Favara iniziava nel migliore dei modi la sua storia del Dopoguerra.
Aveva eletto sindaco il farmacista Gaetano Guarino, un uomo che durante la sua esistenza aveva calato in ogni sua azione l’ideale socialista. Una grande personalità che mirava al progresso della sua città, all’affrancamento dalla mafia, dal malaffare che schiavizzava i favaresi e, forse, in forme diverse dal passato li schiavizza ancora.
Il 16 Maggio del 1946, la criminalità organizzata pose fine all’esistenza del dottore Guarino e, ne sono convintissimo, cambiò il destino della nostra collettività. Il sindaco eroe pagò con la vita il suo rifiuto al compromesso con loschi figuri nel suo rapporto con il popolo. Lui e il popolo, senza altri in mezzo a loro. E servì il popolo da farmacista, non negò in nessun caso le medicine ai più poveri, a chi non poteva pagarle e lo servì da convinto socialista, andando dritto sulla sua strada, in una città dove non è facile farlo adesso, figuriamoci negli anni del Dopoguerra.
E mi pare mi dica, oggi in occasione della commemorazione della barbara uccisione, di non compiacersi tanto dell’annuale celebrazione del 16 Maggio, con i ragazzi in rappresentanza delle scuole del paese, con l’amministrazione comunale e i socialisti di “lungo corso” presenti, se poi dentro il Palazzo nulla o poco rimane del suo insegnamento, del suo grande esempio di politico e amministratore.
So per certo, per averlo ascoltato nelle mie interviste impossibili, che Guarino si sarebbe aspettato ben altri risultati positivi e duraturi dal suo sacrificio, piuttosto di una via, una scuola, un monumento e una cerimonia annuale a lui dedicate. Si sarebbe aspettato, in particolare, la sua stessa determinazione nelle scelte politiche, senza se e senza ma, applicata all’organizzazione del personale comunale dalla quale dipende il destino di tutti i settori del bene comune. Con una politica che tira dritto e con una macchina comunale funzionante non ci può essere spazio alla negazione dei diritti, così come non ci può esserlo per l’eccessiva imposizione delle tasse comunali, per lo spreco del denaro pubblico, per il favorirsi e favorire ai danni della popolazione.
Guarino se avesse avuto sette vite come i gatti, si sarebbe fatto uccidere sette volte senza mai ritornare sui suoi passi. Ma Guarino è un eroe e non tutti lo siamo, lui, intanto, si accontenterebbe della presenza di politici, non necessariamente eroi, ma con la vocazione della nobile arte della politica intesa come servizio alla collettività. Donne e uomini pronti a rimboccarsi le maniche per cambiare davvero la città e per dare un futuro, nel nostro territorio, alle nuove generazioni.