Acqua torbida, una serie infinita di guasti e manutenzioni allungano i già lunghi turni di distribuzione idrica che, in qualche occasione, tocca e supera i dieci giorni di attesa.
Intanto, i sindaci dell’Ato idrico di Agrigento ragionano sulla forma giudica del nuovo gestore che dovrebbe subentrare a Girgenti acque. L’acqua non arriva con civile regolarità all’utenza e stanno confrontandosi sull’opportunità di costituire una consortile o una società per azioni.
Giusto parlarne, ci domandiamo, comunque, perché non si affronta il problema dei turni di erogazione, quello relativo alle reti idriche, alle condotte di adduzione principali.
Dieci giorni di attesa, ma anche cinque o tre sono un fatto inaccettabile. Come è, allo stesso modo, inaccettabile il diverso modo di trattamento dell’utenza all’interno dello stesso Ambito idrico con città che hanno l’acqua h24, altri a giorni alterni, altri ancora con la fornitura che arriva quando arriva.
E viene da piegarsi in due dalle risate a pensare che nel 2007 appena iniziato il servizio con Girgenti acque, l’amministratore dell’azienda, Giuseppe Giuffrida, iniziò un crociata contro le vasche di accumulo dei privati che, a parere di Giuffrida, costituivano un danno al miglioramento dell’erogazione.
Avesse vinto la sua crociata Giuffrida, oggi ci troveremmo in fila con i bidoni alla fontanella.
Le vasche di accumulo dei privati sono il male minore, perché pur essendo la causa principale della non potabilità dell’acqua ne assicurano i quantitativi per garantire l’igiene nella abitazioni. Giuffrida avrebbe avuto ragione se l’indomani della consegna del servizio a Girgenti acque, l’azienda, la Regione Sicilia e l’Ati avessero dato corso ai finanziamenti e al rifacimento delle reti idriche per assicurare l’erogazione h24. Ed, invece, per tredici anni è stata una vera e propria lotta tra neri in una notte senza luna, con i sindaci in continuo contrasto all’interno dell’Ati, la Regione sorda e cieca a fronte del disagio dei cittadini e l’azienda che gestiva il servizio costretta ad aspettare disposizioni che non sono mai arrivate. Tutto questo condito con i controllori che non hanno controllato e, di più, Regione e sindaci senza lacrime a fronte del disastro che colpisce l’utenza. Chi ha mosso le acque stagnanti da decenni e chissà per quanto altro tempo lo sarebbero stato, è il Prefetto di Agrigento, lo Stato. E, quasi sicuramente, sarà ancora lo Stato a rimuoverle, molto probabilmente: la Magistratura.
Dal canto loro, agli utenti rimane la speranza nelle abbondanti piogge e in una futura classe politica in grado di risolvere i problemi del territorio.