Dal Vangelo secondo Matteo
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Leggendo questo brano prendo sempre più coscienza quanto sia vero quello che dice Isaia prestando la voce al Signore: “Le mie vie non sono le vostre vie”. Entriamo nei panni di Giuseppe, chi di noi crederebbe che la nostra ragazza aspetti un bimbo per opera dello Spirito Santo? Forse nessuno o comunque pochi che sarebbero messi subito alla gogna mediatica. Il problema è che non crediamo alla potenza dello Spirito di Dio o meglio come mi disse qualche settimana fa uno scout di 18 anni, è non credere nello Spirito Santo.
Il nostro Dio che è un tipo folle e strano, per venire tra di noi, non usa gli schemi normali e tanto meno quelli trionfalistici, che nella nostra superbia ci aspetteremmo…da un Dio! Oggi più che mai, mi rendo conto quanto sia difficile capire la sublimità del Mistero e dell’umiltà, che è la sola vera via che conosce l’Amore quando si dona.
Dio sceglie la piccolezza, la fragilità, le periferie… lo scarto, è innamorato della cultura dello scarto, gli Anawim amati dal Signore sono proprio coloro che la società mette ai margini o che non considera a volte neppure come persone. Le donne e i bambini nella cultura ebraica ai tempi di Gesù (e spesso anche oggi) contavano meno di niente. Immaginate in che pasticcio è Giuseppe! Credo che sia normale l’incomprensione davanti ad un così grande mistero: spesso l’amore di Dio si scontra con la nostra incapacità di non comprendere che tutto è possibile a Dio.
Giuseppe, amando profondamente Maria, si arrende, non discute sulle cause di quella gravidanza, e sceglie la via umanamente più misericordiosa: difende la dignità di Maria, rinunciando ad un pubblico rifiuto, – usanza di allora che sarebbe stato un condannare Maria al disprezzo di tutti – e la congeda in silenzio. Qui è la grandezza umana di Giuseppe che mette la persona al primo posto. La legge a riguardo parla chiaro, Maria doveva essere lapidata. Quante leggi o decreti ancora oggi mettono in secondo piano la vita e la dignità umana! Quante decreti interrompono i sogni crescita, di libertà di donne, uomini e bambini che scappano dagli inferni che altri uomini hanno creato per avere il potere sull’essere umano costretto a subire violenze di ogni tipo e anche la morte!
La filosofa francese Simone Weil asseriva che “mettere la legge prima della persona è l’essenza della bestemmia” e sorella Maria di Campello scriveva che “la nostra unica regola è l’amore; lasciare la regola ogni volta che essa è in contrasto con l’amore”. Le leggi e le regole che ostacolano la libertà e la dignità dell’uomo sono contro la logica di Dio che sceglie la piccolezza per incarnarsi nell’uomo. Maria e Giuseppe, due ragazzi, si fidano del messaggero che Dio ha inviato a loro. I messaggeri inviati a noi non hanno ali, sono le persone che vivono con noi nella nostra casa: i genitori, i nostri fratelli o sorelle… sono coloro che fanno il cammino con noi in parrocchia o in fraternità. Sono coloro che condividono con noi le speranze, le gioie ma anche le situazioni meno felici e belle. Angeli che ci indicano la strada retta, la strada dell’amore, dell’accoglienza, della solidarietà, la strada della Parola che pronuncia parole di pace.
In un mondo come il nostro in cui tutti vogliono essere protagonisti di qualcosa, Maria e Giuseppe ascoltano quel “Non temere” lasciandosi condurre dagli avvenimenti, senza comprenderli fino in fondo, ma fidandosi di Dio.
Non ascoltano i messaggeri che annunciano respingimenti, divisioni, che alzano muri. Ma nella semplicità sfidando le paure della loro società alzano ponti collegando la terra con il cielo, un ponte tra Dio e l’uomo, ed è ciò che facciamo noi quando costruiamo relazioni sfidando le paure del nostro tempo, quando accogliendo l’altro lo sappiamo riconoscere come fratello e non come nemico, l’unico confine è l’amore… perché chi accoglie il fratello accoglie Dio che vuole nascere nel nostro cuore che come un porto aperto alle diversità dell’altro è capace di amare … allora si che sarà Natale, quello vero, quello dove il presepe lo costruiamo noi con la nostra vita.