
Malaffare, collusione, mafia e politica è stato questo il contesto in cui è maturato l’assassinio di Guarino?
Nel periodo che si racconta, il blocco del popolo a Favara non era come altrove un partito, con una vera e propria struttura di uomini formatisi con la resistenza e forte della presenza di molti intellettuali, ma si identificava con un gruppo di persone che avevano subito le prevaricazioni del fascismo ed erano stati arrestati negli anni venti e trenta come affiliati alla mafia locale, e provinciale.
Perché è calato il silenzio sull’affaire Guarino che andrebbe raccontato in un film o quanto meno in uno sceneggiato della Rai?
Basti pensare che dopo un anno dall’assassinio di Gaetano Guarino, a Favara non fu celebrata nessuna ricorrenza, per molti anni ci fu l’oblio, mentre in altri paesi della Sicilia dove furono assassinati sindacalisti e politici di sinistra, divennero bandiere da sventolare nei comizi, a Favara no.
Un altro grande personaggio favarese è stato Calogero Marrone capo ufficio anagrafe al comune di Varese che aiutò molti ebrei a mettersi in salvo e per questo morì internato in un campo di concentramento a Dachau 1944. Marrone è considerato un pilastro nella storia di Varese e in quella di Favara…
Sono venuto per la prima volta a conoscenza di Calogero Marrone circa sedici anni addietro, presso l’archivio di Stato di Agrigento, in un procedimento penale per associazione a delinquere, che coinvolgeva lo stesso Marrone..
Anch’egli è un personaggio un po’ dimenticato?
Grazie all’associazione che porta il suo nome creata dall’ex sindaco Manganella in paese è stata realizzata una stele.
Quanto c’è di vero nella notizia che i favaresi finiti nei campi di concentramento siano stati più di 20?
C’è un elenco nazionale dove ci sono tutti gli italiani deceduti nei campi di concentramento, ne mancava qualcuno come un certo Giovanni Giglia, che per i familiari era disperso in America invece sono riuscito a scoprire che era stato catturato dai tedeschi e portato nel campo di concentramento di Mauthausen.
Le più antiche testimonianze umane finora scoperte nel territorio favarese risalgono alla tarda età del rame. Essendo Favara ricca di storia e di reperti archeologici, la ricerca continua ancora?
Si con un mio lavoro con fondi inedite sulla mafia di Favara che credo sarà pubblicato a settembre.
Come è cambiata Favara negli ultimi anni?
Favara è notevolmente mutata negli ultimi anni grazie alla presenza di diversi istituti superiori che hanno consentito a buona parte della popolazione giovanile di proseguire gli studi senza affrontare costose trasferte. Un ulteriore input è arrivato dalla Farm Cultural Park, attiva dal 2010, uno straordinario laboratorio culturale che ha fatto conoscere la città in varie parti del mondo. Ma il vero cambiamento a mio avviso la dà la classe politica locale.
Si parte ancora da Favara alla ricerca di un lavoro fuori?
Si, ma oggi rispetto al passato c’è pure l’emigrazione degli intellettuali di giovani professionisti laureati nei diversi campi scientifici, con ottimi risultati nel loro campo professionale.
La televisione spesso dà del paese una visione “distorta”. Perché secondo te?
No, in passato, oggi le tv anzi tutti i mezzi di comunicazione parlano della Farm, di giovani imprenditori che investono nel paese.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
La speranza .