Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
La poesia del Natale rende tutto facile: le novene ben animate, luci, canti, negozi addobbati, liturgie ben curate, profumo di incenso, canti sublimi. Viene facilissimo baciare quel bambino di gesso o di legno, non si fa fatica a venerarlo, a commuoversi, ad avere sentimenti nobili. Siamo abituati a veder nascere Gesù Bambino da per tutto: tantissimi i presepi artistici, capolavori incredibilmente belli che non ti stancheresti mai di contemplare. Tanti sono i pittori, gli scultori che hanno riprodotto ciò che quella notte avvenne a Betlemme. Ma spesso trascuriamo, non contempliamo, respingiamo, ignoriamo quel presepe che l’Autore principale, Dio, ancora una volta a causa dell’egoismo dell’uomo riproduce in ogni angolo della terra e in mare.
Il segno è un bambino avvolto in fasce, i destinatari del messaggio audio visivo sono coloro che erano ai margini della società e rifiutati perché considerati peccatori dai dottori della legge, i pastori, gente che passava tutta la loro esistenza dietro al gregge e non poteva permettersi di frequentare i riti religiosi. Eppure Dio sceglie loro come destinatari di quel Segno di Amore infinito. Sono loro dopo Maria e Giuseppe a guardare negli occhi Dio Bambino che nasce in mezzo allo sterco… ma si sa che dai diamanti non nasce niente e dal letame nascono i fior e come cita un canto natalizio: “Nell’aura è il palpito di un grande mister nel nuovo Israel è nato il Signor, il fiore più bello dei nostri cuor!”
Troverete un segno, per trovare bisogna lasciare qualcosa, per mettersi sulla strada me i pastori occorre abbandonare ogni sicurezza, il tepore della casa, la certezza del pranzo preparato, le porte blindate. Proprio il contrario di quello che desideriamo, il contrario di quel decreto sicurezza che abbiamo lasciato votare ignari del fatto che ogni tentativo di difesa allarga l’orizzonte dei nemici, senza pensare che il nemico peggiore ce lo portiamo dentro: Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive.
Cercare prima ancora di essere una azione fisica è un fatto di cuore che percepisce che qualcosa gli manca per continuare a vivere. Cercare significa anche liberarsi dalle paure: quella della insufficienza, del fallimento, del ricominciare da capo, delle vie tortuose, dei tunnel chiusi; cercare è liberarsi dalla paura dell’altro, per gustare la bellezza del cercare insieme, del condividere la stessa strada e gli stessi bisogni con chi non conoscevamo prima; cercare è liberarsi dalle abitudini, dal già visto, dalla strada certa. Abbandonarsi ai messaggeri che Dio invia che come un tom-tom ci indica il segno: un bambino nudo. Messaggeri sono tutti coloro che portano pace con la loro testimonianza e annunziano il Vangelo senza alcuna paura, il primo fra tutti il nostro Papa Francesco.
Un Dio Bambino senza veli è il segno della debolezza. Il bambino non vive se qualcuno non si prende cura di lui, ma è un segno rischioso perché la tenerezza di un bambino ci fa precipitare di nuovo nella poesia del natale e difendere i presepi, invece di domandarci come mai Dio ha scelto di manifestarsi in Simba che è nato su un barcone e gli viene negato l’ingresso perchè giudicato da qualche governante un invasore proprio come Gesù che Erode vorrebbe far fuori, questi invasori con i pannolini e i loro vagiti da neonati sono davvero pericolosi! Dio si manifesta in Giuseppe che vive nelle grotte dietro la stazione ferroviaria, in Bogdan che ricade spesso nell’alcolismo e ora ha deciso di rialzarsi, nei bambini di Sorella Caterina che come vero messaggero di Dio lotta contro chi li vorrebbe sfruttare. Dio sceglie di manifestarsi in chi non è forte, né potente, in chi non esercita alcun potere, la cui prospettiva è quella della morte ignominiosa di un condannato. Questo è il vero presepe che ognuno di noi dovrebbe difendere e costruire con azioni d’amore!
Papa Francesco nella Lettera apostolica “Admirabile Signum”, scrive: «Dio si presenta così, in un bambino, per farsi accogliere tra le nostre braccia. Nella debolezza e nella fragilità nasconde la sua potenza che tutto crea e trasforma. Sembra impossibile, eppure è così: in Gesù Dio è stato bambino e in questa condizione ha voluto rivelare la grandezza del suo amore, che si manifesta in un sorriso e nel tendere le sue mani verso chiunque».
Il cuore del Natale è Cristo, un natale senza Cristo è una festa come tutte le altre. È quel Bambino avvolto in fasce, principio della più grande rivoluzione di amore, il vero motivo di gioia, il motivo di uno scambio di auguri che vogliono essere proposito di conversione, di accettazione di se stessi e degli altri, di una costruzione della civiltà dell’amore vero, gratuito… sincero.
Il Natale non è una dolce fiaba: è saper accogliere ogni piccolo che incontriamo lungo le nostre notti oscure della vita per dar luce al nostro cammino.
Come cita una famosa pubblicità: “Non sono gli alberi a fare il Natale, sono le persone”, i piccoli, quelli che dormono sotto i ponti e ai crocicchi delle strade, il fratello o la sorella a cui abbiamo tolto la parola e il saluto… quelli che ci mettono paura e scomodano la nostra torpida coscienza. Quelli di cui ci ricordiamo solo a natale… forse. Senza Cristo, senza quel bambino, solo le tenebre ci saranno compagne, anche se tutto ciò che ci circonda è illuminato ma da luci false e da canti festosi.
Facciamo nascere Cristo nei nostri cuori facendo diventare ogni giorno della nostra esistenza, Natale, dove Cristo nasce in noi e in ogni uomo che incontriamo. Questo è fare Natale, sperimentare la vera gioia che dobbiamo comunicare e trasmettere a tutti Altrimenti, gli ‘auguri’ non avranno senso: auguri si…ma, auguri di che?
Buon Natale del Dio Bambino ad ognuno di voi e a tutti coloro che portate nel cuore.