Fonte Corriere di Sciacca
Ci sono momenti nella propria vita in cui essa si sconvolge. E’ come un a guerra, si lotta, si rimane, a volte, inermi a subire gli effetti. Non c’è di peggio quando la guerra è contro nemici invisibili. Non si sa come difendersi, cosa prepara il nemico, subdolo e terribile. La pandemia del coronavirus è una guerra. Lascia morti, feriti, tragedie, dolori. Il dolore di perdere il marito, di non poterlo salutare, e contemporaneamente bisogna combattere contro l’invisibile nemico che ha colpito anche la moglie.
Giuseppa Dimino, 73 anni, di Sciacca, vuole gridare al mondo la sua guarigione da Covid-19 dopo un terribile mese in cui la sua vita è stata sconvolta. La donna ha contratto il virus nel luogo in cui si riteneva più al sicuro, all’interno dell’ospedale di Sciacca dove stava assistendo il marito, Francesco Bondì, di 77 anni.
Il marito ogni tanto soffriva di crisi respiratorie e doveva, quindi, ricorrere al pronto soccorso. Solitamente la crisi veniva superata. Dopo l’apprensione seguiva il ritorno a casa. Anche questa volta è fatta. La battaglia vinta.
Ma questa volta no. La battaglia è diventata più impegnativa. Francesco Bondì, per le complicazioni, venne assicurato al reparto di Medicina dell’ospedale di Sciacca. Si, assicurato. Quando si è in ospedale si pensa di essere in un luogo al riparo del nemico. Ma così non è stato. E Bondì, senza saperlo, finiva al centro del campo del nemico che bombardava le sue micidiali armi: il virus che veniva dalla lontana Cina.
All’ansia si aggiunge l’attesa, la preoccupazione. Poi l’arrivo della notizia: il tampone è positivo per il marito. La moglie risulta negativa al test. Per la donna arriva l’ordine di abbandonare subito l’ospedale. Vi è la separazione fisica dal marito che rimane nel campo di battaglia a combattere contro il subdolo e invisibile nemico.
E nella mente della donna si fa forte l’dea che quella separazione fisica possa trasformarsi in un ultimo momento di vita insieme.
Lei tornava a casa ponendosi in quarantena. Per il marito la guerra si faceva aspra, dura, impari. La situazione si complicava tanto da richiedere il trasferimento all’ospedale di Caltagirone, nel reparto di malattie infettive. Qui morirà in assoluta solitudine mentre era in terapia intensiva.
Nel frattempo, però, la signora Dimino accusava qualche lieve sintomo e veniva di nuovo sottoposta a tampone, questa volta risultato positivo. Il decorso della sua infezione è andato bene e si è consumato tutto all’interno della sua casa dove ha dovuto affrontare da sola il terribile dolore della scomparsa del marito, senza nemmeno l’abbraccio e il sostegno delle figlie e delle nipoti, tutte impossibilitate ad intervenire per la sua positività al virus.
La signora Dimino non ha avuto la possibilità di vedere la bara del marito, ancora in deposito al cimitero di Sciacca in attesa di tumulazione.
Finalmente, oggi, in questa vicenda di grande sofferenza e tristezza, si è accesa una luce di speranza con la notifica, da parte dell’Azienda Sanitaria Provinciale ed anche del Sindaco di Sciacca, Francesca Valenti, della certificazione di avvenuta guarigione da Covid-19, con la conseguente possibilità di lasciare il triste isolamento casalingo in cui ha vissuto negli ultimi 40 giorni. Con sofferenze di questa portata, ricominciare a vivere non sarà certo facile, ma, intanto, la signora Giuseppe Dimino, di Sciacca, grida al mondo: “Sono guarita!”. Guarita dal virus, ma non dal profondo dolore che l’accompagnerà indelebile nei giorni a venire.
La guerra lascia distruzione, morte, feriti. Ci sono ferite che non potranno mai più rimarginarsi, dolore che non potrà mai essere lenito. La guerra al coronavirus è anche tutto questo.