Le esequie, presiedute dal card. don Franco Montenegro, si sono svolte in Chiesa Madre, presenti tutti i parroci di Favara, dopo una sosta della salma presso la chiesa San Calogero.
Il decesso di padre Profeta è avvenuto ieri, a Raffadali, presso una casa di cura facente capo a suoI parrocchiani che lo hanno amorevolmente accudito alleviando le sue sofferenze. La notizia è balzata di bocca in bocca o, per meglio dire, da schermo a schermo, destando sorpresa e tristezza.
Un detto siciliano piuttosto noto recita: “monaci e parrini: viditi a missa e stòccaci i rini” , se esso viene in mente in questa circostanza non è sicuramente per analogia, bensì per netta contrapposizione.
Raramente è dato registrare un’opinione uniforme su una persona e padre Preofeta, di diritto, rientra in questi rari casi.
Unanime, infatti l’opinione di chi lo ha conosciuto: fedele servitore di Dio e della Chiesa, uomo semplice, umile, generoso, disponibile, pronto ad ascoltare, a sostenere, a confortare, a riscaldarti il cuore col suo incrollabile sorriso che elargiva a piene mani, confessore di varie generazioni, dotato di ironia e di dolcezza, un grande prete ed un grande uomo. Era solito addolcire le lezioni di catechismo con caramelle e cioccolatini e fino a che le forze non lo hanno abbandonato ha servito con abnegazione la comunità facendo quello che poteva, ad esempio ricevendo le confessioni non solo presso la Chiesa San Calogero, ma anche presso quella di San Giuseppe artigiano.
Le esequie si sono svolte in chiesa Madre, ma non si è potuto non passare dal quartiere San Calogero che ha visto i suoi natali e dall’omonima Chiesa ove ha svolto un servizio ultratrentennale.
Ad accoglierlo tanti lenzuoli bianchi sventolanti dai balconi e cartelli recanti testimonianze di stima e di affetto tra i quali “SACERDOTE PER SEMPRE”. Non è mancato chi ha urlato a squarciagola il suo affetto ed il suo estremo saluto dal balcone.
La salma ha fatto, poi, ingresso in Chiesa Madre accolta da uno scrosciante applauso, molti gli occhi che si sono velati per le lacrime.
Le esequie sono state presiedute dal cardinale Montenegro che più volte è stato interrotto da fragorosi battimani a sottolineare che, con le sue parole e con la sua caratteristica semplicità che arriva dritto al cuore, aveva saputo cogliere ed esprimere il pensiero dei presenti.
Don Franco ha definito Padre Pietro Profeta un sacerdote, disponibile, discreto, buono, col sorriso, “uno che ci credeva”. In genere ciascuno coglie un aspetto di una persona quindi possiamo dire, ha proseguito, che padre Profeta è stato fratello, padre, nonno anche, e sacerdote.
La notizia della sua morte, ha affermato, ci dà tanta tristezza , ma ci dà anche tanta serenità, la tristezza di dovercene separare e la serenità, che ci viene dalla Fede, siamo sereni perchè sappiamo che ha trovato un posto accanto al Padre.
Dobbiamo dirgli un grazie, ha aggiunto, perchè ci ha insegnato ad amare il Signore e perchè lui il Signore lo ha amato veramente: “Dio entra nella vita del prete e si fa riconoscere per quello che il prete è e fà”.
Montenegro ha poi parlato della morte affermando che non possiamo vivere non tenendola in conto, non si può intrapprendere un cammino senza guardare al traguardo. “io sono la Resurrezione e la vita, chi crede in me anche se muore vivrà”. La morte è luce, il cero che viene acceso accanto al feretro indica la Pasqua per noi cristiani! La vita non cessa con la morte, ma continua in una forma diversa.
Sono seguite le testimonianze di Don michele Termine, subentrato nella guida della parrocchia san Calogero nel 2016, che ha sottolineato comepadre profeta gli abbia insegnato la forza dell’Amore e la docilità nell’accettare la volontà di Dio. Immancabile la tstimonianza dei parrochiani che lo hanno ricordato, come nei suoi 55 anni di vita sacerdotale sia sempre stato un esempio, un modello di vita cristiana, un “sacerdote per sempre” che ha svolto un servizio attivo silenziosamente, con generosità, con indefessa disponibilità, non mancando di infondere fiducia in se stessi e di tendere sempre la mano.
L’interminabile applauso che ha sottolineato le commosse parole intrise di affetto è stato così scrosciante che sicuramernte lo ha raggiunto in Paradiso, nel posto che si è guadagnato nella vita terrena, “il suo sogno, ha concluso Montenegro “adesso è realtà, è nella Luce.”
Per le foto in Chiesa Madre un ringraziamento particolare va a Sergio Maria