Non è facile fare la cronaca della seduta del Consiglio comunale di ieri sera dove niente è andato per il giusto verso. E siccome, purtroppo e mio malgrado, una parte molto spiacevole mi ha visto protagonista, cercherò, come ho sempre fatto da quarant’anni a questa parte, di raccontarvi i fatti e solo quelli ( potete vedere l’intera registrazione della seduta sulla pagina facebook del Comune di Favara).
Un antefatto ha sicuramente condizionato l’evolversi della riunione che ha, crediamo, scombussolato i piani e le intenzioni di taluni, ovvero l’aver pubblicato, poche ore prima della seduta di Consiglio comunale, sul nostro giornale un articolo che evidenziava che all’ordine del giorno della seduta c’era anche la proposta di variazione dell’art. 25 bis del Regolamento di svolgimento del Consiglio comunale, ovvero l’aumento del 50% del gettone di presenza dei consiglieri su proposta del consigliere comunale Antonio Scalia.
E proprio su questo argomento che si è infervorita la discussione, o meglio è degenerata, non solo perché ci sono stati duri attacchi al sottoscritto reo, non solo di aver scritto la notizia sul gettone, ma per il fatto di essere un “giornalista senza …..puntini puntini” per non aver avuto il coraggio di scrivere dell’unica cosa (oltre al gettone di presenza) per la quale il consigliere comunale Antonio Scalia si è candidato, ovvero salvare i cittadini di Favara. Argomento per il quale Scalia non ha mai inviato una nota o scritto due righe. Ma torniamo alla proposta di variare l’art. 25 bis avanzata, ascoltate bene, solo come una provocazione, proposta che dopo essere stata inserita all’ordine del giorno e portata in discussione, avrebbe poi ritirato. Ne era a conoscenza anche la Segretaria comunale chiamata a testimonianza in diretta da Scalia. Avete capito bene. Tonino Scalia ha lavorato un anno su questa proposta, è stata portata in discussione nelle competenti Commissioni consiliari, è stata attenzionata dal Dirigente agli Affari generali che ha espresso il proprio parere in ordine alla regolarità tecnica e dalla Dirigente al Bilancio in ordine alla regolarità contabile. Quindi è stata portata in Conferenza dei Capigruppo per il suo inserimento all’ordine del giorno per la discussione in Consiglio comunale, solo per una provocazione, il tutto era a conoscenza della Segretaria generale. Pazzesco.
Ecco cosa dice testualmente Antonio Scalia: “Siccome io sapevo che al peggio non c’è mai fine…..io mi aspettavo la caccia alle streghe…. Signor segretario le risulta che questa proposta viaggia da più di un anno ed io in camera caritatis le dissi: guardi che è una proposta provocatoria e che io ritirerò. Se sto dicendo il falso lei mi può dire non è vero”. La segretaria non ha detto “non è vero” e mentre il consigliere Scalia parla, la segretaria annuisce. “Perché della provocazione? – continua Scalia nel suo intervento – io ebbi a dire che si scatenerà un putiferio. Analizzeranno tutti i punti ma sul vero punto, sulla vera proposta questi giornalisti … senza …. puntini …puntini…. non avranno il coraggio di scrivere una sola parola”. Un parlare a ruota libera senza che il vice presidente Giuseppe Nobile (quello eletto l’altro ieri e che alla sua prima intervista non ha esitato a definire questo Consiglio comunale il peggior degli ultimi 10 anni) abbia fatto un cenno, interrotto o redarguito il consigliere per le offese che stava proferendo contro la Stampa. Accuse e offese che si ripetono ormai da alcune riunioni di Consiglio comunale soprattutto al mio indirizzo, forse perché le cose che scrivo non sono di suo gradimento. Ma anche e soprattutto per le gravi affermazioni che aveva fatto nel confermare di aver preso in giro tutti e proposto una delibera per “provocazione” . A “sbottare” doveva essere l’intero Consiglio comunale per le gravi cose affermate da costui.
Ad inizio di seduta c’era stato lo scontro tra le due anime del Movimento 5 Stelle con il consigliere Leonardo Caramazza, tra i fedeli di Anna Alba, che aveva chiesto con parole dure le dimissioni da capogruppo Massimo Liotta perché è tra quelli che hanno firmato la mozione di sfiducia alla sindaca grillina e quindi non poteva più mantenere quella carica. Caramazza lo ha detto con toni aspri suscitando l’immediata reazione di Liotta che chiedeva chi fosse lui per stabilire da che parte stava la ragione, ovvero chi sono i veri esponenti del M5S. Toni accesi che hanno costretto il presidente Salvatore Di Naro a sospendere d’imperio la seduta per 5 minuti.
La ripresa non è stata certo da meno con la discussione sulla proposta di aumento del gettone sulla quale il giornalista aveva osato scrivere scatenando la caccia alle streghe (dove le streghe sono naturalmente quei consiglieri che infischiandosene del dissesto e del parere sfavorevole dei dirigenti avevano deciso si votarsi l’aumento del gettone) ma anche ex consiglieri come Antonio Palumbo che avevano “diminuito il gettone sei mesi prima della fine del mandato” ha evidenziato Laura Mossuto.
Di Scalia vi abbiamo già detto per cui, al fine di dare una completa informazione,raccontiamo anche dello spiacevole episodio che ci ha visto coinvolti a seguito dell’ennesima “battuta” che ha chiamato ancora una volta in causa i giornalisti, da parte del consigliere Salvatore Giudice, che riconosco non si è mai dimostrato irrispettoso verso i giornalisti. Ma il sentirsi sempre tirato in ballo, accusato, offeso, additato con interventi in aula senza, naturalmente poter intervenire, ha fatto saltare ogni freno della ragione. A sbottare sono stato io. Non tanto per quello detto da Giudice, ripeto sempre rispettoso, ma per tutte le cose che erano state dette in precedenza e che si erano accumulate.
Il mio è stato prima un invito a esercitare il proprio ruolo senza tirare in ballo ogni momento i giornalisti e Moscato in particolare, a non lanciare accuse e a non offendere chi con dignità da oltre 40 anni svolge un compito difficile qual è quello di informare la città. Un intervento che io non potevo e non dovevo fare, ma la misura era colma. Il vice presidente, pessimo nella gestione della vicenda, ha ordinato agli agenti della Polizia Municipale “buttatelo fuori”. La particolare situazione venutasi a creare ha generato una, chiamiamola “incomprensione” con Giudice che ha accusato la testata giornalistica di non essere corretta e di sparare nel mucchio, dicendo poi che non si riferiva a noi, affermando che “avremo modo di chiarire questa cosa in altra sede, non si preoccupi” e che lo ha portato poi “all’incontro ravvicinato”, ma senza nessuna conseguenza e con un successivo chiarimento.
Resta il clima ostile contro la stampa, rimangono le aggressioni verbali, e non solo, contro i giornalisti, le reiterate offese personali e il comportamento di consiglieri che screditano, per fortuna solo in piccola parte, l’Istituzione Consiglio comunale. Me ne duole.
In conseguenza a questi fatti i Consiglieri comunali del M5S firmatari della mozione di sfiducia unitamente a quelli del Gruppo Misto hanno abbandonato l’aula. La seduta è stata sospesa per alcuni minuti. Al ritorno in aula mancava il numero legale per cui è stata aggiornata ad un ora, ma anche all’appello successivo non c’era il numero legale per cui la seduta è stata aggiornata ad oggi alle ore 19:30.