Giuseppe Maurizio Piscopo
Ad Agrigento incontriamo Tonino Migliaccio una delle voci più belle della Sicilia, un personaggio simpatico e solare che ti accoglie sempre con un sorriso ed un accordo di chitarra. La sua voce calda ed espressiva ha fatto sognare diverse generazioni . La sua storia meriterebbe un libro bilingue in italiano e in inglese per essere raccontata nei dettagli alle nuove generazioni.
Tonino Migliaccio, nasce a Lampedusa il 5 maggio del 1950, e mostra già da bambino una predisposizione naturale verso la musica che mette in pratica in occasione di feste familiari e popolari. Ancora molto giovane si trasferisce ad Agrigento. Col passare del tempo la sua formazione artistica si arricchisce di tante esperienze a 360 gradi. A partire dal 1965 è già chitarrista-cantante solista, nel gruppo musicale “New Condors”, con i quali gira per le balere e le nascenti discoteche. Nel 1970 prende parte al più grande Festival Pop Underground del mondo: il “Palermo Pop 70”, esibendosi con la band “Tau e i Dales”, al fianco di vere e proprie Leggende Internazionali: Aretha Franklin, Duke Ellington, Joe Cocker e tanti altri… Nel 1974 viene chiamato dalla ADEL Productiondi Alain Delon a Marsiglia per prendere parte al film “Borsalino & Company”, di cui lo stesso Delon è protagonista al fianco di Riccardo Cucciolla.
Tra le sue esperienze si possono annoverare anche importanti produzioni di intrattenimento e cabaret, che lo portano nel 1975 su Raiuno in prima serata, all’interno del programma “All’Arca All’Arca”.Nel 1976 è nuovamente in Rai, da cabarettista e cantante solista, nel programma“Gioco Città” trasmesso da Raidue e nel 1978 cura la parte musicale dei programmi “Akrabella”, ideato e condotto da Tony Cucchiara e “Il Programmino”, da un’idea di Mario Gaziano, con Pippo Pattavina, Mariella Lo Giudice e Nellina Laganà, entrambi trasmessi su Rai Radiotre.
Attualmente è impegnato in studio di registrazione per la realizzazione di un disco che conterrà una raccolta di brani che hanno caratterizzato la sua vita artistica, dalle composizioni originali, alla personale rivisitazione di grandi classici della musica italiana ed internazionale, senza dimenticare la sua “Terra Birbanti”, all’insegna della tradizione siciliana e della collaborazione e produzione al fianco del caro amico Pino Cirami.
Quando nasce in te la passione per la musica?
La passione per la musica nasce nel 1964, a quel tempo frequentavo l’Azione Cattolica e fu Padre Pillitteri, in qualità di direttore del coro di Santa Cecilia, ad accorgersi della mia naturale predisposizione per le armonizzazioni vocali.
Ricordi qual è stata la prima canzone che hai cantato in pubblico?
A 15 anni. Cantai in pubblico per la prima volta, il brano “Gimme some lovin” del gruppo inglese “The Spencer Davis Group”, aprendo, da lì in poi, la strada ai cantanti… A quei tempi, infatti, la musica era prevalentemente strumentale e da solista.
Tu e la chitarra che cosa siete: due amici, due amanti o che cosa?
Siamo piuttosto 2 compagni di strada, che, insieme, provano a regalare qualche emozione…emozionandosi! La chitarra è stata per me la chiave capace di aprire tanti portoni in giro per il mondo, grazie a lei ho conosciuto tante personalità dello spettacolo, della politica e della cultura in generale.
Hanno detto in molti che le tue canzoni hanno fatto innamorare tante ragazze.
Diciamo che, su questo piano, abbiamo sfruttato la moda del momento: la nascita dei primi complessi a livello nazionale ed internazionale… Le ragazze, infatti, rivedevano in noi quelle Star che si stavano affermando nel panorama musicale e noi ci sentivamo molto fighi e approfittavamo della situazione per conquistare i loro cuori .
Quali ricordi hai dei matrimoni, dei veglioni in provincia?
Negli anni ’60 non c’era matrimonio che non comprendesse la presenza di un gruppo musicale e cominciavano, al contempo, ad affermarsi i primi veglioni organizzati dalle classi quinte delle scuole superiori. Questo ci permetteva di suonare costantemente e, personalmente, suonando in 3 gruppi diversi ed essendo l’unico bassista cantante dell’epoca, nell’agrigentino, non passava un giorno senza che mi trovassi impegnato a suonare in occasione di questi eventi.
C’erano una volta i complessi musicali e tu allora suonavi con I New Condors.Che anno era?
Devo fare una premessa doverosa: entrai per la prima volta a far parte di una band nel 1965, si trattava dei “Condors”, che con il mio ingresso si trasformarono nei “New Condors”. L’occasione mi fu data dalla necessità dei “Condors” di sostituire il loro bassista dell’epoca, Lillo Mossuto, di cui presi il posto dato che lo stesso era stato assunto all’Enel.
Hai inciso delle canzoni che hanno avuto successo, come“A due passi dal cielo”. Sono certo che avresti potuto avere molto di più dal mondo dello spettacolo…
Ho inciso “Ergastolo” e “A due passi dal cielo”. Queste canzoni nascono dalla necessità di incidere un disco per partecipare al Palermo Pop ’70, sotto la direzione artistica dell’autore Mario D’Alessandro. In seguito ho scritto, arrangiato, cantato e suonato tanti altri brani, arrivando ad incidere in importanti studi di registrazione, tra questi lo studio Rispoli a Napoli. Presso quest’ultima sala d’incisione, feci un provino, registrando un acetato dal titolo: “Sono solo, ho fame, non ho niente, niente, niente”, brano scritto da Enzo Frangiamore, con i miei arrangiamenti, che venne ritenuto troppo avanti per quei tempi. La mia voce però piacque molto allo stesso Dottor Rispoli che mi propose di partecipare a “Sanremo 1970”. Purtroppo le difficoltà dovute alla residenza in Sicilia non resero possibile il coronamento di questo sogno. Probabilmente con un pizzico in più di fortuna e di coraggio, unito magari ad una collocazione geografica meno isolata, avrei potuto prendermi qualche soddisfazione in più…
Che ricordo hai del Pop 70?
Un ricordo molto emozionante, essere lì, ad una manifestazione che sapevamo avrebbe fatto la storia, ospitando delle Star internazionali di primissimo livello (Duke Ellington, Aretha Franklin, Arthur Brown, Johnny Hallyday e tanti altri), non ci sembrava vero!
Come detto in precedenza, andammo ad incidere un disco appositamente per poter prendere parte alla manifestazione, essendo un requisito indispensabile richiesto dall’organizzatore Joe Napoli. La traccia scelta, per essere eseguita live, fu “Ergastolo”.
Ad un certo momento ti ho ritrovato in teatro. Sei stato la spalla di Franco Catalano in moltissimi spettacoli. Vi siete esibiti nei teatri di Roma e in Tv. E poi?
Con Franco abbiamo condiviso tanti palchi, teatri in Italia e all’estero e partecipato a diversi programmi televisivi, nel corso di una lunga collaborazione basata su amicizia e stima reciproca. Purtroppo la malattia che lo colpì ce lo portò via in pochissimo tempo, ponendo fine a tutti i progetti che lo vedevano coinvolto, sia cinematografici che teatrali. A quel punto io tornai a concentrarmi principalmente sulla mia attività di cantante.
Che ricordo hai di Franco Catalano?
Franco aveva un grande carisma e una padronanza della scena e dei testi fuori dal comune. Nonostante il suo naturale protagonismo, aveva molta stima di me e riponeva grande fiducia nelle mie qualità musicali, tanto da darmi carta bianca sulla stesura musicale e sull’adattamento dei testi da portare in scena. Era una persona molto sensibile, viveva ansie e tormenti che spesso mi confidava, ritenendomi un caro amico prima ancora che un collega.
Quando hai iniziato a cantare la Sicilia era fuori dal circuito dello spettacolo nazionale?
La Sicilia purtroppo è sempre stata fuori dai circuiti nazionali, in generale… Lo è ancora oggi! Le personalità che hanno avuto la possibilità di affermarsi all’epoca, rimanendo in Sicilia, sono sicuramente state pochissime. Hanno avuto maggior fortuna, coloro che hanno deciso di cercare l’affermazione fuori dalla nostra isola.
Che rapporto c’è stato con i gruppi folkloristici?
La realtà dei gruppi Folk, storicamente ad Agrigento, gode di una grande tradizione. Fin da ragazzo mi hanno permesso di girare il mondo portando all’estero canti, musiche e balli tipici della nostra terra, consentendomi di conoscere e confrontarmi con culture spesso molto lontane dalla nostra. Ho avuto il privilegio di curare gli aspetti musicali delle piccole orchestre di diversi gruppi Folklorici della nostra città (Val D’Akragas, Valle dei Templi, Città di Agrigento, Città dei Templi, Amuri e Vita, ecc…), dagli arrangiamenti, alle armonizzazioni del coro, oltre che, ovviamente, cantare e suonare dal vivo.
Un giorno a Favara ti ho visto in Piazza Cavour sul palco, che accompagnavi la cantante Anna Identici.
Un’altra esperienza condivisa con i miei “New Condors”. Chiamati per la festa in piazza, ci ritrovammo anche ad accompagnare l’ospite della serata: Anna Identici.
Hai accompagnato altri cantanti nella tua vita artistica?
Ho avuto il grande onore e piacere di accompagnare alla chitarra il maestro Domenico Modugno durante una serata a Lampedusa, in un’atmosfera di amicizia e simpatia. Un altro bel ricordo è una serata in cui mi ritrovai a suonare e cantare con Rosa Balistreri, insieme all’amico Giovanni Moscato.
Qual è il potere di una bella canzone?
Sicuramente quello di fare emozionare, innanzitutto chi la canta, magari dedicandola o pensando ad una persona speciale…solo in questo modo le parole e la musica possono arrivare al cuore di chi ascolta, unendo entrambi nella stessa emozione.
Perché i gruppi musicali sono finiti così nell’oblio?
Probabilmente perché è difficile trovare gli stimoli giusti per andare avanti, rimanere uniti e magari rinnovarsi. Questi aspetti, uniti all’invasione della musica straniera, hanno contribuito al tramonto di diversi gruppi, anche quelli che per un determinato periodo hanno riscosso un grande successo.
Tu e il mare. Tu e l’isola. Tu e Lampedusa.
Sono molto legato alla mia piccola isola. Lì sono nato e lì continuo a ritornare costantemente… E’ impossibile resistere al richiamo del mio mare, dei miei ricordi di infanzia: i giochi in spiaggia con i miei amici, la pesca subacquea con i miei fratelli, le uscite in barca con gli zii, le feste da ballo organizzate in casa con i vecchi giradischi di un tempo, in generale l’atmosfera che si respirava e si continua a respirare lontano dalla terraferma, in un posto sospeso al centro del Mediterraneo. Oggi Lampedusa non è più quella di un tempo. E’ diventata una meta turistica ambita ed ha perso quelle caratteristiche di incontaminazione e di genuinità originarie, ma per me rimane sempre quel luogo incantato e fuori dal tempo in cui non si esaurisce il desiderio di ritornare a sognare.
Se un giorno riuscirò a realizzare un film ti chiederò di cantare una canzone d’amore con la tua splendida voce.
Ne sarei onorato e sarebbe bello poterla annoverare tra le mie esperienze.
Pensi che la tua voce sia cambiata con il tempo?
Certamente, è una questione fisiologica…Ciò che il tempo mi ha tolto sul piano dell’estensione in alto, di sicuro è stato compensato da una padronanza del mezzo vocale che si può ottenere solo dopo tanti anni di esperienza. Il resto è tutto legato all’esercizio.
Quando canti con tua figlia i tuoi occhi brillano di felicità. Che cosa provi dentro di te mentre l’accompagni con la chitarra?
Una grande emozione, non legata soltanto alla bravura, ma soprattutto all’orgoglio di rivedere in lei quella passione per la musica e per l’arte in generale che sono felice di averle trasmesso.
Hai mai cantato Quando Quando di Tony Renis?
Infinite volte e in tantissime occasioni. Un brano spesso richiesto e conosciutissimo anche all’estero, di cui sono state fatte diverse versioni anche in lingua straniera.
Qual è la canzone che ami di più?
“My Way” di Frank Sinatra. Sono molto legato a questo brano e da tempo fa parte dei miei cavalli di battaglia più richiesti.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Mi piacerebbe riprendere in mano un progetto di tradizioni popolari sviluppato tanti anni fa, con l’obiettivo di riportarlo alla nostra epoca, riarrangiando in chiave moderna i brani della tradizione popolare, per provare ad avvicinare le nuove generazioni alle radici musicali, agli usi e ai costumi propri del passato della nostra terra.
Sempre in relazione a questo progetto, vorrei realizzare un disco contenente brani inediti siciliani composti con il mio amico Pino Cirami e dare nuova vita ad alcuni nostri pezzi storici come “Terra Birbanti”,conosciuta e cantata in tutto mondo, anche e soprattutto grazie alle tournèe dei tanti gruppi folk che l’hanno inserita nel loro repertorio come simbolo riconoscibile della nostra terra.