“I cambiamenti climatici sono un’emergenza da non sottovalutare, la mia terra di Licata da domenica notte a martedì è stata colpita dalle forze devastanti di una natura offesa dall’uomo che nel nostro caso è impreparato e indifeso”.
A parlare è don Marco Damanti un sacerdote, un parroco di frontiera che esercita la sua missione a Favara, ma è nativo di Licata, dove risiede la sua famiglia. Con don Marco ci confrontiamo spesso, condividiamo il concetto che il vero progresso sociale debba essere scritto da più mani, dal popolo, parola andata recentemente in disuso, e dai suoi governanti.
“Il popolo – continua il sacerdote – ha bisogno di un riferimento, di una guida sicura, di più durante le emergenze. In queste occasioni il rapporto tra le istituzioni e il popolo, penso, debba essere diretto. La nostra città, colpita, ha reagito. I cittadini si sono rimboccati le maniche e sono all’opera per riparare i danni, l’amministrazione comunale è presente, non si risparmia, ma in tutti c’è la fondata preoccupazione della prossima sfida con le forze della natura. Una sfida alla quale da soli i licatesi hanno ben poco da inventarsi. Oggi più che mai il Governo regionale deve esserci vicino. E il primo segnale, in questo senso, potrebbe essere l’arrivo in città del presidente Musumeci per verificare i danni e discutere direttamente con il popolo le misure da adottare, in perfetta collaborazione. Questo è uno dei tanti modi per scrivere pagine di legalità, insieme amministrati e amministratori, con il legislatore in ascolto sulle esigenze, sulle preoccupazioni del popolo”.
Come dargi torto. Le carte, le relazioni non possono dare l’esatta conoscenza come la diretta constatazione con l’ascolto degli abitanti.
“Io abito nella zona Fondachello, quella colpita dal mare. Per fortuna nella mia strada il mare ha avuto clemenza, acqua nelle prime case ma bassa. Ogni volta che vado nella mia amata terra ho l’abitudine sia d’estate ma anche d’inverno di fare una passeggiata lungo il mare di Fondachello – Playa. D’inverno la spiaggia scompare in parte o quasi tutta, non era così qualche anno fa. Penso che le nostre coste debbano essere, con loro l’uomo, difese. Questo deve muovere la coscienza della Politica, da quella locale a quella provinciale e regionale. Qui c’è a rischio la vita della gente e non solo le case frutto di grandi sacrifici delle famiglie. Oggi, tutto sommato, è finita bene, ma sapendo che il clima è cambiato e potremmo essere soggetti a questi eventi catastrofici dobbiamo prevenire per non piangere dopo. E’ stata promessa una nuova politica attenta alle esigenze dei cittadini. Bene! E’ arrivato il tempo, con in gioco le vite umane, che questa politica si concretizzi in presenza sui territori maggiormente esposte al rischio”.