Giuseppe Maurizio Piscopo
Il 4 giugno del 1980 ad Agrigento veniva a mancare Franco Li Causi.
La musica dei fratelli Li Causi l’ho conosciuta dai barbieri eseguita dalla chitarra e il mandolino e poi nelle sale da ballo che si prestavano alle feste di fidanzamento e di matrimonio. Quando sapevo che alla Lanterna suonava l’orchestra di Franco Li Causi, saltavo la cena e ritornavo a casa tardi. Entravo nel locale con fare sicuro, come uno di famiglia che arriva in ritardo. Senza fare rumore e senza dare nell’occhio, sceglievo un posto strategico dal quale potevo vedere ed ascoltare i musicisti impegnati con chitarra, mandolino, banjo.
Patrizia la bella moglie australiana di Franco presentava dal vivo quella musica, qualche volta fumava Sax in sala e parlava un italiano molto originale, intercalato da qualche allegra parola in dialetto. Quando suonavano i fratelli Li Causi, l’atmosfera della sala cambiava e il matrimonio diventava un’altra cosa, era spettacolo puro. Memorabile l’interpretazione di Apache eseguita da Franco. Ogni volta riscuoteva un successo strepitoso, non solo nei matrimoni ma anche nelle piazze. L’orchestra certe volte permetteva ai parenti che si dilettavano di musica, che a Favara sono più dei meccanici, ad accompagnarli in qualche pezzo senza spartito, così all’impronta. In genere gli artisti sceglievano canzoni melodiche, o Sole mio e Granada nella versione interpretata da Claudio Villa con un assolo iniziale e il gran finale, che con il tocco dei fratelli Li Causi restava indimenticabile. Qualche volta ho visto Franco che fermava tutta l’orchestra, per cambiare la tonalità e venire incontro a chi aveva chiesto di cantare, che alla fine con i suoi miti consigli riceveva applausi a non finire. Cantare un pezzo e terminarlo con l’orchestra del maestro Li Causi era come affrontare un esame di stato e ricevere la Laurea Honoris Causa. I fratelli Li Causi suonavano nelle serate che precedevano molti matrimoni, e a differenza di altri musicisti, prima di dedicare il ballo ai novelli sposi chiedevano se sapevano ballare un valzer, un tango, un fox trot, per non metterli in difficoltà. Una sera capitò che lo sposo era completamente digiuno di ballo, così l’orchestra suonò un lento e gli sposi ballarono insieme ai suoceri e ai parenti e nessuno si accorse di nulla.
I fratelli Li Causi per me rappresentano una vera leggenda. Tutti i siciliani possiedono un loro disco nelle loro case. La loro musica emoziona sempre. Franco e Totò Li Causi sono stati i primi ad incidere per grandi case discografiche come la Cetra e La Voce del padrone.
Nelle loro musiche oltre 700 brani, c’è la Sicilia vera fatta di malinconia, di amori nascosti, di balli, di sogni, di spensieratezza, di gioventù, c’è un mondo perduto che vive nei ricordi di chi li ha conosciuti. Ho sempre pensato che la storia dei Fratelli Li Causi sia da studiare nelle scuole a indirizzo musicale e non solo. Tutte le città siciliane dovrebbero avere una strada a loro dedicata, non solo a Porto Empedocle.Tutti i musicisti del mondo dovrebbero suonare Notte festosa sulle navi, nelle piazze, nelle scuole, alla radio, in Tv, sul Web. La Rai dovrebbe mettere in cantiere uno sceneggiato sulla vita, la storia e la musica della loro vita. Hanno suonato da Agrigento a Sidney in Australia e in molte altre parti del mondo e sono stati ingiustamente dimenticati. “La musica siciliana ha inizio con i Fratelli Li Causi”. I due grandi musicisti come Luigi Pirandello e Andrea Camilleri provengono da Porto Empedocle.
Testimonianza del figlio Bellini Li Causi
Ricordo perfettamente la vita che conduceva mio padre Franco Li Causi sin dal suo risveglio, masticando musica per colazione, nella giornata che doveva ancora svilupparsi e svolgendo tutte le sue attività artistiche. Un giorno a casa nostra venne un tizio, che chiese a mio padre di far parte dell’orchestra. Mio padre, che era sempre disponibile, gli disse: Ok, fammi sentire qualcosa per vedere a che livello sei, così da stabilire che ruolo potrei darti nell’organico. Il tizio suonò la chitarra. A fine esecuzione mio padre gli promise, che se ci fosse stato bisogno lo avrebbe convocato. Non appena il tizio uscì, mi disse:- “Caro Bellini, suonare è facile, quello che è difficile è sapere suonare”. Mio padre aveva un carattere molto delicato, ma in orchestra era molto autoritario per il ruolo che ricopriva.
Spero che il ricordo del maestro Franco Li Causi, autore di “Vitti ‘na crozza” e di tante altre composizioni, rimanga sempre vivo nel tempo.
Testimonianza del figlio di Totò Li Causi Davide
Mio padre Totò Li Causi è considerato uno dei più grandi chitarristi del mondo. Non ha mai comprato uno strumento in vita sua, li ha sempre costruiti con le sue mani, essendo un liutaio come il nonno.
Posso dire, che ha inciso non solo con la Cetra ma anche con altre importanti case discografiche italiane.
Era impeccabile nelle esecuzioni dei brani, era un perfezionista e se c’era una nota fuori posto, o eseguita in maniera diversa da come era stata scritta nello spartito, per lui era un errore da correggere. “Se c’è una nota sul pentagramma bisogna rispettarla diceva sempre”.
Ha studiato e si è diplomato in chitarra con il maestro Lizi. Ha ricevuto il diploma come direttore provinciale per la costruzione di strumenti a plettro nel 1980. Spesso con Tom Sinatra suono le sue composizioni. Amo molto Rosi e La spilla magica, un brano ineseguibile, pubblicato in un disco ormai introvabile.
Mio padre aveva una grande passione per tutta la musica. Ha studiato il Moto perpetuo di Nicolò Paganini per sei mesi. I fratelli Li Causi hanno composto oltre 700 brani, erano musicisti, compositori e trascrittori. Mio padre ha costruito la “chitarra organo”, un pezzo unico con il manico vuoto e con la tastiera e i pulsanti sotto le corde. Ad ogni nota di chitarra corrispondeva una nota dell’organo. Erano i primi anni 70. Purtroppo, non è riuscito a depositare questo brevetto. Negli anni ‘40 gli iscritti alla Siae erano circa 3.000 e mio padre è stato uno dei primi. Si è dedicato al Jazz melodico e in Australia a Sidney, in un microsolco, ha portato tutti i pezzi ed ha sbalordito i telespettatori della principale TV di stato. Era il 1960.
Il mio sogno è quello di far conoscere sempre di più il lavoro dei fratelli Li Causi che hanno dedicato tutta la loro vita alla musica siciliana facendola apprezzare in ogni parte del mondo.
Testimonianza di Franco Salamone avuta da suo padre Gerlando, musicista e suonatore di sassofono, per dieci anni nell’orchestra di Franco Li Causi.
“Un giorno il regista Pietro Germi volle incontrare il maestro Franco Li Causi a Favara per proporgli di eseguire un brano nel film Il Cammino della speranza tratto dal racconto Il cuore degli abissi di Nino Di Maria. Il maestro Li Causi che abitava ad Agrigento durante il tragitto per Favara rimase in panne e si fermò in un caseggiato di campagna per chiedere aiuto. Lì scorse un contadino che zappava la terra e mentre zappava cantava la prima strofa della canzone Vitti na crozza. Così trascrisse la canzone e l’arrangiò. Per mio padre Franco Li Causi era una persona allegra, sorridente e di cuore. A me da piccolo regalò un flauto e mi rese il bambino più felice del mondo”.
Scrive il figlio di Michelangelo Verso primo esecutore di Vitti Na Crozza nel 1951 con la Cetra:
“Nel 1950 ad Agrigento, il regista Pietro Germi stava girando il film “Il Cammino della speranza” e chiese a Franco Li Causi se nel suo repertorio di canzoni siciliane ci fosse un motivo allegro-tragico-sentimentale da inserire nel suo film. Franco Li Causi fece sentire le sue composizioni ma nessuna piacque al regista, che comunque lo invitò a presentarsi l’indomani sul set del film che si girava a Favara. Qui casualmente, un anziano minatore, Giuseppe Cibardo Bisaccia, recitò al regista un brano poetico che conosceva a memoria: “Vitti ’na crozza”. A Pietro Germi piacque molto il significato di quella poesia e chiese a Franco Li Causi di musicare quei versi per il film
“Il Cammino della speranza”.
Le Curiosità
La prima esecuzione di Vitti ‘na crozza venne registrata a Torino nel 1951 dalla casa discografica Cetra cantata da Michelangelo Verso. Dopo il successo di questo disco, la canzone venne eseguita in America e divenne il simbolo della Sicilia. Molti gli interpreti di Vitti ‘na crozza: Domenico Modugno, Otello Profazio, Rosanna Fratello, Salvatore Adamo, Carmen Consoli, Rosa Balistreri, Amalia Rodriguez, Alfio Antico, Giovanni Moscato, Tony Bruni. Giuseppe Milici, l’ha eseguita all’armo¬nica, e Francesco Buzzurro alla chitarra. Nella saga del Padrino, terza parte, Vitti ‘na crozza viene eseguita alla tromba. Una esecuzione di Vitti ‘na crozza si può ascoltare pure in Cina.
Il giorno del funerale di Franco Li Causi
Nella chiesa di San Giuseppe ad Agrigento i “Dioscuri”, Gian Campione, Giovanni Moscato, Franco Caponnetto, Peppe Cirami, Mario D’Alessandro e molti altri artisti agrigentini, nell’alto della basilica, intonarono Vitti ‘na crozza per l’ultimo saluto al Maestro. La prima strofa venne eseguita a cappella. Nella seconda strofa entrarono tutti gli strumenti. Una esecuzione unica e irripetibile che si trasformò in musica solenne, quasi una marcia funebre di rara e raffinata bellezza. Nello stesso momento che le note di Vitti ‘na crozza salivano per le scale del Paradiso, i rintocchi delle campane si espandevano con un tono mesto nel cielo azzurro di Agrigento.
Anche gli angeli quel giorno cantarono Vitti ‘na crozza con chitarre e mandolini. All’arrivo del maestro Franco Li Causi tutti gli angeli del paradiso sorrisero e batterono le mani.
Era il 4 Giugno del 1980.
Un ringraziamento a Bellini e Davide Li Causi, al figlio di Michelangelo Verso, a Franco Salamone, a Giovanni Lo Brutto e Sergio Castellana.