Si contano “solo” 12 morti nonostante il Lokdown soft con negozi e fabbriche rimasti sempre aperti.
Leggendo i dati viene spontaneo chiedersi quale efficace modello sia stato adottato in questo Stato che conta oltre due milioni di abitanti.
Sono 812 i positivi, 13 i morti e 267 i guariti ed il Paese non si è mai fermato. Com’è stato possibile?
Il primo ministro lettone, Arturs Krišjānis Kariņš lo ha spiegato in un intervista rilasciata al Sunday Telegraph : «Il nostro approccio è stato: fare i test, individuare i positivi e isolarli», individuare un “«equilibro tra la necessità di mantenere le persone in salute e il cercare di non danneggiare l’economia in modo irreparabile» .
Andando a ritroso, risulta che in Lettonia il primo caso è stato registrato il 2 marzo e che, dopo undici giorni, il governo ha dichiarato lo stato d’emergenza vietando gli assembramenti con più di 200 persone, chiudendo scuole, cinema e teatri ma, soprattutto, puntando sulle protezioni da fornire , prima di ogni altra categoria, a medici ed infermieri.
Per quanto riguarda i negozi e le fabbriche, invece, non è stato apportato cambiamento alcuno rispetto alla nomale modalità di apertura con chiusura nel wekend.
«Abbiamo seguito alla lettera le indicazioni degli epidemiologi sin dall’inizio» ha affermato il premier lettone che il 29 marzo ha introdotto anche il distanziamento sociale: due metri tra una persona e l’altra.
Le modalità applicative di questa misura, tuttavia, non sono state così “opprimenti” come quelle adottate nel c.d. “Modello Italia” in quanto è stata lasciata la possibilità di vedersi e uscire in due o all’interno del nucleo familiare.
«Io stesso – ha raccontato il ministro nell’intervista – ho passato dieci giorni in isolamento perché dopo un incontro della coalizione si è scoperto che uno dei parlamentari presenti era infetto. Così il governo ha cominciato a lavorare solo online».
Oggi si calcola che nella repubblica baltica sia stato testato il 2% della popolazione. i dati aggiornati, a meno di mezz’ora fa, indicano un totale di 13 decessi «È come se nel Regno Unito fossero morte meno di 400 persone.
Dati, questi, che si commentano da soli ingenerando o, meglio, rafforzando i dubbi circa la valenza del “Modello Italiano” più volte decantato dal nostro premier Conte ed indicato come Modello da seguire ed imitare.