Giuseppe Maurizio Piscopo.
Signore e Signori direttamente dagli studi della Rai Radiotelevisione svizzera ecco a voi Luciano Gabrielli. Con queste parole una voce fuori campo introduceva in una Tv privata di Palermo uno dei più grandi personaggi agrigentini, un presentatore di razza, il presentatore dei presentatori, dal fascino inconfondibile, dalla voce impostata.
Era vestito quasi sempre rigorosamente di nero e una camicia bianca sbottonata. Si presentava al suo affezionatissimo pubblico scendendo al buio da una scaletta, si accomodava al centro dello studio, nella sua sedia da regista, che veniva lentamente illuminata da un occhio di bue. Il suo era un programma di intrattenimento e di interviste bizzarre, con ospiti importanti ed altri sconosciuti, ma che grazie alla sua presentazione e alla sua abilità rimanevano nel cuore di tutti per sempre. Fra tutti va ricordato l’ospite d’onore Paolo Pecora, Oscar mondiale delle invenzioni. Gabrielli è stato un personaggio fuori dalle righe, lo specchio di una certa Italia degli anni del boom economico.
Si è esibito in moltissimi paesi della Sicilia, dando l’illusione di venire da un pianeta estremamente lontano e di aver viaggiato così tanto da conoscere a memoria tutti i segreti della bella gente. Sarebbe potuto diventare famoso, ed essere conosciuto alla stregua dei grandi presentatori italiani: Corrado Mantoni, Mike Bongiorno, Pippo Baudo, Nuccio Costa. Il suo modello di riferimento era Daniele Piombi. Ma non lo imitava. Con il tempo e con l’esperienza era riuscito a creare il suo personaggio, elegante, colto e raffinato.
Era diventato un conduttore di classe, uno che pensava in grande. Quando incontrava una bella signora prima le faceva l’inchino e poi il baciamano. Non era mai avaro di complimenti con le belle donne, sapeva ammaliarle. Conosceva a memoria come il pianista conosce le note di uno spartito, che ha suonato mille volte in teatro e sa sottolinearne con dolcezza i fraseggi che non passano mai di moda e che piacciono alla bella società, quella società dalle mani pulite abituate da sempre ad esser servite.
Sapeva dire, quello che le donne vogliono sentirsi dire sul loro charme, sulla loro bellezza, sui loro vestiti, sulle loro scarpe, sul loro profumo. Erano frasi fatte, già provate dette a tante, mille volte di seguito, ma con il tono soft e recitate al momento giusto davanti alle altre signore, creavano lo scompiglio, la felicità di una e l’invidia di tutte le altre, parole vellutate di sicuro effetto, frasi di cui le donne vanno matte…
All’hotel dei Pini restò memorabile una chiamata all’altoparlante dell’albergo nell’ora di colazione. I signori di una troupe cinematografica arrivata dalla capitale per girare un film nella Valle dei Templi se ne stavano comodamente seduti, proprio quando inizia la vita di un nuovo giorno, con la sala piena di camerieri in livrea a servire ai tavoli, quando arrivò una telefonata, naturalmente concordata con una cameriera dell’albergo, che aveva una bella voce da annunciatrice, che invitava il noto presentatore della Rai radiotelevisione italiana Luciano Gabrielli a recarsi alla cabina n.2 per rispondere ad una telefonata in arrivo dalla Sede Rai di via Teulada in Roma. All’inizio Luciano Gabrielli non si fece vedere, si fece attendere. Dopo alcuni minuti, ci fu una seconda chiamata. Ormai il pubblico dell’albergo era incuriosito, avrebbe voluto vedere quel viso, conoscere quel personaggio, stringere la mano di quel presentatore della Rai. Ed ecco l’arrivo di Luciano elegantissimo come sempre e sorridente, che si prese la scena quando consegnò due mazzi di rose gialle nelle mani delle protagoniste, augurando buon lavoro e tanto successo per il film. I fotografi immortalarono l’avvenimento. Quella mattina, il tempo si fermò all’Hotel dei Pini di Porto Empedocle. E i giornali del giorno dopo non parlarono d’altro. Una foto di Luciano campeggiava nella pagina di Agrigento del giornale di Sicilia e lo strillone gridando per la strada annunciava il titolo e mostrava quella foto. Anche Luciano fermò la sua Spyder rossa in mezzo al traffico, per comprare il giornale dallo strillone e gli lasciò una lauta mancia.
Il presentatore iniziava quasi sempre il suo spettacolo con la celebre frase di Nunzio Filogamo, cari amici vicini e lontani ovunque voi siate il saluto vi arrivi dal vostro Luciano Gabrielli. Frase che funzionava alla radio, in Tv, in teatro, ma non sul camion adibito a palcoscenico dei paesi, dove i contadini, i falegnami, gli zolfatari stanchi, dopo una dura settimana di lavoro, a pochi metri di distanza non gradivano quel saluto distaccato e lontano, così iniziavano a fischiare.
Io e Antonio Zarcone all’inizio della nostra carriera artistica abbiamo vissuto questa avventura a Ciminna. Ci siamo trovati insieme ad un gruppo di cantanti sconosciuti, raccattati qua e là per la Sicilia, in uno spettacolo di arte varia. Un giorno siamo andati a trovarlo a casa per fare delle prove. Luciano ci chiese di scrivere un testo che fosse un viaggio nella canzone popolare italiana che si ispirasse al 5 Maggio di Alessandro Manzoni e che iniziasse con i versi della nota poesia: “Dalle Alpi alle piramidi, dal Manzanarre al Reno”, voleva qualcosa di grandioso e ci invitò a cantare una canzone siciliana con lo stile di Charles Aznavour.
Spesso, sui manifesti i nostri nomi venivano storpiati o cambiati completamente, ci diceva di parlare con accento diverso, se qualcuno ci chiedeva da dove venivamo noi dovevamo rispondere in maniera secca da Roma. In tutte le presentazioni marcava sempre che eravamo artisti della Rai. Si racconta che un giorno avendo avuto tra le mani la carta intestata di un onorevole siciliano, Luciano Gabrielli inventò un pesce d’aprile. A nome dell’assessore scrisse a molti sindaci dell’agrigentino, proponendo un suo spettacolo di qualità e di grande eleganza. Qualcuno accolse la proposta con entusiasmo e lo invitò. Alla Rai presentò un programma dal titolo: Biglietto d’andata, ma fu una sola puntata. In quegli anni, in Italia, c’era ancora la tv in bianco e nero e lui si sentiva più esperto degli altri presentatori, perché andava spesso in Svizzera e questo lo autorizzava ad avere una certa autorevolezza e competenza, così da fargli acquisire una certa conoscenza tecnica di angolazioni, inquadrature e riprese televisive.
“Chi in futuro farà la tv a colori dovrà passare da me diceva con ostentazione, in Italia sono tutti abituati con il bianco e nero, il colore, invece, è un’altra cosa, basta sbagliare un’inquadratura ed è la fine di una carriera per sempre!”.
Era preparatissimo con ottica fonetica, padronanza linguistica, era stato professore di italiano conosciutissimo in campo artistico. Oltre ad essere un grande presentatore era stato un ex impresario e un maestro elementare. Viveva a Realmonte in una bellissima villa che dominava la Scala dei Turchi . E’ stato un personaggio eclettico pieno di carisma. Per molti anni è stato l’impresario del gruppo I Dinamici ed era legato ad una cantante e soubrette di avanspettacolo: Rosi Madia. Gli piaceva farsi guardare per la scelta degli abiti, del linguaggio assai forbito e raffinato, possedeva una vistosa Ferrari rossa ma in giro si diceva che era “taraccota” e che avesse un motore Fiat. Un giorno Paolo Cavallina responsabile del seguitissimo programma Tg L’una, lo invitò nella sua trasmissione. Prima ha fatto parlare un albero e poi l’ha fatto saltare giù affascinando i telespettatori, che in verità non capirono fino in fondo il significato di quel messaggio sulla Sagra del mandorlo che Luciano Gabrielli presentò nel 1974 con grande successo.
Luciano aveva una dizione molto curata, una capacità dialettica non indifferente. Un garbo evidente che lo distingueva da altri presentatori “nostrani”. Una presenza importante e sicura. Spesso il suo essere cortese, garbato e padrone di un buon italiano lo poneva al centro di un’ironia che rasentava lo scherno. Oltre il suo modo di professionista serio, ricordo la sua timbrica vocale, che gli permetteva di non urlare. Era un autodidatta, ma sembrava un presentatore di lungo corso, che avesse frequentato una scuola come quella di Enzo Tortora. Aveva la stessa signorilità e penso si sia ispirato a lui qualche volta.
Si racconta …
Ad Alessandria della Rocca in una festa patronale il pubblico attese con grande trepidazione tutta la sera l’arrivo della nota cantante Mina di cui si parlava da tempo, la piazza era strapiena di ospiti. Molti erano arrivati dai paesi vicini e qualcuno pure da Palermo, Catania e Messina. Dopo un’attesa lunghissima dal palco uno degli organizzatori con la voce tremante riferì al microfono che la cantante di Busto Arsizio aveva perso l’aereo per le cattive condizioni atmosferiche. Infatti, era arrivata tardi all’aeroporto di Malpensa, mentre l’aereo stava decollando. Quella sera nemmeno Gabrielli si presentò in piazza. I paesani erano furibondi e la festa andò a tutti di traverso. Cercarono di dimenticare quella giornata con i giochi pirotecnici e per molti giorni non si parlò d’altro…
Un’altra volta a Ravanusa ci fu un veglione di carnevale che durò tre giorni, un veglione molto partecipato con musica dal vivo. Luciano non badò a spese per l’organizzazione, luci, fiori, pranzi, bottiglie di spumante e cene per tutti gli amici nei migliori ristoranti. Quando gli chiedevano per conto di chi stesse organizzando quella festa, lui rispondeva sicuro, che era tutto a carico dell’arciprete. Quando a fine serata lo cercarono per pagare il conto, era già andato via con la valigetta e la Spyder rossa. Non so dire come si concluse la serata, né come la prese l’arciprete.
E’ stato un grande artista, allegro, spiritoso, amante della vita e della musica. Il re dei presentatori, ingiustamente dimenticato.
E’ morto alla fine degli anni 80
Un ringraziamento per la collaborazione e la ricostruzione di questa storia a: Tonino Migliaccio, Gigi Finistrella, Mario Gaziano, Mario D’Alessandro, Eduardo Cicala, Giovanni Lo Brutto, Antonio Zarcone, Giovanni Moscato, Domenico Mannella, Mario Aversa, Totò Malarbi, Pasquale Augello, Sergio Castellana.