Giuseppe Maurizio Piscopo
Ho conosciuto Vittorio Vaccaro a Calascibetta durante le riprese del film Nato a Xibet per la regia di Rosario Neri con le musiche della Compagnia di canto popolare favarese. In questa circostanza, in un luogo magico e dimenticato è nata un’amicizia immediata e sincera. Vittorio è un attore che mette tutti a proprio agio è il ragazzo della porta accanto, l’attore che quando recita ci mette il cuore e tutti i colori della Sicilia.
È nato a Enna nel 1980.
Attore/Regista, formatosi c/o l’Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe”di Udine, dove ha avuto la possibilità di studiare con grandi maestri del teatro come, Francois kahn, Giovan Battista Storti, Giuseppe Battiston, Pier Bilan, Michele Abbondanza, Yuri AlShitz, Maril Van De Brook, Luigi Lo Cascio, Julie Stanzak, Serena Sinigaglia, Sheila Raschi, Marco Sgrosso, Michele Bartoli, Renata Molinari, Andrea Collavino, Carlo Cecchi e altri ancora del panorama internazionale. Ha fatto parte di varie compagnie teatrali e ha lavorato per varie agenzie di spettacolo.
Dal 2014 al 2016 ha frequentato il Lab Zelig, un palcoscenico di idee e di scrittura comica dove prova alcuni dei suoi personaggi che porta in giro per teatri e piazze con lo spettacolo comico “come babbuini depressi”.
Ideatore e direttore artistico del Festival Mythos al Teatro San Babila di Milano per la stagione 2016/2017 e 2017/2018 – 2018/2019 e fondatore delle officine del Teatro presso il Teatro Alle Vigne di Lodi.
Nel ruolo di regista teatrale è presente al Festival internazionale di regia con l’opera Amleto, La trappola per topi, con la stessa al Festival di Innovazione di Pordenone, al Festival dei sette peccati capitali della città di Lodi e alla festa del Teatro presso il Teatro Franco Parenti di Milano. Porta in scena le opere: I Traditori viaggio nell’Inferno di Dante, La Patatina nello Zucchero di Alan Bennet con il quale viene nominato e invitato a partecipare al Festival di Udine, Il Caffè Scorretto, e La Salomè di Oscar Wilde, spettacolo presente al Festival dei comportamenti umani nella città di Lodi e presso il circuito dei Teatri di Pietra con la protagonista femminile Ivana Monti.
Cura anche la regia di alcune produzione video, dallo spot al video musicale. È nel 2017 cura la regia del mediometraggio Me.Dea.
Negli ultimi anni nelle vesti di attore lo si vede, non solo in teatro, ma anche in produzioni televisive e cinematografiche, che vanno dalla pubblicità alla sit-com ai film per la tv, prodotti da Magnolia, I.T.C Movie, Nova Film, Sky, Mediaset, Taodue Film, Indiana, Rai.
Attore nella fiction “Squadra Antimafia 4”, nelle sit-com “Piloti”, Il mio amico Babbo Natale, La Strana Coppia, Camera Café ultima edizione 2018, e su vari corti indipendenti.
Tra gli ultimi lavori cinematografici nel ruolo di attore protagonista lo si vede in Stand Against Violence con la regia di Laura Chiossone prodotto da Rosso Film, e attore protagonista del lungometraggio Nato a Xibet per la regia di Rosario Neri produzione Lorebea Film selezionato al premio David di Donatello 2020.
Cura la regia per vari video musicali. Ha scritto e diretto il documentario “Wave”, il mediometraggio “Me.Dea” e il cortometraggio “Ultimo di Dio”.
Attualmente è direttore artistico del progetto Teatro del Granaio e del Teatro dell’Aia di Lodi.
Come si diventa un attore?
Attori forse si nasce, fin da piccolo, senza nemmeno conoscere cosa fosse davvero
l’attore, sentivo che la recitazione mi apparteneva, era quasi una cosa istintiva…un ricordo molto limpido è quello di una recita scolastica in prima media, dove protagonista di una delle novelle di verga, mi sentivo davvero a mio agio, naturale in quel gioco del teatro che mi affascinava…la maestra andò da mia madre dicendole: Vittorio dovrebbe studiare recitazione, è un talento.
Quando hai iniziato?
A 25 anni dopo avere studiato in un’Accademia d’arte drammatica, che per me è stata una tappa veramente importante. Credo che se non fossi riuscito ad entrare in Accademia non avrei fatto l’attore. Poi in qualche modo dopo avere avuto la possibilità di studiare recitazione ho sentito anche una grande responsabilità verso il mestiere dell’attore.
Qual è il primo film che hai visto?
Più che il primo film ricordo ancora il primo attore, Totò. Appena vedo un film di Totò mi sale immediatamente il ricordo delle estati siciliane, senza scuola, dopo pranzo, fuori caldo torrido, mentre in tv trasmettevano un suo film di. Ero affascinato da questo grande attore.
Preferisci recitare al cinema o in Tv?
A me piace recitare. In proporzione lavoro più in teatro dove forse il lavoro dell’attore ha tempi diversi da quello televisivo, non solo nella tecnica ma anche nell’approccio verso lo studio di un personaggio. Non faccio molto cinema, ma di certo sarebbe una cosa che mi piacerebbe molto, non è facilissimo fare cinema purtroppo in Italia.
Spesso ti vediamo in Tv per la pubblicità di noti prodotti. E’ difficile pubblicizzare qualcosa?
Anche fare spot pubblicitari è una fetta di questo mestiere. È una tecnica, dove l’attore deve essere capace di trasferire una sensazione in pochissimi secondi. Non tutti gli attori ne sono capaci perché è una sorta di sintesi dove comunque bisogna essere convincenti.
A passo di valzer è un tuo lavoro teatrale. Ne vuoi parlare?
È una delle tante regie che ho fatto, sono affezionato a questo lavoro realizzato nella mia Sicilia, con un gruppo di attori e amici con i quali abbiamo trascorso un periodo di lavoro intenso e genuino. Tre attori in scena, atti unici di Cechov, una scenografia minimalista, una recitazione pulita, tutto per trasferire una credibilità necessaria dell’attore.
Ti ho conosciuto nel film Nato a Xibet per la regia di Rosario Neri. Com’è andata questa esperienza? So che il film è stato in concorso per i David di Donatello?
Esperienza molto bella e intensa. Un giorno mi arriva una telefonata dal regista Rosario Neri che mi propone il ruolo da protagonista in un film che si sarebbe girato in Sicilia, in un piccolo paesino dell’entroterra, Calascibetta. Mi disse che aveva pensato a me per il ruolo, spiegandomi la storia e raccontandomi del mio personaggio, un ragazzino partito per il nord e ritornato da adulto per rivedere la terra della propria infanzia. Praticamente era la storia della mia vita. Ne fui entusiasta e accettai la parte. Calascibetta è il paese dove sono nato e cresciuto e dove ritorno almeno due volte l’anno per trovare i miei genitori che vivono ancora lì. Essere in concorso per il David di Donatello è stata una bella tappa per il film, vuol dire che è stato riconosciuto ed inserito nelle produzioni cinematografiche importanti, quindi essere presente in un Festival così prestigioso di certo è stata una bella soddisfazione.
La vita degli attori in passato è stata molto travagliata. Tu come l’hai vissuta ?
La vita dell’attore rimane ancora una vita travagliata, forse lo è di più oggi che ieri. Una volta esistevano le grosse produzioni, lunghe tournée, meno attori ma con una preparazione maggiore, più soldi e forse anche più rispetto per l’arte dell’attore.
Oggi non esiste più nulla, ci sono pochi soldi, poche produzioni e sempre più piccole, le tournée quasi inesistenti e lo sdoganamento di un mestiere che fanno in troppi ma che dovrebbero forse fare in pochi.
In quali film hai recitato oltre a Nato a Xibet?
Per la tv, in Squadra antimafia, alle sit-com Camera Café e alla Strana Coppia con Luca e Paolo, Piloti con Max Tortora e Enrico Bertolino , a film come Il mio amico Babbo Natale con Lino Banfi e Gerry Scotti, a short film, ne ricordo uno in particolare Stand Against Violence con la regia di Laura Chiossone.
Cos’è per te il cinema?
Per me il cinema è poesia. È narrazione. È visione.
Come funziona la scelta degli attori in un film?
Solitamente esiste una prima cernita tra gli attori scelti con le foto. Avviene un primo colloquio chiamato intervista, cioè un casting director incaricato nella ricerca degli attori che fa l’intervista ai candidati davanti ad una macchina da presa. I video poi vengono visionati dal regista che si fa un’idea concreta e seleziona chi vorrà vedere su parte, cioè affida agli attori scelti un personaggio da studiare per la fase successiva. A quel punto inizia la vera scelta. Il regista sceglierà gli attori che ritiene adatti per il proprio film.
Per far il cinema prima tutti andavano a Roma, Parigi e Los Angeles. Oggi dove bisogna andare?
In Italia il cinema si fa a Roma, la tv a Milano. Io vivo a Milano ed ecco perché lavoro più in tv che al cinema.
Quali sono i tuoi attori di riferimento?
Non ho attori di riferimento, ho attori che mi piacciono come Roberto Herlitzka, Toni Servillo, Pierfrancesco Favino, ma ce ne sono tanti e la lista sarebbe molto lunga.
E i tuoi registi di riferimento?
Mi piace Muccino, Sorrentino, Garrone, Guadagnino.
Hai mai pensato di dirigere un film?
Ho diretto un paio di piccole cose, come due video musicali e due corti. L’idea della regia mi stuzzica moltissimo e sento che in qualche modo è sempre lì in attesa, in alcuni periodi la sento molto forte e in altre me ne dimentico. Poi ho un lato pigro, un film richiede impegno, a partire dalla scrittura.
Ma non nego che alcune idee in testa mi frullano.
E’ più facile fare ridere o fare piangere?
È più difficile essere credibili. Comunque penso che far ridere in modo intelligente e non volgare sia molto difficile. Poi se ci pensiamo un attore cane quando lo si vede fa sia ridere che piangere, ahahahaha…
So che hai studiato musica al Conservatorio Vincenzo Bellini…
La musica mi accompagna da sempre, dalla scelta della musica da utilizzare per i miei spettacoli alle collaborazioni con i musicisti quando bisogna lavorare ad una produzione. In questo mestiere conoscere la musica a mio avviso aiuta parecchio. Però la musica da un pò di tempo mi ha ribussato alla porta e con molto piacere ho accettato l’invito, così ho fondato un quintetto con il quale eseguiamo un repertorio italiano dagli anni 40 ai 70 in chiave jazz. Io canto e suono il sax. Mi piace e mi diverte davvero tanto.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sto collaborando come attore ad una produzione teatrale della compagnia
Controsenso per una spettacolo dal titolo “I racconti delle città Invisibili”, con due fantastici colleghi, Massimiliano Grazioli e Alberto Branca. Debutteremo proprio in questi giorni e a settembre inizieremo nei teatri.
Poi con il quintetto jazz dovrei debuttare a dicembre e sinceramente non vedo l’ora…
E poi ci sono un paio di cosine molto interessanti ma che sono in attesa di sviluppo e quindi non se ne può fare parola, anche per scaramanzia.