C’era una volta lo sportello fisico, oggi dobbiamo confrontarci con quello telefonico.
In passato ti riceveva una persona, dipendente dell’azienda telefonica, e in qualche modo riuscivi a trovare una soluzione al tuo reclamo.
Adesso, si telefona ai numeri di servizio e se la faccenda è complessa sei destinato a non risolverla. Chiami, parli con una operatrice o con un operatore, esponi il tuo problema, ti rassicurano che in breve tempo si risolverà, cosa che accade se si è fortunati, viceversa resti impigliato in una maledetta rete senza mai uscirne fuori.
Vi racconto un fatto per diretta esperienza, prima di iniziare a scrivere, ipotizzando il caso raccontato una eccezione, ho chiesto all’avvocato Giuseppe Di Miceli, responsabile di Konsumer, se si tratta di un fenomeno diffuso, che può interessare l’opinione pubblica.
Non si tratta, afferma, l’avvocato Di Miceli di un fatto isolato. E’ semplice diventare clienti, non si può dire essere lo stesso nella soluzione delle diverse problematiche. Vale, dunque, la pena il parlarne. Il denunciare pubblicamente, nella speranza di eventuali correzioni nel rapporto aziende telefoniche e clienti.
Vittima di una truffa telefonica, il protagonista della nostra storia “migra” da Tim fisso in un’altra azienda, resosi conto del raggiro, in pochi giorni, rientra nel precedente operatore telefonico. Nella fase del rientro gli viene proposto di agganciare alla linea fissa anche un numero di cellulare. Non l’avesse mai fatto, si è messo con un piede in Tim mobile e con l’altro in Tim fisso. L’operazione non è andata a buon fine, molto probabilmente, perché giocava su due campi diversi. Perdente il cliente che non ha più il suo profilo tariffario Tim mobile e non riesce a ritornare allo stato precedente. Tutte le proposte sono eccessivamente onerose rispetto al passato e rispetto all’offerta in fase di rientro.
Diventa una sorta di pallina tirata una volta verso il 119 e l’altra verso 187 e viceversa questo da settimane. Il 187 rimanda al 119 ché si tratta di linea mobile, il 119, a sua volta, dice di non essere competente su contratti di linea fissa. Decide allora di scrivere una pec a telecomitalia@pec.telecomitalia.it. Bene! Il primo ottobre scorso parte la prima posta certificata inviata da Konsumer nell’interesse del cliente, la seconda direttamente dell’utente il 9 ottobre. Nessuna risposta.
Chi ti salva? Ovviamente nessuno, per la serie “abbiamo inventato lo sportello telefonico, affinché il grasso coli dalla nostra parte”, il cliente deve pagare e basta.
Oppure andare ad oltranza sulla strada della conciliazione a mezzo dell’Autorità garante del mercato, incrociando le dita.
Noi vi racconteremo il resto di questa emblematica storia di disservizio e di insoddisfazione del cliente.