Alessandro Crapanzano, vive e lavora da più di venti anni a Roma ed è un artista innamorato della sua terra.
Recentemente le sue opere sono esposte in una sala del castello Chiaramonte di Favara e lo saranno fino al prossimo giorno dieci agosto. Una mostra che ha sorpreso non pochi perché era passato stranamente il concetto si trattasse di foto ed, invece, hanno potuto ammirare veri e propri capolavori alla gomma bicromata. Come a dire che è stata una sorpresa doppia.
“La gomma bicromata – ci dice l’artista – è un procedimento artigianale oltre ad essere la tecnica fotografica di stampa in assoluto più creativa, ogni artista decide di personalizzare la tecnica e io stesso cambio la procedura in base all’effetto finale che voglio ottenere”.
Meglio iniziare a raccontare fin dell’inizio la particolare tecnica, almeno per molti, assolutamente sconosciuta.
“Si procede – a parlare è Alessandro Crapanzano – prima con la creazione di un negativo a contatto, vale a dire di un negativo delle stesse dimensioni del lavoro che si vuole ottenere. Alcuni preferiscono stampare 3 negativi, uno per ogni colore primario (ciano, magenta, giallo) altri 4 (ciano, magenta, giallo, nero). Io preferisco stampare un solo negativo e trarre da esso il massimo spostandomi semplicemente nella scala di grigi del negativo. Si procede quindi con la preparazione del fondo (carta o legno) con gesso, cementite e/o colori acrilici e si prepara l’emulsione sensibile alla luce con una miscela di gomma arabica, potassio bicromato e tempera”.
“Questa emulsione gelatinosa viene quindi spennellata sul supporto preparato, lasciato ad asciugare al buio e successivamente esposta alla luce solare con il negativo a contatto per un tempo che varia, a seconda dalle condizioni climatiche, dai dieci ai centoventi minuti”.
“Dopo questo tempo variabile in cui l’emulsione entra a contatto con la luce, avviene l’importante fase dello spoglio in acqua che può essere fatto con l’ausilio dei pennelli o semplici getti d’acqua, si lascia quindi asciugare ed eventualmente si interviene con ritocchi”.
“Finito il primo livello di colore, che io faccio in sovraesposizione si passa ai livelli successivi in cui gradatamente diminuisco il tempo di esposizione”.
“In base ai livelli (colori) che voglio utilizzare questo processo può’ essere ripetuto anche fino a 9/10 volte distribuiti in diversi giorni di lavoro”.
“Il mio lavoro si caratterizza per l’assoluta assenza di utilizzo di lampade UV ma del semplice e allo stesso tempo complesso uso della luce solare con tutte le variabili che ne conseguono”.
“Solo la ripetizione dei livelli di colore permette di correggere eventuali imperfezioni e ottenere così un pezzo unico e irripetibile”.
“Il lavoro – conclude – può avere risultati diverso in funzione dei materiali usati, della preparazione del supporto e dei livelli di stampa”.
I risultati sono eccezionali, sono capaci di catturare l’attenzione, di rapirti per loro “misteriosa” bellezza.