Da Aragona a Gent -nelle Fiandre orientali- dove ha aperto un ristorante tipico siciliano. Nel 1995 il ristoratore Rosario Carrubba, era andato in Belgio a trovare degli amici aragonesi che si trovavano temporaneamente in lì per motivi di studio e vi è rimasto.
“Di Aragona mi manca tutto – ci racconta – la famiglia i miei amici, mi manca la mia quotidiana corsa alle Maccalube, mi manca il periodo di quando giocavo a calcio, mi manca il periodo di quando facevo teatro, mi manca la passiata mezzu u cursu, mi manca l’odore della Sicilia, mi manca l’arbulu di cenzi di fronte casa mia. Mi manca il periodo delle feste, l’odore di taganu, l’odore della salsiccia di Aragona”.
Una gita la sua, trasformatasi in un viaggio senza ritorno. Un imprenditore che ha saputo fare della passione per la cucina un mestiere. Uno dei tanti aragonesi volati via, senza metterlo in programma.
Il Viaggio – “Tutto ebbe inizio martedì 17 ottobre del 1995, giorno in cui lasciai Aragona direzione Brussel, partenza dallo Scalo di Caldare ed arrivo a Brussel Gare de Midi giovedi 19 ottobre. Avevo voglia di fare una gita, e andai a trovare due miei amici: Totò Licata e Gianni Alba. Arrivato a Gent sono stato rapito dalla bellezza della città, piena di canali, era una piccola Venezia, piena di vita essendo una città universitaria”.
“In quel periodo – come ancora oggi – ad Aragona il lavoro scarseggiava, quindi decisi di provare una esperienza lavorativa e con l’aiuto di Gianni trovai lavoro come aiuto cuoco presso un ristorante italiano”.
“Le notizie che mi arrivavano non erano così belle. Molti coetanei lasciavano il paese per cercare fortuna fuori, tanti miei conoscenti si trasferivano al nord, il paese si svuotava ed il mio pensiero era “ritornare o restare” cercando magari in futuro di aprire un’attività mia”.
L’occasione – “Nel luglio del 1999 si presentò la grande occasione: quella di aprire un ristorante nella zona più bella di Gent (Patetshol) a cento metri dal castello di Gravesteen”.
“Il nome del ristorante? Il Cortile “du Raunisi” essendo cresciuto in un cortile della via Felice Cavallotti ad Aragona così una parte della mia infanzia e di Aragona erano con me nella Kraanlei (nome della strada dove si trova il ristorante)”.
“Come è cresciuto negli anni il ristorante? In 21 anni è cresciuto tanto, all’inizio facevamo una cucina prettamente sicula: caponata, pasta con le sarde, alla norma. Ma con il passare del tempo ho inserito ingredienti e spezie che appartengono ad altre culture culinarie, questo perché penso che la cucina va oltre i confini regionali, bisogna saper guardare verso altre culture e trovare un giusto connubio! Agli inizi del 2000 abbiamo inserito nel menu la famosa tabisca”.
L’evoluzione – Nel 2009 abbiamo aperto “La bottega dei sapori” e quindi ho iniziato ad importare vini e prodotti dell’eccellenza culinaria italiana: prodotti a base di tartufo, vini, selezione di aceto balsamico di Modena ed olio extravergine. Con la bottega abbiamo sviluppato una piccola distribuzione presso alcuni ristoranti della zona, l’ultimo step doveva farsi a marzo ma il covid 19 ha un po’ rovinato i miei piani, comunque non è annullato ma soltanto rimandato”.
L’arrivo della pandemia – “La pandemia l’ho vissuta come tutti, in casa in quarantena con la mia famiglia e con tanti pensieri per la testa, ogni tanto si usciva per fare la spesa e vedere la città vuota mi metteva tanta tristezza. Ogni tanto facevo qualche video chiamata con i miei familiari e con i miei amici per avere qualche notizia. Il 24 di aprile abbiamo deciso di iniziare con l’asporto, mentre il 12 giugno abbiamo riaperto il ristorante seguendo tutte le regole dettate dal governo”.
“Oggi si lavora con le mascherine, con molti meno posti e di conseguenza meno personale, ma la cosa più strana è la mancanza di rapporto con il cliente, le distanze nel nostro lavoro sono come un muro. Però vedere la gente che inizia venire ci rende felice, perché in tre mesi abbiamo perso tanto, ma mi preme ringraziare lo Stato Belga che ci ha aiutato tanto garantendo a tutti noi il nostro salario! Ora aspettiamo il riaprirsi delle frontiere e l’arrivo dei turisti ma sempre con molta cautela, perché il virus è ancora in giro”.
La nostalgia – “Di Aragona mi manca il suono dei clacson, dopotutto non si può avere tutto nella vita a qualcosa bisogna pur rinunciare! Dimenticavo una cosa importante di Aragona mi mancano alcune persone che purtroppo ci hanno lasciato, tra questi mio padre che purtroppo non mi aspetterà più davanti al cancello di casa”.