Il presidente Di Naro sì è preso tutto il tempo previsto dalla legge che impone di trattare la mozione non prima di 10 giorni e non dopo 30 giorni dalla sua presentazione, avvenuta il 16 settembre 2019 con protocollo n. 40630. Come si ricorderà, la mozione di sfiducia porta le firme di 11 consiglieri comunali, i quattro del Gruppo Misto: Marilì Chiapparo, Rossana Castronovo, Sergio Caramazza e Vito Maglio;e di ben sette consiglieri del Movimento 5 Stelle, il partito della sindaca, che già da tempo si erano dissociati da Anna Alba: Carmelo Sanfratello, Massimo Liotta, Calogero Pirrera, Carmelo Costa, Danila Baio, Giusy Sciara e Giuseppe Sorce.
La Mozione di sfiducia è regolata dalla Legge regionale 35/1997 e successive modificazioni ed integrazioni, l’ultima delle quali fatte con la Legge Regionale 6/2011. In realtà sono state introdotte ulteriori modifiche con la Legge Regionale 17/2016 ma, in questo caso, non si applicano poiché tra le clausole viene esplicitamente detto che le modifiche vengono introdotte con la prima elezione successiva all’entrata in vigore della stessa. Essendo Anna Alba stata eletta prima dell’approvazione di detta L.R. 17/2016 le norme di riferimento sono quelle stabilite dalla L.R. 6/2011. La differenza tra le due norme sta nel numero di consiglieri che debbono votare SI affinchè la mozione passi, i 2/3 per la legge del 2011 contro il 60% di quella del 2016. In ragione di ciò il numero di consiglieri comunali occorrente affinchè la mozione venga approvata è i 2/3 di 24, ovvero 16.
Il voto, dopo la discussione in aula, dovrà avvenire in maniera palese per appello nominale. Nella lunga relazione a supporto delle motivazioni politiche e soprattutto amministrative che hanno portato alla presentazione della mozione di sfiducia al sindaco, vengono analizzati tutti i 10 punti del programma elettorale che Anna Alba, a loro dire, non ha saputo realizzare. “Nessun aumento della qualità dei servizi comunali, nessun reale investimento su settori specifici, nessuna definizione di progetti – si legge – ma solo il degrado in cui versa la città che non può essere sottaciuto per la completa incapacità di questa Amministrazione. Lo stato di abbandono in cui versa il nostro Comune è un dato di fatto incontrovertibile”.
Argomentazioni che non sappiano se abbiamo convinto i rimanenti 13 consiglieri comunali. A priori escludiamo gli altri 7 consiglieri comunali rimasti fedeli ad Anna Alba ovvero il presidente del Consiglio Comunale Totò Di Naro, Selenia Failla, Carmelina Cusumano, Marianna Fallea, Leonardo Caramazza, Vincenzo Lentini e Giuseppe Bellavia.
A decidere le sorti amministrative di Anna Alba saranno i rimanenti 6 consiglieri di “opposizione”. Antonio Scalia (P.D.R. Sicilia Futura); Salvatore Fanara (Favara Popolare); Salvatore Giudice (Favara Domani); Giuseppe Nobile (Favara Riparte); Calogero Castronovo e Laura Mossuto (PD). Scusateci se abbiamo scritto il termine opposizione “tra virgolette”, gli ultimi avvenimenti in consiglio comunale, su tutti l’elezione del vice presidente, ma anche alcune dichiarazioni più o meno ufficiali ed esplicite, fanno intendere che non è loro intenzione dire SI alla sfiducia. Discorso a parte, e forse più complicato, per i consiglieri del PD, in quanto il Partito si è chiaramente espresso per la sfiducia.
ll sondaggio proposto da SiciliaOnPress nelle scorse settimane, al quale hanno partecipato 1038 elettori si è chiuso con 836 voti favorevoli alla sfiducia (80,5%) e 202 contrari (19,5%). Un sondaggio che, lo abbiamo detto, non ha alcun valore politico, ma che, comunque, ha evidenziato come il vento favorevole dell’opinione pubblica su Anna Alba è notevolmente calato ed è ben lontano, anzi è in percentuali invertire, rispetto al 71,15% dei voti validi del turno di ballottaggio, che l’avevano eletta sindaco di Favara.