di Claudia Alongi
Ci sono luoghi in Sicilia marchiati da un’eco drammatica. È il caso, purtroppo, di Corleone, luogo simbolo della trilogia “Il Padrino” e tristemente noto per aver dato i natali ai peggiori esponenti di cosa nostra.
Tuttavia Corleone, piccolo borgo nel cuore dell’entroterra palermitano, cela alcune chicche paesaggistiche che vanno ben oltre l’immaginario di Francis Ford Coppola.
Definita la città delle cento chiese, sormontata da due faraglioni – la Sottana e la Soprana – dove ammirare i resti di un’antica fortificazione saracena e rinfrescata dal gorgoglìo di un’acqua che attira a sé la curiosità di turisti, amanti del trekking e della fotografia.
Il territorio di Corleone custodisce, infatti, la Cascata delle due Rocche, un luogo naturalistico di indiscutibile bellezza che per la sua non facile accessibilità, conserva un fascino intimo e incontaminato.
La cascata si forma dal salto del torrente San Leonardo, un affluente del fiume Belice, che scorre all’interno di una golanaturale per poi tuffarsi su un suggestivo laghetto incorniciato da rocce verde-ocra di glauconite e circondato dai resti di un acquedotto di origine presumibilmente araba.
Ammirare dal vivo la cascata non è impresa semplice perché poco segnalata. Bisogna attraversare un percorso fatto da un groviglio di stradine strette e chiedere indicazioni qua e là ma ne varrà la pena.
Giunti sul posto si aprirà alla vista un luogo incantato e quieto, in cui il silenzio è interrotto solo dal fragoroso spumeggiare dell’acqua e dal cinguettio di qualche uccellino tra gli olmi e i pioppi.
La discesa d’acqua immersa nel verde crea zampilli quasi ipnotici, specie sul principio di primavera quando la natura riaccende i suoi colori e le piogge invernali garantiscono la massima portata d’acqua.
Il sito ha riaperto da pochi mesi, dopo quasi un anno di chiusura forzata dovuta all’alluvione del novembre 2018 e alla necessaria messa in sicurezza di alcune aree.
Uno splendore naturale quello delle Due Rocche che va riscoperto, preservato e strappato all’incuria del passato. Perché la Sicilia, in ogni suo angolo, è mozzafiato e noi dobbiamo farci portatori e custodi di questa bellezza.