Dopo 34 anni grazie ad un amico comune Sergio Castellana ho avuto la fortuna di rincontrare a Favara Lillo Di Pasquale, un grande appassionato della radio, che ritrova e rimette a posto sostituendo le valvole e ristrutturando anche la parte esterna, facendo felici tutte le persone che amano la radio e riescono ad ascoltare questo gioiello che non smetterà di affascinare grandi e piccini. Lillo Di Pasquale ha appreso questa passione da suo padre, ogni volta che ripara una radio riabbraccia suo padre e ritorna ai suoi ricordi nel mondo dell’infanzia, quel mondo che non ha mai lasciato ascoltando la radio. Ne ha riparate più di cento. Definire la radio è difficile anche per uno scrittore, così ho deciso di riportare il testamento di Guglielmo Marconi scritto alla fine del 1895, che sembra sia stato scritto l’altro ieri per la sua forte attualità…
“Nella radio abbiamo uno strumento appropriato per unire i popoli del mondo, per far sentire le loro voci, le loro necessità e le loro aspirazioni. Il significato di questo moderno mezzo di comunicazione è così del tutto rivelato: una larga via di comunicazione per il miglioramento delle nostre reciproche relazioni è a nostra disposizione:dobbiamo solo seguire il corso in uno spirito di tolleranza e di comprensione solidale, pronti a utilizzare le conquiste della scienza e dell’ingegno umano per il bene comune. Sono fermamente convinto della possibilità di raggiungere questo ideale”.
Cosa rappresenta la Radio nella tua vita? La mia compagna di viaggio, qualcosa da cui non riesco a separarmi. Non so tenerla spenta, fa parte di me!
Che cosa hai provato da bambino la prima volta, che hai sentito quella voce proveniente da un mondo lontano, nel laboratorio di tuo padre? Ero piccolissimo e ponevo tante domande a mio padre: “Come può arrivare a noi la voce da lontano”? Mi rispondeva, (quando mi doveva spiegare una cosa incominciava così: “Vedi papà” (avrò avuto 4 -5 anni), – “noi possiamo ascoltare le voci a distanza, tramite la radio che ha l’antenna e riceve questi segnali trasmessi da qualsiasi parte, basta che loro abbiano un microfono e un’altra radio per trasmettere da qualsiasi luogo. La radio è il mezzo che supera tutte le distanze.
Nel tuo libro “Altro Suono” c’è un confronto tra la radio e la carta stampata di Johannes Gutenberg. Puoi spiegare meglio la relazione tra Gutenberg e la radio? Sono mezzi di comunicazioni sociali molto importanti e in parte molto differenti: per avere una notizia dal giornale o da un libro occorre la presenza; con la radio si parla di co-presenza, come ora con internet si parla di interattività. La scoperta di Gutenberg ha cambiato il pensiero, ci ha fatto crescere e pensare, la radio ha unito il mondo con le notizie, le musiche e le storie divertenti.
Che cosa possono rivelare le onde elettromagnetiche che lo sguardo non riesce a vedere e la mente invece riesce a cogliere? Sono combinazioni di campi elettromagnetici che si propagano nello spazio/tempo, in moto ondulatorio, non si vedono, ma si possono misurare con adeguate strumentazioni. Anche le onde sonore sono elettromagnetiche. In campo medico sono molto usate le risonanze magnetiche.
La Radio fa concorrenza alla scrittura? Penso di no, sono due cose diverse – uno è scritto e l’altro è parlato, nella radio nascono diversi interrogativi e mille curiosità nascoste e tu devi immaginartele presenti, poichè la radio è viva e ti fa entrare dentro la cronaca, come se tu fossi presente mentre avvengono i fatti. Io la immagino così!
Quando hai in mano una radio da riparare pensi a tuo padre. Cosa succede dentro di te, dopo che ridai vita ad una radio d’epoca? Penso spesso a mio padre, durante una riparazione di radio d’epoca, faccio una diagnosi e mi ricordo di tutti quei consigli che mi ha dato, prima di inserire la spina. Dopo tanti anni ancora oggi se mi portano una radio vintage da esaminare e la metto sul banco di lavoro, la curiosità e il desiderio di vedere qual è la causa che produce, il difetto è sempre grande e intervengo sempre nella riparazione con lo stesso entusiasmo di sempre, l’emozione è rimasta, è aumentata la passione, c’è la bellezza di far rivivere un oggetto meraviglioso che torna a nuova vita.
Cosa prova la persona che risente la voce della sua vecchia radio, al momento della riconsegna? Chi porta una radio antica guasta e te la affida, desidera farla riparare perché ha dei ricordi dentro il suo cuore. Tutti quando ritirano la radio riparata si commuovono e mi ringraziano sempre, alcuni mi abbracciano forte prima di andar via, perché desideravano ricevere nuovamente da quella radio quei suoni legati ai ricordi della loro vita.
Esistono ancora le valvole, chi le costruisce, dove si trovano? Le trovo ancora sparse per il mondo. Sono valvole con scatole originali, mai usate prima oppure usate poco, ma in ottimo stato (testate con provavalvole). Esistono vari siti nel web, che offrono queste occasioni: ebay, radiomuseun.ortg (sito web importante per banca dati di radiotv, d’epoca, per schemi e altro…
Puoi raccontare brevemente quando tuo padre in Emilia Romagna ha appreso questo mestiere facendo il radiotelegrafista nella seconda guerra mondiale? Papà prima di partire era un elettromeccanico con la passione della radio, poi nei due anni di militare a Bologna fece maggiore esperienza e ritornando da militare, da questa passione e con questo bagaglio ne ha fatto una vera professione. Negli anni 50 ha seguito il corso Radio-TV della Radio Scuola Italiana. Questa scuola spediva mensilmente le dispense con il kit, i componenti e alla fine del corso avevi la strumentazione (oscilloscopio, tester, provavalvole, generatore di segnali e altro), per poter avviare un laboratorio di riparazioni. In laboratorio ho ancora qualche strumento di questi che ho citato.
Esiste ancora la scuola Radio Elettra di Torino, che ogni mese inviava le dispense tecniche ai suoi abbonati, che in genere erano quelli che studiavano la radio per poterla riparare e per aprire in seguito un laboratorio? Si esiste qualcosa di simile alla Radio Scuola Italiana.
Dopo 60 anni dalla tua esperienza com’è cambiata la radio? Negli anni 70 è iniziata la nuova era dell’elettronica, con l’evento transistor prima e circuito integrato dopo.Taiwan incominciava a farsi sentire anche in Europa, mettendo in commercio componentistica cinese, anche giapponese (qualità superiore), così pian piano sono scomparse dal mercato italiano tutti i marchi Italiani (l’ultima la Mivar), e con prepotenza sono arrivati i Marchi Giapponesi e Cinesi. Stanno entrando nel mercato per gli appassionati di musica classica amplificatori audio di alto livello rigorosamente a valvole.
Perché alla radio il suono delle valvole è considerato superiore a quello dei transistor? Qui parliamo di onde sonore. Incominciando dagli altoparlanti, il mobile di legno, la valvola finale audio, un accoppiamento perfetto per avere un suono nell’ambiente armonioso particolare, com’è quello della sala di registrazione.
Ti senti più un tecnico o un artigiano? Sono più un artigiano quando devo rifinire il lavoro esteticamente e riparare il pezzo difettoso. Tecnico nel momento della ricerca, guasto e taratura dell’apparecchio.
La Radio annulla le distanze e ci sono molti paesi in Africa che comunicano solo con questo mezzo… Sicuramente si. Mi duole il cuore da quando sono state dismesse le onde medie.
E’ vero che i tedeschi sono i migliori costruttori di radio al mondo? Esperienza tecnica di tanti anni su radio e tv, posso dire che le radio a valvole anni 40-70 di cui personalmente ho tanti esemplari, posso affermare che la qualità dei componenti tedeschi è superiore a qualsiasi altro marchio italiano, vedi Telefunken, Normende, Graetz, Philips, Schaub-Lorenz. Alcuni costruttori anche di valvole come Philips e Telefunken sono all’avanguardia.
A Favara tuo padre ha portato la Telefunken e nel 1961 ha organizzato una grande mostra dei prodotti della radio al Cortile Copernico. Puoi raccontare com’è andata questa mostra? Si chiamava “Piccola Fiera” a cui partecipavano altri, come i F.lli Chiapparo (Cugini di mio padre). La Telefunken Italiana tramite la sua sede di Palermo (Via Sciuti), ha portato nuovissimi modelli di radio da esporre ed ha allestito in piccolo stand. Era una novità per quel periodo. Fu una settimana grandiosa e nello stesso tempo importante in paese e ne parlarono tutti i giornali.
Esiste ancora la Telefunken? Si ma solo come sedi commerciali. Costruiscono in Turchia e in qualche altro paese con ma mano d’opera a basso costo.
Una curiosità: la prima benedizione al mondo di Papa Pio XI avvenne via radio il 12 febbraio del 1931, quello fu l’inizio della Radio Vaticana.
Il 6 Ottobre del 1924 con la splendida voce di Maria Luisa Boncompagni iniziò la prima trasmissione della Rai…
Cosa si intende per radio a galena? Nei primi anni del 1900 fu scoperto un minerale ferroso, la galena e scoprirono anche la sua potenzialità, poteva rilevare il segnale, da questo nasce la radio senza alimentazione, che poteva ricevere in cuffia dei segnali attraverso un’antenna, una bobina, un condensatore variabile un oscillatore.
Nel tuo libro hai parlato di tre modelli di Radio: radio Balilla, radio Roma e radio Rurale, tutte e tre introdotte dal fascismo, che utilizzava questo mezzo per parlare alle masse. Esiste ancora qualche modello di Radio Rurale? Siamo in tanti i nostalgici di queste radio sparsi in Italia. Molti collezionano cimeli anni 29 e 39 e qualcosa si trova ancora nel web o nei vari mercatini specialmente nell’Emilia Romagna.
Quante radio hai riparato fino a questo momento? Nel 2000 ho chiuso l’attività come primaria, dato che mi dedico esclusivamente al restauro e al collezionismo. Non so quantificare, in mio possesso ho 85 radio epoca dal 40 al 70. Non metto in numeri negli anni da riparatore dal 60 al 2000, ma da quando è diventato più un hobby, un centinaio come restauro totale.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Ho un sogno, quello di realizzare un museo stabile della Radio a Valvole, per non perdere un patrimonio che fa parte della nostra storia. Guai a perdere questa memoria della nostra società. La radio ha contribuito tanto alla crescita culturale del nostro Paese e all’unificazione della lingua.
Giuseppe Maurizio Piscopo
(Foto di Sergio Castellana)