Don Diego Acquisto
Quella di oggi 10 giugno è una data storica che ci obbliga a riflettere sui rischi di quella falsa retorica, che sulla base di un irrazionale patriottismo e come più comunemente si preferisce parlare oggi, di un “esagerato sovranismo”, può portare a disastri davvero spaventosi.
Lungi da noi il desiderio di provocare allarmi ingiustificati su una situazione come quella di oggi, che nulla ha di simile a quella di 79 anni fa. Cioè sulla situazione in cui si trovava l’Italia in quel lunedì 10 giugno 1940, quando il duce, Benito Mussolini, da quasi un ventennio al governo con poteri assoluti, decise, per un futuro che nella sua megalomania pensava e voleva migliore, di lanciare l’Italia nell’avventura della guerra, già iniziata dalla Germania nazista nove mesi prima, cioè il 1° settembre 1939, con l’invasione della Polonia, in difesa della quale vennero subito Francia e Gran Bretagna..
Una retorica disastrosa quella di Mussolini in quel 10 giugno ! che , tra l’altro, dal balcone di Palazzo Venezia a Roma, davanti ad una folla esaltata e manipolata, sommerso da applausi per l’annuncio dell’entrata in guerra dell’Italia, parlò di “lotta tra due secoli e due idee”, di “un’ora, segnata dal destino”, di “ora delle decisioni irrevocabili”, concludendo con la certezza e la “suprema volontà” di vincere “in cielo, in terra ed in mare”.
Sappiamo come sono andate le cose. Dopo tre anni e tre mesi’Italia si arrenderà agli alleati anglo-americani. Ma la nostra guerra continuerà con la Resistenza, cioè la guerra di Liberazione del territorio nazionale, soprattutto da Napoli in su, per quasi altri due anni contro il Fascismo e la Germania nazista.
Cinque anni dopo, da quel 10 giugno 1940, l’Italia doveva contare quasi mezzo milioni di morti, tra vittime militari e civili, ed il corpo del Duce che per diversi giorni era rimasto penzolante, a testa giù in Piazzale Loreto a Milano, sputacchiato ed incredibilmente fatto vergognosamente bersaglio di ogni tipo di obbrobriosa, incivile ignominia.
Ricordiamo allora quella falsa retorica dagli effetti devastanti, solo per premunirci da eventuali rischi oggi. Che anche se, per il momento assolutamente non preoccupanti in atto, potrebbero in qualche modo assumere una certa pericolosità. Un rischio proveniente anche da parti opposte, in una situazione sociale davvero problematica, per l’aumento spaventoso della povertà negli ultimi anni e il dilatarsi irrazionale e fuori controllo delle diseguaglianze sociali.
Nella situazione attuale, come da più parti si sottolinea, il panorama politico italiano sembra contraddistinguersi, specie dopo le ultime elezioni politiche dello scorso anno, per una divisione politica aspra e che ancora più aspra appare in questi giorni. E non solo in generale all’interno della società italiana, ma anche all’interno dello stesso mondo ecclesiale soprattutto negli ultimi tempi.
Attenzione allora alla retorica dell’uno e dell’altro colore, comunque nociva, perché anziché puntare alla ragionevole, seria e graduale soluzione dei problemi, creati dai governi precedenti, se ne possono aggiungere altri ben più gravi. E stavolta la guerra giusta da dichiarare è, prioritariamente, contro la povertà e le ingiustizie sociali.
Ma non solo! Perché hanno il loro peso anche i valori di fondo, che il popolo italiano non vuole manomessi, come la concezione dello Stato e della società, i diritti della persona, la visione della famiglia, il pluralismo culturale ed educativo.