Giuseppe Maurizio Piscopo
I luoghi di Sciascia non esistono più confessa Vincenzo Consolo. Leonardo Sciascia per Consolo è stato come Virgilio, gli ha fatto scoprire la parte più alta della Sicilia: la Sicilia delle miniere, della miseria, l’isola dove è nata la scrittura di marca siciliana, la Sicilia che il critico Salvatore Ferlita chiama il castello dei destini incrociati. L’incontro fra Consolo e Sciascia avviene a Racalmuto il paese della ragione. Racalmuto c’è. Vive nella storia del presente, nelle indelebili pagine degli scrittori siciliani. Tutto questo traspare nelle pagine del nuovo e interessante libro di Salvatore Picone dal titolo: Di zolfo e di spada definito da Mimmo Butera una piccola gemma letteraria che tutti i siciliani dovrebbero leggere. Quando gli scrittori muoiono lasciano un vuoto profondo nel loro cammino. Consolo e Sciascia sono stati due maestri che hanno lasciato un vuoto incolmabile in Sicilia e nel mondo della scrittura. Che terra la Sicilia: paese di contraddizioni, di sofferenza,di dolore, di emigrazione, di mafia, di zolfo dall’odore acre, di terre brulle e arse dal sole, terre di grandi intelligenze. La Sicilia dello zolfo è crudele e demoniaca. Nel libro di Consolo Al di qua del faro si comprende che senza lo zolfo non sarebbe stato possibile spiegare uno scrittore come Sciascia. Picone incontra Consolo e Sciascia e ne subisce il fascino e percorre la stessa strada con gli stessi tormenti e diventa scrittore anche lui. Ne viene fuori la capacità di raccontare la realtà in tutte le sue facce senza nascondere pezzi di verità. Nel libro di zolfo e di spada viene fuori il significato vero e profondo dell’amicizia siciliana. E tutto avviene a Racalmuto tra le pagine di Malgrado Tutto…
Poniamo quattro domande a Salvatore Picone autore del libro voluto fortemente da Aldo Scimè per lasciare traccia di una memoria importante.
Qual è l’ultimo ricordo di Vincenzo Consolo?
Ce ne sono tanti nella memoria. Mi rimane vivo, però, il ricordo della sua ultima volta a Racalmuto, nel 2005. Lo accompagnammo nei luoghi sciasciani, volle rivedere la Fondazione e rendere omaggio alla tomba di Sciascia. Nel libro racconto quella giornata. A ripensarla oggi pare che Consolo abbia voluto dare un ultimo saluto ai quei luoghi che aveva conosciuto grazie all’amico Sciascia.
La Sicilia senza Consolo, Sciascia e Bufalino ha smarrito la strada del riscatto?
Non credo. I grandi scrittori hanno dato senz’altro un grande contributo alla crescita culturale della Sicilia. Ma la strada del riscatto passa oggi attraverso le nuove generazioni e al modo nuovo di vedere la Sicilia. Certo, ci mancano scrittori come Sciascia, Consolo, Bufalino e altri. Ci mancano perché sapevano bacchettare il potere politico attraverso i loro interventi, i loro libri. Come ci dice Consolo nelle interviste pubblicate in questo libro, la voce degli intellettuali la penna come spada, oggi non è più ascoltata come prima. Consolo ci parla addirittura di una sordità del pubblico. Ma ognuno deve vivere il proprio tempo! Io non sono pessimista, anche se non mi pare che in Sicilia si stia facendo un grande sforzo per creare una classe dirigente che possa dare una vera svolta. Ci sono dei segni, sì, ma è difficile. C’è in giro ancora troppo clientelismo, e in certi casi si sta tornando indietro di trent’anni. Bisognerebbe richiamare tutti i giovani che stanno studiando fuori, nel mondo, farli tornare e dare loro le chiavi delle amministrazioni pubbliche. La strada del riscatto forse sarebbe meno tortuosa…
Racalmuto resta sempre il paese della ragione?
Perché, lo è mai stato? Al di là delle sigle turistico-culturali che non fanno mai male, Racalmuto è un paese come tanti e con tante contraddizioni, che ha avuto la fortuna, però, rispetto ad altri luoghi, di aver dato i natali a grandi intelligenze che hanno dato un contributo alla Storia della Sicilia e dell’Italia intera.
Quale messaggio intendi dare con il tuo libro ai lettori? Che bisogna tornare a rileggere i nostri scrittori siciliani, molti dei quali purtroppo quasi dimenticati. E poi ho voluto semplicemente soddisfare il desiderio di un amico che non c’è più, Aldo Scimè, che aveva avuto l’idea di raccogliere le interviste che avevo fatto a Consolo tra la fine degli anni Novanta e i primi del Duemila. E, come scrive Gaetano Savatteri nell’introduzione, ho voluto rendere omaggio a Vincenzo Consolo che tornava spesso nei luoghi del suo amico Sciascia, continuando a dare a questi paesi un po’ spenti e desertificati, un posto fondamentale nella grande letteratura.