di Claudia Alongi
Molti gli esponenti politici che hanno sollevato la polemica sulla costituzionalità, le limitazioni alla libertà individuale e il diritto alla privacy minacciati dall’app Immuni, il sistema di tracciamento scelto dal Governo pochi giorni fa.
Seppur sono ancora tanti i dettagli che vanno chiariti, arrivano le prime precisazioni. Nessuna limitazione agli spostamenti per chi si rifiuterà di utilizzare l’applicazione, si punta piuttosto a incentivi per invogliare i cittadini italiani a installare l’app e tracciare i contagi durante la fase 2.
Si è già detto che per essere efficace il sistema di raccolta dati deve essere attivato da non meno del 60% degli italiani.
Ed è stato più volte ribadito che Immuni garantirà la privacy degli utenti, che la potenziale mole di dati raccolti non finirà in mano terze ma sarà gestita dallo Stato solo ed esclusivamente per tracciare i contatti di un contagiato da covid-19.
Niente rischio di sorveglianza di massa insomma, solo la necessità di raccogliere e analizzare informazioni sanitarie per contrastare e mappare tramite l’uso della tecnologia, come già accaduto in Corea del Sud, i contagi.
I dettagli sull’uso di Immuni e la sua regolamentazione saranno, comunque, definiti attraverso un emendamento che il Governo valuta se inserire nel decreto Liquidità o nel decreto Aprile.