La tomba in coppi di terracotta si trova nell’area antistante il lato est del Tempio della Concordia e fa parte di un gruppo di sepolture, costituite da fosse antropoidi ricoperte da grosse schegge di calcarenite.
Con questa nuova campagna di scavi è stata scoperta una tomba in coppi di terracotta, che conteneva lo scheletro, deposto in posizione fetale, di un lattante di poche settimane di vita. Le tegole curvilinee utilizzate nella sepoltura sembrerebbero del tipo cosiddetto vacuolato, prodotto in età altomedievale. In assenza di corredo questo dato risulta molto importante ai fini della definizione della cronologia di questo nucleo di tombe realizzato in prossimità delle formae scavate nel banco roccioso, tradizionalmente datate tra IV e V secolo d.C. Questo lembo della necropoli paleocristiana sub divo presso la fronte orientale del Tempio della Concordia presenta anche una serie di strutture riconducibili forse ad una riconversione dell’area per usi artigianali, quando possibilmente anche alcune tombe furono riadattate come vasche collegate da canalette scavate sul piano.
“Lo scavo si inserisce nel progetto di valorizzazione “La Valle dopo gli antichi” per lo studio delle evidenze archeologiche presenti lungo le mura meridionali della città greca relative alla frequentazione di età postantica – comunica il Direttore del Parco, architetto Roberto Sciarratta – in particolare, verrà eseguito il rilievo puntuale del tratto delle fortificazioni compreso tra il Tempio di Giunone e della Concordia, con l’ausilio della tecnologia laser scanner e 3D, anche ai fini di ricostruzioni virtuali dello spessore originario delle mura antiche intaccate dai lavori di cava”.
Il progetto intende recuperare anche le testimonianze di vita nella Valle anteriori alla istituzione dell’area archeologica per la pubblica fruizione. I documenti storici di età medievale, le fonti iconografiche del Grand Tour ed infine le fotografie tra ‘800 e ‘900 attestano infatti l’uso agricolo della Valle, percepita come “campagna” esterna alla città. Il recupero di queste testimonianze permetterà di aggiornare le conoscenze sulla Valle, approfondendo la sua storia più recente e di arricchire l’offerta culturale attraverso una nuova proposta di fruizione del tratto più visitato dell’area archeologica del Parco.