Gaetano Scorsone
Nella quinta domenica di Quaresima, quando ancora si vive nel pieno delle restrizioni predisposte dalle Autorità per contenere la propagazione di quella che è stata riconosciuta come una vera e propria pandemia, don Giuseppe D’Oriente, alle ore 19.00, celebra la Santa Messa serale grazie ad un collegamento reso possibile da Radio In, attraverso il quale numerosi fedeli, direttamente da casa propria, hanno potuto seguire la celebrazione eucaristica in diretta audio-video dagli studi dell’emittente agrigentina grazie ad un collegamento Facebook.
Prendendo lo spunto dalle Letture previste dalla Liturgia Domenicale ( Ez 37,12-24, Rm 8,8-11, Gv 11,1-45 ) don Giuseppe ha posto l’accento sulla deriva di un mondo arenatosi sulle pericolose e statiche secche di scelte, stili di vita e modelli culturali sempre più lontani dall’armonia espressa dall’Insegnamento di Dio, e dove non c’è Dio, la storia lo insegna, non può esserci amore per sé stessi e per il prossimo. Il mondo ha subito, nel tempo, le nefaste lusinghe e le rovinose conseguenze di ideologie rivelatesi, alla lunga, nemiche dell’umanità, fra cui il capitalismo responsabile di dilaganti diseguaglianze sociali, discriminazioni, ingiustizie e prevaricazioni che hanno portano la ricchezza a concentrarsi nelle mani di una ridotta élite capace, talora, di condizionare le politiche planetarie secondo modelli che assomigliano sempre più a sofisticate e efficienti oligarchie piuttosto che a partecipate democrazie.
Il Signore della vita e della morte vuole la nostra salvezza, ci rinnova il suo incommensurabile Amore, ci indica la giusta via, vorrebbe, però, la nostra collaborazione. Perché Lazzaro potesse uscire dal sepolcro, infatti, fu necessario spostare la grossa pietra posta a sua chiusura. Lo stesso è richiesto per la nostra salvezza: dobbiamo essere fermamente convinti di rompere con un passato che ci ha progressivamente allontanati dal benefico abbraccio di Dio Padre e recuperare le positive responsabilità e le sane prerogative di Battezzati ovvero la gioia di essere figli di un Dio che ama, che sostiene, che incoraggia e che perdona. E questa inderogabile svolta deve interessare tutti i campi in cui si determinano e condizionano le sorti dell’intera umanità: politica, economia, finanza, comprendendo anche la religione, le comunità e le famiglie. Dobbiamo avere il coraggio e la volontà di spostare il macigno che appesantisce la nostra quotidianità, che rallenta le nostre scelte, ovvero il coraggio e la volontà di cambiare i nostri modelli sociali, di strappare quella maschera di falso benessere che deforma i nostri volti per ritornare spontaneamente a sorridere, insieme alle nostre sorelle e ai nostri fratelli, alla vita che soltanto chi si accorge di essere stato creato a immagine e somiglianza di Dio potrà apprezzare nella sua giusta e virtuosa dimensione.
Il coronavirus sì, ci sta facendo soffrire e preoccupare. Approfittiamone per reagire come giusto che sia, sfruttando a nostro favore il maggior tempo che abbiamo a disposizione e coltivando sinergicamente tutta una serie di nuovi propositi, per poter segnare l’inizio di una nuova e più fruttuosa stagione di condiviso benessere. Con la speranza, però, o, per meglio dire, con il sottoscritto impegno di ricordarci di tutto ciò non appena l’emergenza pandemica rientrerà e si ritornerà ad una ordinaria quotidianità. Il futuro, infatti, si costruisce, come i saggi insegnano, non sprecando o, peggio ancora, non mortificando il presente bensì, concorrendo con spirito di servizio, responsabilità e sano orgoglio alla sua giusta celebrazione.