Lilia Alba
Sono trascorsi 56 anni da quando, il 29. 06. 1963, Diego Acquisto veniva ordinato presbitero nella cattedrale di Agrigento dall’arcivescovo S. E. Mons. G. B. Peruzzo. Mezzo secolo, festeggiato il 6 maggio scorso, quale parroco della parrocchia San Vito.
Il 29 giugno del 1963, Diego Acquisto veniva ordinato presbitero nella cattedrale di Agrigento dall’arcivescovo S. E. Mons. G B Peruzzo.
A 29 anni, il 6 maggio del 1969, l’allora Vescovo S. E. Mons. G Petralia redigeva d’urgenza, in latino, la bolla di nomina quale parroco di una delle parrocchie storiche di Favara: la Chiesa dedicata a San Vito ed alla Madonna della Neve. Il giovane Don Diego veniva a colmare il vuoto creatosi con il brutale omicidio di Don Giuseppe Seggio, sacerdote amato per la sua grande generosità e disponibilità, freddato, a soli 47 anni, con 7 colpi di pistola sparati vigliaccamente alle spalle il giorno precedente ovvero il 5 maggio.
Eredità, dunque, non certo facile da gestire, ma che Don Diego ha saputo governare, come lui stesso sottolinea con l’arguta ironia che lo contraddistingue, grazie al fatto che quella di San Vito è una “comunità parrocchiale intelligente e comprensiva”.
Cinquant’anni di servizio a favore della comunità tutta, non solo parrocchiale. Don Diego, che ha festeggiato lo scorso 20 Giugno, 79 primavere e si dice pronto ad iniziare l’ottantesima estate, oltre ad essere il parroco della parrocchia San Vito, ha un passato quarantennale come docente di religione, di lingua francese e di materie letterarie, dal 1990 è un giornalista pubblicista, membro della redazione del settimanale cattolico agrigentino l’Amico del Popolo, direttore giornalistico di Radio RF 101 ove, ogni lunedì, cura lo spazio “La voce” dedicato all’informazione locale, sua anche la rubrica “L’angolo di Don Diego” sul giornale online Agrigento Oggi, etc.
Può, senza tema di smentita, essere paragonato ad una quercia: albero duraturo, che si adatta alle situazioni più diversificate ed è capace di resistere alle condizioni avverse, simbolo di forza, coraggio e perseveranza. Quasi trent’anni anni di “rigogliosa” attività giornalistica che gli ha permesso, grazie ai suoi attenti occhi scrutatori, alla sua linfa inesauribile, ad una sana ironia e ad una fine arguzia, di sviscerare funditus fatti ed eventi, senza mezze misure. Don Diego, infatti, facendo propri gli insegnamenti di Don Luigi Sturzo, prete e politico siciliano, ritiene essenziale recuperare il valore irrinunciabile di una politica guidata dal rispetto per la comunità e per le persone che la compongono. La politica, ha sempre affermato expressis verbis, deve essere animata dall’etica, dalla morale e dal coraggioso senso del bene del prossimo. Quest’ultimo visto come cittadino di cui occorre stimolare la partecipazione e la presa di coscienza, ma il cui benessere è la finalità stessa di una politica che tende al bene comune. Forte di questa convinzione Don Diego non esita a far sentire la sua “voce” per elogiare o redarguire senza veli, a seconda dei casi, gli organi preposti alla guida della città. Uomo – parroco-giornalista si è saputo adattare alle nuove tecnologie e all’avvento dei social come un camaleonte, rimanendo sempre sulla cresta dell’onda. Un prete sicuramente fuori dagli schemi tradizionali che ha sempre affermato con veemenza il proprio pensiero, incurante di offrire il fianco agli attacchi ed alle critiche. Un prete – giornalista che ha fatto della comunicazione un vero e proprio pulpito per esortare al bene comune e per democratizzare la politica. Dato che emerge chiaramente dalla lettura del suo libro “Frammenti di vita”, pubblicazione di un “exerpta” degli articoli scritti nel corso dei vari decenni. Attività riconosciutagli nel 2009 con il conferimento, dall’allora sindaco Mimmo Russello, della cittadinanza favarese onoraria con la motivazione seguente: “Nei suoi quarant’anni di attività pastorale ha giovato alla promozione sociale, culturale e assistenziale della Comunità Favarese”.
Nonostante spesso si schernisca chiedendo venia per qualche eventuale sua mancanza, addebitabile alla sua veneranda età, Don Diego è sicuramente più vitale di un giovincello