Giuseppe Maurizio Piscopo
Giuseppe Francolino è un’eccellenza della nostra terra, uno di quei musicisti rari e raffinati che vorresti ascoltare ogni sabato a Teatro. Ha suonato nei maggiori Teatri del mondo.
Nasce ad Agrigento nel 1996 e viene avviato allo studio del pianoforte dal padre all’età di 8 anni e a 9 viene già ammesso al conservatorio A. Toscanini di Ribera. Ha studiato pianoforte con l’attuale direttrice Mariangela Longo e a 20 anni ha conseguito il diploma, di pianoforte (vecchio ordinamento) con il massimo dei voti.
Oltre ai numerosi concerti ha continuato gli studi conseguendo la seconda laurea in pianoforte col massimo dei voti e la lode nel febbraio 2017.
Nel corso degli anni ha ottenuto importanti riconoscimenti,
tra i quali spicca quello del 21 giugno 2017 alla Camera dei deputati di Roma, consegnato dall’On. Laura Boldrini. In occasione della Festa della musica 2017 ha ricevuto una prestigiosa onorificenza per essersi distinto in concorsi pianistici di livello internazionale.
L’8 dicembre 2017 ha ricevuto il prestigioso premio per la musica “Ignazio Buttitta al castello Chiaramonte di Favara (AG). Dal 7 aprile al 31 maggio 2018 è stato impegnato in una tournèe di 30 concerti in Cina con l’orchestra filarmonica italiana di Sanremo” ed ha suonato nei principali teatri della Cina e del mondo, tra i quali il “Poly Grand Theatre di Shanghai. Si è esibito come solista al “Mozarteum” di Salisburgo l’8 luglio
2018 ed ha vinto il primo premio al “Grand Prize Virtuoso Salzburg”.
Come e quando nasce la tua passione per la musica?
Tutto è cominciato all’età di 8 anni grazie a mio padre, anch’egli pianista. Inizialmente a casa mia si respirava aria di musica in ogni momento, ma questo non è bastato ad attirarmi allo strumento, in quanto ero troppo piccolo; quando invece un ragazzino della mia età è venuto a prendere lezioni da mio padre ho cominciato a studiare anch’ io, preso dalla compagnia di un coetaneo. Da quel momento, ammetto che non ho più saputo fermarmi, neanche per un giorno.
Chi è un pianista nel secolo in cui la musica è così consumata?
La figura del pianista classico al giorno d’oggi non è più considerata prestigiosa come nel 18° e 19° secolo; in buona parte questo è dovuto all’eccessiva commercializzazione del pianista che compone e/o si esibisce solo ed esclusivamente per case discografiche a cui non interessa la qualità, ma che puntano al guadagno e al far uscire più materiale possibile in poco tempo, per soddisfare le masse ingorde di prodotti spesso carenti dal punto di vista qualitativo. Inoltre non aiuta il fatto che nella società italiana di oggi la figura del pianista e del musicista in generale non sia ben inquadrata. Infatti intraprendere questa carriera (che comporta concerti, insegnamento, comporre e molto altro) equivale a non far nulla.
Qual è stato il tuo primo strumento musicale?
Il mio unico strumento è stato da sempre il pianoforte, più lo si conosce e più lo si ama, non a caso è considerato il principe degli strumenti e molto spesso l’unico in grado di sostituire un’intera orchestra.
Chi sono i tuoi musicisti di riferimento?
I compositori classici che mi hanno ispirato e continuano a farlo sono molti, tra tutti W. A. Mozart, uno dei più grandi geni mai esistiti, capace di commuovere come pochi. Il mio compositore preferito in assoluto è S. Rachmaninov, compositore russo vissuto dal 1873 al 1943, che porta il pianismo del suo paese ad un livello successivo, creando una musica nazional-popolare (basti ricordare i memorabili concerti per pianoforte e orchestra) nonostante non si sia mai adattato alle correnti del periodo.
Hai composto dei brani musicali?
Si, la composizione ha cominciato ad interessarmi da circa 3 anni, così mi sono messo di impegno e da solo ho scritto (prima a mano e poi digitalmente) e pubblicato con la casa editrice “Momenti” di Ribera (AG) la “White Suite” e la “Rapsodia fantastica: Uroboro” disponibili su tutti gli Store online tra cui Amazon. Sono in cantiere altri tre libri di spartiti, di cui uno per pianoforte e violoncello, che arriveranno presto.
Come vive un pianista in un paese come Favara?
Non bene dal punto di vista artistico in quanto non si svolgono attività stimolanti come mostre, concerti. Per fortuna insieme ad altri colleghi musicisti e a personalità molto conosciute dell’ambiente musicale favarese, come il soprano Sara Chianetta, siamo riusciti ad organizzare bellissimi concerti al castello Chiaramonte di Favara, creando eventi culturali molto interessanti.
La musica può essere pericolosa come ha detto Federico Fellini a Nicola Piovani?
Personalmente adoro il cinema e Federico Fellini in particolare, sia come regista che come uomo, e credo abbia detto il vero al Maestro Piovani; la potenza della musica sta nel fatto che nonostante sia assolutamente eterea ed intangibile riesce a provocare sempre forti emozioni e reazioni spontanee; lo stesso Fellini aveva un caro amico che ha scritto le musiche di quasi tutti suoi film, il grandissimo Nino Rota, le cui atmosfere entrano in simbiosi con l’idillio e il sogno reso tangibile delle grandi pellicole del Maestro riminese.
La musica in Italia è come Cenerentola, mentre nei paesi come la Russia, la Polonia e l’Ungheria ha un’importanza maggiore. Perché secondo te?
Dalle mie esperienze musicali all’estero, posso affermare che la musica fuori dal nostro Paese è considerata un’arte davvero importante e seria, molto diversa è la concezione italiana sulla musica classica; secondo me questo deriva dal fatto che in molti paesi esteri sin da piccoli i bambini vengono educati al rispetto di questa meravigliosa arte e sono affascinati dalla figura del Maestro di musica, vanno in Teatro, seguono eventi culturali, è questo quello che manca oggi in Italia.
Qual è il potere della musica?
Regalare momenti di genuina emozione, che spesso rimandano senza particolare motivo a determinati momenti della nostra esistenza, allegri o tristi che siano; la musica ha il potere di rendere immensamente felice una persona in un momento e un attimo dopo di farlo commuovere allontanando la tristezza, credo che solo la musica possa fare ciò.
Come hai vissuto l’esperienza di pianista girando il mondo?
In maniera molto positiva. Per me i viaggi musicali svolti in differenti stati (Inghilterra, Scozia, Austria, Cina, Bulgaria ecc…) sono stati formativi: mi hanno fatto conoscere nuove mentalità, nuove persone che mi hanno insegnato tanto e differenti culture che mi hanno fatto crescere tanto sia a livello artistico che a livello umano.
Cosa succede nella tua mente prima di suonare in un concerto?
Personalmente non soffro molto di “ansia da palcoscenico”, forse questo è dovuto alla mia esperienza che mi ha portato ad interiorizzare questo tipo di emozioni negative; ovviamente un po’ di panico ti assale quando stai per salire sul palco del “Poly Grand Theatre” di Shanghai con più di 3000 persone tra il pubblico, ma in generale ogni concerto è servito a migliorarmi e a darmi più fiducia.
Nel cinema d’Autore la colonna sonora rimane per sempre nel cuore dello spettatore, oppure passa con indifferenza senza lasciare traccia…
Secondo me le colonne sonore dei film sono la nuova musica “classica” per così dire, non riesco a trovare nulla nel panorama musicale contemporaneo che emozioni di più; molto spesso per i film vengono realizzate vere e proprie sinfonie eseguite in concerto nei più grandi teatri del mondo; queste riescono davvero a donare una magia particolare ai film e a renderli indimenticabili, basta pensare alle composizioni dei nostri connazionali Nino Rota (8 e mezzo, La dolce vita, Il padrino) ed Ennio Morricone (C’era una volta in America, la trilogia del dollaro), poi innumerevoli altri compositori che collaborano con grandi registi (Danny Elfman-Tim Burton, John Williams-Steven Spielberg, Robert Zemeckis-Alan Silvestri, Christopher Nolan- Hans Zimmer ecc…) creando un indissolubile legame.
Qual è la suonata per pianoforte che ami di più?
I pezzi che amo sono moltissimi e di varie epoche, dal Requiem di Mozart alla nona di Beethoven alla nona di Dvorak, ma se devo parlare nello specifico di una sonata per pianoforte solo quella che secondo me rappresenta al meglio il dramma interiore del suo compositore è la n 14 di Beethoven, conosciuta come “Al chiaro di luna”, che mette totalmente a nudo l’anima del tormentato compositore.
Qual è la città nella quale vorresti ritornare a suonare?
Assolutamente Shanghai, sono rimasto folgorato da questa enorme megalopoli e desidererei davvero tornarci per apprezzarla ancora meglio.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In questo difficile momento di crisi mondiale è molto difficile progettare qualcosa, per questo mi sto concentrando a scrivere nuovi pezzi da pubblicare e sull’insegnamento, infatti sono anche un docente di strumento musicale. Per il futuro si spera di continuare a suonare e andare sempre avanti come si è fatto in passato ma con una prospettiva più matura.