Italia 2004 come Atene nel 370 a.C.
E’ stato anche pronosticato dagli intervistati nei vari canali televisivi e radiofonici. ” Novi Ligure”, era stato detto “non resterà un caso isolato. Questi casi si ripeteranno”.
Ed infatti così è stato. Subito dopo la tragedia di Novi Ligure, ove una ragazza diciassettenne, aiutata dal suo fidanzato, ha ucciso la madre ed il fratellino, ecco esplodere altre tragedie in varie altre parti d’ Italia. Nel Novarese una ragazza convince il proprio fidanzato ad accoltellare la mamma di lei; nel Comasco un trentenne uccide la propria madre, in Sicilia… etc., etc. . Sembra proprio un bollettino di guerra. Devono, a questo punto i genitori avere paura dei propri figli? Cosa sta succedendo? Sta veramente per venire la fine del mondo? Tutto ciò che sta accadendo in questi ultimi tempi è certamente di una gravità inaudita, ma se proviamo a leggere la Storia o alcuni libri che fanno la Storia, potremo accorgerci che G. B. Vico aveva ragione quando sosteneva “i corsi e ricorsi della Storia”, per cui non tutto potrebbe essere perduto. Siamo andati, infatti, a rileggere un brano, tratto dal capitolo VIII de “La Repubblica”, scritto da Platone nell’ormai lontano 370 avanti Cristo, ossia circa 2400 anni fa, ed abbiamo ritenuto essere opportuno riportarne qui alcuni passi più salienti.
“Quando la città retta a democrazia si ubriaca di libertà, confondendola con la licenza, salvo a darne, poi, colpa ai capi, accusandoli di essere loro i responsabili degli abusi e costringendoli a comprarsi l’impunità con dosi sempre più massicce di indulgenza verso ogni sorta di illegalità e di soperchieria. Quando questa città si copre di fango accettando di farsi serva di uomini di fango per poter continuare a vivere e ad ingrassare nel fango. Quando il padre si abbassa a livello del figlio e si mette, bamboleggiando, a copiarlo perché ha paura del figlio. Quando il figlio si mette alla pari del padre e, lungi dal rispettarlo, impara a disprezzarlo per la sua pavidità. Quando il cittadino accetta che, da dovunque venga, chiunque gli capiti in casa possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita o ci è nato. Quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome della libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine, c’è da meravigliarsi che l’arbitrio si estenda a tutto e che dappertutto nasca l’anarchia…? In un ambiente siffatto, in cui il maestro teme ed adula gli scolari e gli scolari non tengono in alcun conto il maestro; in cui tutto si mescola e confonde, in cui chi comanda finge, per comandare sempre di più, … in cui la demagogia dell’uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione ed anzi costringe tutti a misurare il passo sulle gambe di chi le ha più corte; in cui l’unico rimedio contro il favoritismo consiste nella reciprocità e moltiplicazione dei favori, in cui tutto è concesso a tutti, in modo che tutti ne diventino complici. In un ambiente siffatto, quando si raggiunge il culmine dell’anarchia, e nessuno è più sicuro di nulla e nessuno è più padrone di nulla, perché tutti lo sono, dico, pensi tu che il cittadino accorrerebbe in armi a difendere la libertà dal pericolo dell’autoritarismo? Ecco come nascono le tirannidi. Ecco come muore la Democrazia.”
Il testo che abbiamo letto, come dicevamo prima, è stato scritto da Platone circa 2400 anni fa ma il contenuto è sorprendentemente attuale. Sembra, infatti, di leggere una pagina di un quotidiano dei nostri giorni.
Come mai? Se proviamo a ricordare le leggi o i fatti che più sono in voga e sulla bocca di tutti in questi ultimi tempi ( debiti formativi, “promozione obbligatoria anche per i somari”; telefono azzurro; leggi divorziste; leggi sull’aborto; ingressi clandestini; proposte di liberalizzazione delle droghe; collusione del potere politico con le varie mafie; scarcerazioni facili; etc. etc.), allora ne possiamo subito trarre la risposta e sperare solo nella Bontà Divina; a meno che tutti quanti non ci “diamo una mossa”.
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Dal momento in cui è stato scritto l’articolo, sono trascorsi oltre 15 anni.
Come previsto, le cose sono andate avanti e nel senso peggiore del termine. Anche le leggi hanno avuto una loro evoluzione, arrivando anche a proporre la eliminazione della paternità e della maternità, oltre alla “stepchild adoption” ( scritta in inglese per non essere compresa dai più), a dimostrazione proprio del fatto che, per un malinteso senso di “democrazia e di senso civico”, sol chi grida più forte, ha sempre ragione.
Ma ciò che più reca sconforto, sono proprio le parole che lo stesso Papa Francesco ha detto, rispondendo, a tal proposito, ad una domanda di un giornalista “Io non so come stanno le cose nel Parlamento: il Papa non si immischia nella politica italiana”, come se la famiglia fosse solo un qualcosa di “optional” e non un “Sacramento della Chiesa”. Cosa dire a questo punto? Le uniche parole che vengono in mente, sono quelle scritte da papà Dante, quasi 8 secoli fa: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia ma bordello”.
Pino Crapanzano