di Claudia Alongi
Timeo danaos et dona ferentes, diceva invano Lacoonte ai compatrioti per convincerli a non introdurre il famoso cavallo progettato da Ulisse all’interno delle mura di Troia. Sappiamo tutti come è finita.
E allora in questa crisi occorre distinguere chi ci aiuta per genuina comunione di intenti e storica alleanza e chi lo fa per posizionare le proprie bandierine sul Risiko! del nostro futuro.
Le roboanti campagne della propaganda cinese e russa hanno fatto risuonare gli aiuti generosamente offerti da questi paesi e, almeno per il caso cinese, generosamente pagati dall’Italia.
Mentre poco si è detto del piano di aiuti definito dagli USA in favore del Belpaese. E a pochi giorni dalla festa della nostra liberazione ad opera delle truppe alleate, guidate dagli Stati Uniti, sarebbe corretto riconoscere e rivendicare ancora una volta la centralità dei rapporti di amicizia e collaborazione che caratterizzano la nostra collocazione atlantica.
Forse gli aiuti a stelle e strisce si sono mossi secondo dinamiche troppo silenziose rispetto alla spinta mediatica delle forniture (dietro corrispettivo) ricevute da quella Cina che usa ogni mossa per la sua campagna revisionista di deresponsabilizzazione sull’epidemia.
Eppure a sentire le parole dell’ambasciatore statunitense in Italia, Lewis Eisenberg, “dal tempo del Piano Marshall, mai un intervento simile era stato fatto per un Paese alleato dell’Occidente”. E allora auguriamoci che la stampa italiana metta da parte i pregiudizi e persino le fondate ostilità nei confronti dell’attuale Presidente USA e dia il giusto risalto alla solidarietà americana che convoglia risorse pubbliche e private verso lo Stivale. Perché i presidenti passano, ma le alleanze strategiche restano. E non smettiamo mai di ripetere le parole con cui continua l’intervista dell’Ambasciatore Eisenberg a TGCom 24 “proseguiremo con questa amicizia, costruita per sempre sulla democrazia e la libertà degli individui”.