Le interviste di Giuseppe Maurizio Piscopo, so di ripetermi, sono preziose perle di una collezione che offre la possibilità di conoscere meglio personalità operanti in svariati campi, dallo spettacolo alla scienza, dalla cultura allo sport. E’ la volta del dottore Paolo Bongiorno.
Entro nel lavoro di Maurizio, in punta di piede, solo per ricordare i genitori del dottore Bongiorno: i farmacisti Giuseppe e la compianta dottoressa Maria Attardo. Gestivano, ricordo, la farmacia in Via Vittorio Emanuele. Gentilissimi e, altrettanto, disponibili con tutti.
La dottoressa Maria Attardo, aveva, comunque, un qualcosa in più: una
infinita bontà. Assieme alle medicine consegnava consigli, molto spesso, conforto con la sua voce tenue, quasi non si sentiva era la farmacista amica di famiglia di tutti i favaresi. La ricordo ancora mentre confezionava la medicina e ti suggeriva le dosi o ti spiegava le controindicazioni, conforto quando era utile darlo e aiuti. Mi fermo, pur potendo continuare a lungo ad elogiarli per le loro doti personali, per non rubare spazio a Maurizio Piscopo e al dottore Paolo Bongiorno. F.P.
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Giuseppe Maurizio Piscopo
Paolo Bongiorno, classe 1962 si è laureato presso l’Università degli Studi di Palermo nel 1987, si è da subito occupato di rinnovare e ampliare le due storiche farmacie di famiglia, la farmacia Attardo, oggi in via Francesco Crispi e la Farmacia Bongiorno oggi in via Vittorio Veneto.
Nel tempo ha conseguito varie specializzazioni in tecniche avanzate delle preparazioni galeniche, omeopatiche e cosmetiche.
Ha sviluppato conoscenze in fitoretapia, omeopatia, alimentazione funzionale e aspetti metabolici legati all’alimentazione.
Recentemente ha approfondito le proprie conoscenze sugli aspetti farmacologici dei cannabinoidi e sulle tecniche estrattive delle componenti attive dalle infiorescenze, fino a sviluppare un innovativo metodo estrattivo.
Ha pubblicato due articoli riguardanti la cannabis medica sul Theriakè di Aprile ( Mensile dei giovani farmacisti di Agrigento )
Su Theriakè di Maggio e di Giugno ha pubblicato le prime due parti del corso sulla gestione del laboratorio galenico.
Si interessa di tecnologie IOT e di informatica, in questo settore ha sviluppato le proprie conoscenze passando per i sistemi operativi Msdos Windows Xenix ScoUnix e Linux, programma in linguaggio C e utilizza librerie grafiche Open Source.
Ha sviluppato diversi programmi, fra i quali un gestionale dell’area integrativa della farmacia, e altre utilità messe liberamente a disposizione di medici e colleghi farmacisti, come il convertitore volume/massa e massa volume con calcolo dei mg di THC per goccia di olio di cannabis, che è possibile scaricare nella sezione download del proprio sito.
Quando è iniziata la tua avventura nel campo della farmacia ?
Più che un’avventura è stata ed è una professione programmata, un obiettivo perseguito con determinazione ed impegno che continua ed evolve un’antica tradizione familiare in questo campo.
Chi è oggi un farmacista ?
Fornire una rapida sintesi sul ruolo del farmacista nell’attuale contesto sanitario non è semplice, certamente come sempre è il professionista costantemente presente sul territorio che in qualsiasi momento risponde a informazioni sui farmaci, sull’assunzione accidentale di sostanze tossiche o dannose, è dunque l’esperto del farmaco ma allo stesso tempo è quel professionista che si fa carico di controllare l’aderenza terapeutica, l’appropriatezza prescrittiva, di evitare sprechi sui farmaci e che pone grande attenzione alla farmaco vigilanza.
La professione del farmacista però muta continuamente e risponde ai continui cambiamenti sociali, infatti sono cambiati i bisogni dei pazienti e l’avvento della digitalizzazione ha trasformato il modo di curare le persone ed il modus operandi delle stesse.
Con il proliferare di drugstore, vendite online, parafarmacie, applicazioni che danno informazioni sulla salute unitamente a quello che viene definito Doctor Google, è cambiata infatti l’offerta di salute.
Allora per rispondere a questa esigenza, il farmacista è diventato anche una sorta di mentore che aiuta il paziente a districarsi fra un eccesso di notizie e lo guida verso il conseguimento di un migliore stato di salute fornendo informazioni sulla prevenzione delle malattie correlate allo stile di vita, all’alimentazione, al consumo di integratori e spesso all’uso inappropriato di farmaci da auto prescrizione.
I clienti di una farmacia sono sempre gli stessi per tutta la vita?
Certamente no, i pazienti sono sempre più informati, ma bisogna fare in modo che abbiano le corrette informazioni e che non siano fuorviati da pubblicità ingannevoli.
Hanno una maggiore consapevolezza della propria salute e dei servizi ai quali possono accedere, dunque, il farmacista e la farmacia oggi rivestono nuovi e più disparati ruoli· Realizzano campagne di informazione, cabine estetiche e diventano anche Centri Unici di Prenotazione ( CUP ), attraverso la tele medicina sono in grado di fornire al medico Elettrocardiogramma ECG basale, Holter pressorio, Holter cardiaco e perfino l’emocromo.
Penso che finché l’assetto attuale delle farmacie, profondamente radicate nel territorio e nel tessuto sociale non venga snaturato dalla grande distribuzione, il farmacista continuerà a svolgere un ruolo sempre più centrale nel contesto sanitario nazionale, aggiornando costantemente le proprie conoscenze per rispondere ad una crescente richiesta di benessere e continuerà a considerare la farmacia non un luogo dove si vendono i farmaci ma dove si contribuisce a migliorare la salute dei cittadini.
Prima preparavate le medicine con le vostre mani. Lo fate ancora?
Nonostante lo sviluppo e la diffusione dei medicinali industriali, le preparazioni in farmacia continuano a rappresentare un nucleo inalienabile e centrale della professione per la necessità di fornire farmaci e dosaggi personalizzati, prodotti non reperibili sul mercato, preparazioni a base di principi attivi instabili, e per la possibilità di variare gli eccipienti, quando quelli presenti nel prodotto industriale determinino allergie o intolleranze (tipica è quella al lattosio).
Negli anni l’arte di preparare i farmaci in farmacia, si è perpetuata ma è cambiata profondamente, alla luce delle nuove acquisizioni scientifiche e dell’evoluzione della tecnica farmaceutica.
Mentre un tempo si disponeva di un bilancino a colonna e a bracci uguali con pesetti tarati e poco altro, oggi disponiamo di sofisticate attrezzature, il preparato galenico ha assunto la medesima dignità del farmaco industriale, si è implementato un sistema di qualità conseguito attraverso l’adozione di procedure scritte e standardizzate per ogni forma farmaceutica che ne garantiscono la ripetibilità senza ingenerare variabili terapeutiche ( fai tutto ciò che è scritto e scrivi tutto ciò che fai) ed un sistema di tracciabilità che permette di risalire in qualsiasi momento a ciascun componente della preparazione al suo lotto di provenienza e all’operatore che ha eseguito la preparazione.
Lo sviluppo di queste competenze trova il farmacista sempre pronto a rispondere a nuove esigenze di carattere tecnico / formulativo, uno degli esempi più attuali è rappresentato dalle preparazioni a base di cannabis medica, fortemente richieste dai pazienti e prescritte da medici attenti alle loro esigenze.
Anche se esistono prodotti industriali a base dei principi attivi della cannabis medica, questi hanno dimostrato un ridotto margine terapeutico ( inteso come distanza fra la dose necessaria per avere l’effetto farmacologico e la dose che provoca un effetto tossico, tanto più queste dosi sono distanti tanto più il farmaco è sicuro), mentre le preparazioni allestite in farmacia, che conservano tutto il fitocomplesso delle infiorescenze, sono preferite dai pazienti e permettono di dare una soluzione a patologie particolarmente invalidanti come il dolore neuropatico, la spasticità da sclerosi multipla e molte altre.
Sono fra i farmacisti più attivi e attenti a queste problematiche, in un contesto nel quale si può pensare sia difficile fare ricerca ho invece trovato importanti collaborazioni scientifiche sia sotto il profilo clinico che sotto quello tecnologico.
Attraverso queste collaborazioni è stato possibile sviluppare un sistema estrattivo con inedite apparecchiature a controllo elettronico, che consentono unitamente al metodo usato, estrazioni sempre vicine al 100% e che oggi è oggetto di domanda di brevetto.
Per questo devo ringraziare il Dott. Massimiliano Di Miceli che si occupa di terapia del dolore presso l’Ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento e il laboratorio “Energicamente” di Favara che si occupa di domotica e tecnologie IOT ( Internet of Things ).
Per maggiori informazioni è possibile visitare la mia pagina sulla cannabis:
https://www.paolobongiorno.it/cannabis
o consultare il mio manuale a questo indirizzo:
https://www.paolobongiorno.it/wp-content/uploads/2019/05/ALL-Cannabis.pdf
Le sfide per il comparto galenico della farmacia però non si esauriscono qui, per il futuro si presentano infatti nuove possibilità, l’avvento delle stampanti 3D in grado di produrre farmaci, aprirà la porta alla delocalizzazione di alcune produzioni e alla cosiddetta super-galenica, cioè la possibilità di allestire in farmacia un farmaco su misura per il paziente.
Nelle farmacie si trovano tanti prodotti, dietetici, articoli sanitari prodotti di bellezza, trucchi e profumi.
Una curiosità: sapevi che a Firenze sta per nascere una libreria farmacia e che le librerie sono considerate come le farmacie e servono per curare l’anima?
Lo definirei un esperimento sociale, nutrire l’anima per curare il corpo; so che hanno un catalogo di circa 4000 articoli con tematiche che abbracciano stati d’animo come la depressione, lo stress, l’insonnia, l’ansia la nostalgia e quant’altro, sarebbe bello pensare che sia utile a tutti, sicuramente tutti abbiamo bisogno di cultura ma poi ognuno seguendo la propria sensibilità sceglie la via più utile per uscire da queste problematiche, talvolta con l’aiuto dei farmaci o dello psicologo o semplicemente dei propri amici.
Perché a Favara per “rubare” i clienti si sorteggiano collane, biciclette, ed altri articoli di richiamo. Da che cosa nasce questa concorrenza? E’ proprio necessario questo giochino?
Questo non avviene solo a Favara e dipende da come ciascuno voglia vivere la propria professione, quando queste aziende si sono presentate alla mia porta ho risposto negativamente perché mi è sembrato di svilire anni di studio mettendomi a parlare di pentole e collane, è stato più forte di me e sono sfuggito a questo modello applicando semplicemente lo sconto al banco piuttosto che proporre il premio.
Commercialmente però funziona ed è richiesto dalla clientela, dunque che dire, tutti viviamo di lavoro e non mi sento di criticare chi lo fa.
L’editore Toni Saetta ha pubblicato un libro molto bello: “Antiche farmacie palermitane”, un archivio dimenticato che ha permesso di portare alla luce un materiale inedito pressoché sconosciuto. Le farmacie nate dalle antiche apoteche degli aromatari, e dalle antiche spezierie hanno raccontato la storia della città Hai letto questo preziosissimo libro?
Toni Saetta è il fondatore della casa editrice indipendente Qanat, che ha pubblicato il libro di Andrea Farruggia, “Antiche farmacie palermitane”.
Il volume che è stato stato patrocinato dall’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Palermo è interessante perché estremamente attuale, mette in evidenza quanta ricchezza culturale ci sia storicamente nelle farmacie e come questa ricchezza possa disperdersi a causa della globalizzazione e della possibilità, già in atto, che forti gruppi economici possano acquisire farmacie commercialmente appetibili.
Che cosa hanno di misterioso le farmacie agrigentine rispetto alle altre farmacie siciliane?
Probabilmente il mistero che aleggia attorno alle farmacie è strettamente legato al suo laboratorio, agli strumenti che il farmacista usa per realizzare farmaci personalizzati e di essere particolarmente vicino al paziente.
Questo alone di mistero riguarda tutte le farmacie e ognuna di esse ha la propria storia da raccontare, per questo nascono libri come quello di Farruggia.
Alberico Lemme è un farmacista dietologo molto contestato per la sua dieta. Hai sentito parlare di questo farmacista e dei 17 kg che ha perso Flavio Briatore.
Lemme è una farmacista imprenditore, dove finisca la prima figura ed inizi l’altra è un argomento che gli è stato ampiamente contestato e non voglio gettarmi nella mischia, ritengo però che il ruolo del farmacista non sia quello di vendere diete o regimi alimentari preconfezionati, ma di orientare il paziente verso scelte alimentari corrette e consapevoli.
Quando parliamo di dimagrimento stiamo parliamo di sovrappeso dunque di patologie ad esso correlate o potenzialmente correlabili, un soggetto obeso se non si è ammalato è un potenziale ammalato di diabete dislipidemie ed ipertensione, è questo il messaggio che il farmacista, cercando di essere terzo rispetto all’aspetto meramente economico, deve essere capace di comunicare.
I 17 Kg possono essere perduti con qualsiasi dieta ma è importante che la dieta sia corretta e percepita non come un regime alimentare restrittivo o peggio punitivo bensì come la capacità di alimentarsi correttamente e di saper scegliere gli alimenti non seguendo il proprio istinto gastronomico ma attraverso la conoscenza della natura chimica degli alimenti e dei processi biochimici che si innescano nell’organismo umano a seguito del consumo di determinati alimenti.
Il farmacista che si interessa di alimentazione deve dunque sapere comunicare e spiegare con parole semplici questi concetti, in modo che il paziente diventi protagonista consapevole delle proprie scelte alimentari,
Il farmacista è un medico, un esperto, una persona di fiducia, quasi una persona di famiglia?
Il farmacista è il farmacista non è un medico, è una figura altamente specializzata alla quale competono gli aspetti legati al farmaco, le sue interazioni con altre sostanze attive o con gli alimenti, l’aderenza alle terapie prescritte il controllo dei dosaggi e la preparazione di farmaci, al medico invece competono gli aspetti clinici diagnostici e terapeutici, certamente le due professioni sono complementari e hanno dei punti di contatto che rendono indispensabile la loro collaborazione nell’interesse della salute pubblica.
Inoltre, per la sua costante presenza sul territorio il farmacista diventa anche l’amico e l’esperto della porta accanto, questo è un aspetto che non va dato per scontato e chi viaggiando all’estero ha conosciuto farmacie della grande distribuzione sa bene che questi valori sono andati perduti.
Nel libro Il Bell’Antonio di Vitaliano Brancati c’è la descrizione di una farmacista bellissima. Prima in Sicilia le persone più importanti del paese erano l’arciprete, il farmacista, il maestro, il barbiere e il maresciallo dei carabinieri. Molti romanzi siciliani parlano della figura del farmacista… Anche Sciascia lo fa…
Anticamente i farmaci industriali non esistevano o erano ben pochi, quindi il farmacista esercitava il potere esecutivo della scienza medica e questo ne faceva una figura di primaria importanza, oggi forse non si percepisce quanto studio ci sia dietro questa professione e quanta continua formazione sia necessaria, certamente molto più che ai tempi in cui il farmacista era maggiormente considerato.
Il farmacista comunque rimane una sorta di confessore tenuto al segreto professionale, che può offrire una soluzione ad alcune problematiche e che può comunque orientare al medico o allo specialista più adatto rispetto alla problematica posta.
La storia dei farmacisti vanta antiche origini, li ritroviamo in tutto il mondo in Giappone esistevano i curatori, nell’antica Grecia i rhizotomoi che curavano con le erbe e radici delle erbe , mentre nell’antica Roma nascevano le prime vere e proprie farmacie ( Tabernae medicinae). Nei monasteri medievali organizzarono i loro ospitia che necessitavano di artigianali “officine farmaceutiche”e si dotarono di splendidi orto botanici.
Hai mai sentito parlare dei giardini dei semplici?
Le piante sono da sempre un enorme serbatoio di sostanze farmacologicamente attive, per i monasteri medievali, il “giardino dei semplici” era una sorta di farmacia vegetale quindi giardini di questo tipo gli orti botanici erano “medicamenta simplicium”, con il tempo il termine “medicamenta” venne abbandonato ed i farmaci vegetali venivano detti “semplici”.
E del monastero di San Gallo in Svizzera?
L’abazia è una fucina di conoscenza e di arte barocca con 1200 anni di storia che è stata dichiarata bene dell’umanità, una delle sue sale “Farmacia dell’anima” custodisce innumerevoli volumi che racchiudono il patrimonio di conoscenze raccolte dai benedettini dell’epoca.
Di farmacia si parla pure nei trattati arabi… In Italia la figura del farmacista si affermò nel dodicesimo secolo ( speziale o rizotomo)grazie a Federico Secondo di Svevia. Ma è così antica l’arte dei farmacisti?
Io non sono uno storico ma è acclarato che l’arte di preparare farmaci è antichissima, gli Egizi conoscevano i poteri curativi di molte piante, le dosavano con particolari pesi e misure, erano in grado di polverizzarle setacciarle e di preparare infusi, estratti e decotti, a Salomone si attribuisce la scrittura di un libro sull’arte di preparare farmaci che venivano somministrati sotto forma di pozioni e pillole.
Ai templi della civiltà romana, Galeno fu artefice della più completa forma di medicina concepita fino a quel momento tanto che ancora oggi i preparati in farmacia vengono definiti “galenici”.
Lo stesso Galeno durante i suoi viaggi per conoscere le droghe nei loro luoghi di origine, chiamò “Pharmakopolai” o “Aromatarii” coloro che le vendevano.
Gli Arabi intorno al VIII secolo cominciarono poi ad operare una suddivisione fra farmacia e medicina.
Nel Medioevo la farmacia viene ancora esercitata nei conventi dei monaci che erano medici e farmacisti allo stesso tempo ma da lì a breve viene insegnata nelle università come disciplina speciale finché un pò alla volta la professione di farmacista viene completamente separata da quella medica.
Da qualche parte ho letto il mondo della medicina è crudele… Cosa ne pensi?
Penso che sia un luogo comune, è nella natura delle cose che le aziende farmaceutiche facciano business attraverso la scoperta e la vendita di nuovi farmaci, è vero anche che abbiamo assistito a storture tali da minare la fiducia del consumatore nei confronti dei farmaci o sulla correttezza del loro prezzo ma è anche vero che ci sono organi di controllo, che la ricerca farmacologica per fortuna va avanti, che esistono centri di ricerca in tutto il mondo e che la medicina grazie a questo ha fatto grandi passi avanti nella cura di molte malattie prima incurabili.
Hai mai incontrato difficoltà nel tuo lavoro?
Ovviamente si, il mio lavoro ha una connotazione scientifica ma ne ha anche una economica e come tale ha risentito pesantemente delle politiche di austerità.
Il controllo economico finanziario è diventato uno degli elementi imprescindibili di questa professione che si avvale della collaborazione di colleghi e che ha enormi costi di gestione.
Qual è il tuo rapporto con i colleghi?
Ho un ottimo rapporto di stima reciproca, alcuni di essi sono amici e compagni di studio fin dai tempi dell’Università.
Ci si può curare con dottor Google o con il passaparola?
Tutti sanno che non è possibile, ma tanti cedono alla tentazione di provarci e spesso semplici patologie sembrano problemi da Dr. House.
Da quanti anni fate i farmacisti a Favara?
Mio nonno si laureò presso l’università di Napoli nel 1908, mio padre continuò la tradizione di famiglia insieme a mio zio che molti a Favara ricordano come lo zio Cecè uomo gioviale e sempre pronto alla battuta.
Certo non i giovani, ma molti ricorderanno anche mia madre titolare della farmacia Attardo, io e mio fratello siamo dunque la terza generazione di farmacisti.
Puoi accennare ad un ricordo di tua madre?
Ero particolarmente legato a mia madre, i ricordi più cari li tengo per me, tuttavia senza timore di essere smentito posso dire che era una donna di grande cultura, animata da una fede che non era possibile scalfire neanche di fronte alle più dure prove della vita.
I miei genitori sono stati e per fortuna mio padre ancora lo è, un riferimento granitico per la mia vita, mia madre però era qualcosa di speciale, non ho mai conosciuto una persona tanto, generosa, distaccata dalle cose materiali, risoluta e dolce allo stesso tempo, il suo sorriso è impresso nella mia mente e nel mio cuore con inchiostro indelebile.
Una volta si sprecavano molti farmaci. Si conservavano in un cassetto e poi si buttavano. Com’è oggi la situazione, c’è maggiore coscienza nell’uso e nella dispersione corretta di questi rifiuti “speciali” che vanno riconsegnati nei contenitori delle farmacie?
Il costo dei farmaci è tale che nessuno più può permettersi di sprecarli e questo ha permesso di comprenderne meglio il valore.
Inoltre i medici sono molto attenti ed i loro strumenti informatici consentono un controllo accurato delle unità prescritte soprattutto in relazione alle patologie croniche.
Anche sul corretto conferimento dei farmaci scaduti c’è una maggiore attenzione, non posso offrire una misura percentuale esatta di quante persone siano sensibili al problema però il mio raccoglitore in farmacia è sempre pienissimo e tanta gente a volte entra semplicemente per depositarli.
E’ bene ricordare: che i farmaci scaduti possono danneggiare il sottosuolo, inquinare le falde acquifere e quindi l’acqua potabile, vanno dunque conferiti negli appositi contenitori di raccolta dai quali verranno poi trasportati all’interno di inceneritori ed inattivati ad altissime temperature.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il mio è un work in progress, la curiosità ed il continuo aggiornamento tengono vivo il mio interesse per questo lavoro, speriamo che il futuro così opaco restituisca a tutti quella fiducia che ci serve per motivarci e per continuare ad impegnarci.