Questa mattina di buon ora, sono andato- come sempre- ad esercitare il mio dovere di cittadino presso la scuola Don Bosco dove si trova la mia sezione di appartenenza. La Don Bosco è confinante con la “vecchia” scuola Antonio Mendola, e così essendoci il cancello spalancato non ho potuto fare a meno di entrare, pur avendola visitata diverse volte in questi anni.
Uno strazio! Mi sembrava di rivedere la scena iniziale del film titanic, quando mostrano a Rose le immagini del relitto. Sono rimasto dentro, in silenzio, diverse decine di minuti, ripercorrendo gli anni di scuola trascorsi. Un duro colpo al cuore! Nulla, proprio nulla è integro, tutto distrutto. I corridoi, la presidenza, la palestra, il quadro svedese, ogni singolo vetro è andato in frantumi. Sono, oramai, trascorsi diversi anni dalla chiusura e credo che sia il caso di interrogarci su ciò che tutti, cittadini, abitanti della zona, forze dell’ordine, ma soprattutto la politica e la classe burocratica favarese abbiamo e hanno fatto affinché questo dramma non accadesse. Una scuola splendida, una delle poche strutture della città che poteva vantarsi di essere chiamata tale. Ormai siamo stanchi, assuefatti, non crediamo più in nulla, siamo in macchina c’è una buca e la scansiamo, una strada interrotta da anni ed invadiamo l’altra carreggiata, una opera incompiuta e non proferiamo parola, persino un triste spettacolo del genere ci lascia indifferenti. Ci siamo talmente tanto abituati alla “ non normalità” che ci sembra impossibile tornare ad una normalità che sa quasi di civiltà.
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